Diritti e Business: quel matrimonio si può fare. Ecco come
Una sfida rilanciata nel forum di Exco 2019. Gli impegni dell’Aics e l’orgoglio dell’essere stati uno dei primi Paesi ad aver attuato il Piano d’azione dell’Onu.
I diritti umani, inclusi quelli sociali, non sono un optional, un asterisco a piè di pagina del classico libro dei sogni, ma devono far parte, a pieno titolo, di una visione strategica del “fare diplomazia” che chiama in causa l’intero sistema-Italia.
Diritti e business: questo “matrimonio” non solo si ha da fare, ma è un “matrimonio” possibile. Diplomazia degli affari e quella dei diritti non sono condannate a contrapporsi, a confliggere tra loro.
E’ questo una delle sfide rilanciate da Exco 2019. Una sfida che investe la comunità internazionale, l’Europa e che ha nell’Italia una delle punte più avanzate. Un orgoglio made in Italy che si fonda su una esperienza maturata negli anni, con un lavoro che ha visto impegnate sul campo Ong, Aics e imprese private in quella che la Vice ministra con delega alla Cooperazione internazionale, Emanuela Del Re, ha indicato come una feconda azione corale dentro una visione condivisa, includente, non emergenziale.
In questa chiave, la Cooperazione internazionale, si è dimostrata, nei fatti, e non nelle declamazioni, davvero il braccio operativo più efficace, dell’azione diplomatica in un’idea – ha insistito la Del Re – di sviluppo sostenibile e condiviso. Bilancio di ciò che è stato fatto e impegni per il futuro: idealità e concretezza. Sono l’impasto di uno dei primi forum (dove quel “primi” non è indice semplicemente temporale ma sottolineatura di una priorità del sistema-Italia in questo campo) di Exco 2019: “Human Rights and Business: chances and challenges”, organizzato da una delle Ong più impegnate nella difesa dei diritti dei più deboli tra i deboli: Save the Children.
Affermando la necessità di riconoscere ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza un ruolo maggiore all’interno della business community e dell’agenda dei diritti umani UNICEF, UN Global Compact e Save The Children lanciarono nel marzo del 2012 i Children’s Rights and Business Principles (CRBPs) 10 principi che richiamano le aziende a un impegno maggiore e più efficace nel rispettare e promuovere i diritti dei bambini e degli adolescenti nei luoghi di lavoro, nei mercati e nelle comunità di riferimento.
Nel febbraio del 2013 venne lanciato il Commento Generale n. 16, elaborato a cura del Comitato Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che richiama gli Stati sui loro obblighi rispetto all’impatto che le attività e le operazioni aziendali hanno sui diritti dei bambini e degli adolescenti, che derivano dalla ratifica della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e dai sui Protocolli Opzionali (OPSC | OPAC | OP3).
Oggi nel mondo, 152 milioni di bambini e adolescenti sono vittime del lavoro minorile, ricorda Save the Children. Centocinquantaduemilioni: solo scriverlo fa tremare le vene dei polsi. 152 milioni di volti, di storie, di dolore, sofferenza, infanzia negata, una enormità che investe ogni angolo del pianeta e che chiama in causa responsabilità di grandi multinazionali e racconta di uno sfruttamento al quale occorre mettere fine.
L’Italia non parte da zero. Tutt’altro. Lo ricorda nel suo intervento Luca Maestripieri, neo Direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo. “Nel mio precedente incarico – rimarca Maestripieri – per nove mesi ho negoziato l’Agenda 2030 ed ho vissuto in prima persona la difficoltà di inserimento dei diritti umani nell’Agenda per lo sviluppo”.
Difficoltà che non hanno però impedito all’Italia di essere tra i Primi Paesi a realizzare il Piano d’Azione Nazionale su Impresa e Diritti Umani. Relativo al quinquennio 2016-2021, il Piano è il risultato di “un’articolata attività del Comitato Interministeriale per i Diritti Umani (CIDU), effettuata in attuazione dei “GuidingPrinciples on Business and Human Rights” adottati all’unanimità dal Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite nel 2011. “Quello che possiamo stilare è un bilancio del quale andare fieri”, sottolinea il neo Direttore dell’Aics.
Un bilancio di progetti realizzati che sono andati oltre l’emergenza, individuando asset strategici, promuovendo la crescita di professionalità autoctone, praticando, e non predicando, il rispetto e il rafforzamento dei diritti sociali, intesi come parte fondamentale dei diritti umani.
In questo quadro, l’Italia è stata all’avanguardia in molti campi, che Maestripieri ha indicato: dalla promozione della parità di genere – con progetti volti a promuovere e finanziare attività finalizzate all’accesso del mondo femminile al lavoro. Un impegno qualitativo e quantitativo, visto che i fondi per finanziare questi progetti sono passati dai 15, 5 milioni del 2016 agli oltre 36 milioni di euro nel 2018.
Non basta. L’Italia è anche all’avanguardia europea nel campi della giustizia minorile come del diritto all’identità, con progetti-pilota come quello che ha riguardato l’Etiopia. A guidare l’azione dell’Italia c’è anche la percezione che “quello del rapporto tra diritti umani e imprese è un tema che sta esplodendo”. A ricordarlo, al forum di Exco 2019, è stato Fabrizio Petri, Presidente del Comitato interministeriale per i Diritti Umani. L’Italia, ha ricordato con orgoglio Petri, è stata tra i primi Paesi ad aver adottato il Piano d’azione delle Nazioni Unite. Uno dei nove: un numero ancora troppo limitato rispetto all’enormità delle sfide da affrontare.
E c’è un filo rosso che collega il nostro agire: il tema delle donne, con un contrasto alla violenza di genere non solo nei luoghi di lavoro ma anche nella dimensione domestica; la formazione, che l’Italia ha portato avanti, ha rimarcato ancora Petri, in rapporto sia con la società civile che con le libere professioni e le loro associazioni e ordini. Formazione che si è estesa anche a due campi strategici; quello della comunicazione, con attività e progetti finalizzati alla formazione nel campo dei media, e in un ambito particolarmente complesso, difficile, drammatico: la difesa degli attivisti dei diritti umani.
Solo lo scorso anno, ricorda il Presidente della Commissione interministeriale per i Diritti Umani – sono oltre 230 gli attivisti per i diritti umani morti uccisi nel 2018. Il lavoro dei difensori dei diritti umani e della società civile è vitale per la pace, la giustizia, l’equità e la sostenibilità nonché essenziale per promuovere la trasparenza e combattere la corruzione – hanno evidenziato Business & Human Rights Resource Centre (BHRRC) e l’International Service for Human Rights (ISHR) nella loro pubblicazione “Shared space under pressure: business support for civic freedoms and human rights defenders”, una nuova guida in materia di imprese e diritti umani con un focus specifico sui difensori dei diritti umani – Tuttavia, sostengono gli autori della guida, l’analisi dei dati provenienti da tutto il mondo dimostra l’esistenza in molti paesi di un attacco concertato nei confronti delle libertà fondamentali e dello stato di diritto, da cui dipendono sia la società civile che le imprese. Oggetto di un attacco specifico sono i difensori dei diritti umani assieme alle organizzazioni che operano a difesa dei diritti umani, i quali sono esposti al rischio di abusi da parte delle imprese multinazionali nella conduzione delle loro operazioni e nelle loro catene di distribuzione.
Mettere in evidenza i risultati raggiunti non significa chiudere gli occhi o sminuire le problematiche che rendono ancora non sufficientemente attrezzata l’iniziativa internazionale nel campo dei vincoli sociali e umani al Business. Nel forum sono stati evidenziati con ricchezza di argomentazioni e diverse angolature dai relatori – oltre a Maestripieri e Petri, Marco Frey, Presidente del Global Compact Network Italia Foundation, Giulia Genuardi, Direttore del Sustainability Planning and Performance Managment di Enel, Giosuè Di Salvo, Head of Advocacy and Campaining di Manitese e Elena Avenati, SDGs&Private Sector Manager di Save the Children – : il primo dei quali è che le indicazioni del Piano Onu non siano ancora diventate vincolanti per i Paesi che vi aderiscono. E poi c’è la necessità di coinvolgere, anche per quanto riguarda l’Italia, non solo le grandi industrie ma quello che rappresenta il cuore del nostro sistema produttivo: le piccole e medie imprese. Diritti e Business: si riparte da Expo 2019. Ed è una ripartenza incoraggiante.