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Giovani più diaspore uguale “generazione cooperazione”

All’Auditorium Antonianum la sesta edizione del summit delle comunità e delle associazioni con origini migranti. Decise a contribuire al futuro dell’Italia costruendo ponti per uno sviluppo globale

Posso parlare romano, calabrese, punjabi e hindi: vorrei che l’Italia facesse uso delle mie competenze, esperienze e titoli di studio”. Deepika Salhan è la presidente della campagna “Dalla parte giusta della storia”, un’iniziativa aperta al contributo di singoli e associazioni, nata per rivendicare il diritto alla cittadinanza di oltre un milione di giovani nati o cresciuti nel nostro Paese. “È una priorità strategica per il futuro dell’Italia” dice Salhan a Oltremare: “Mobilitarsi perché questo accada è responsabilità di ognuno di noi”. E ancora: “In Italia uno studente su dieci ha un background migratorio, ma senza cittadinanza non può neanche viaggiare; si dovrebbero organizzare invece scambi con i Paesi d’origine, magari anche permettendo a chi studia cooperazione allo sviluppo di fare stage presso le ambasciate italiane nel mondo”.

All’Auditorium Antonianum, a Roma, quella di Salhan è una delle tante voci che animano il Summit nazionale delle diaspore. Il forum è giunto alla sesta edizione. A supportarlo anche nel 2025 la Cooperazione italiana, al fianco dell’associazione Le Réseau e dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim). Riflessioni e dibattiti sono rivolti al futuro. Il titolo quest’anno è infatti Generazione globale: i giovani al centro della cooperazione internazionale.

Cleophas Adrien Dioma, presidente di Le Réseau, regista e attivista, burkinabè, parmense e italiano, evidenzia come le comunità con origini straniere ed esperienza migrante stiano assumendo un ruolo via via più importante: “Sono già cinque le loro associazioni iscritte al registro delle organizzazioni della società civile presso il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e dunque pronte a partecipare a bandi e a offrire contributi”. Il loro percorso, come quello del Summit, non è stato né semplice né scontato. Sin dall’inizio, però, c’è stato un senso di urgenza e inevitabilità. Dioma ricorda la prima edizione del forum, nel 2017, al Centro congresso di via dei Frentani, sede storica della federazione romana dell’ex Pci prima, della Cgil poi: “Forse anche con un po’ di incoscienza avevamo invitato a partecipare persone e associazioni da tutta Italia, senza aspettarci di riuscire davvero a riempire la sala; la risposta fu enorme e allora capimmo che da parte degli ‘stranieri’ c’era davvero tanta voglia di esprimersi, di dire cosa pensavano e volevano, di contribuire”.

Sottolinea potenzialità anche Ugo Ferrero, responsabile Comunicazione e relazioni istituzionali dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics). In un’intervista con l’agenzia Dire, il dirigente cita il Coordinamento italiano delle diaspore per la cooperazione internazionale (Cidci), un organismo nato nel dicembre 2023 che riunisce ben nove reti regionali e circa 120 associazioni. “A questa realtà, più forte e istituzionalizzata, abbiamo fornito uno specifico programma di formazione”, sottolinea Ferrero. “E ora ci sono associazioni delle diaspore che possono beneficiare di fondi per i progetti”. È un discorso di opportunità, di impegni economici, ma anche culturale. “Le diaspore sono un ponte naturale tra le comunità in Italia e i loro Paesi di origine”, secondo il dirigente di Aics. “Possono essere un volano di sviluppo, che favorisce le connessioni e l’integrazione stabile nelle nostre società”.

Sulla stessa linea Mehret Tewolde, vicepresidente di Le Réseau, origini eritree, una vita a Roma. Il suo è anche un monito, in tempi di guerre, nuovi nazionalismi ed egoismi, confermati dallo slogan “America First” del presidente Donald Trump. “In una situazione globale che si sta trasformando in modo quasi pericoloso”, sottolinea Tewolde, “le diaspore possono essere facilitatrici di pace, intercettando anche quelle situazioni di disagio che potrebbero far degenerare alcuni problemi”. Ma al Summit c’è chi semplicemente è felice di esserci. Come i membri di International Center for Southern Europe (Icse & Co), un’organizzazione fondata da giovani di origine albanese, una delle cinque ora nel registro del ministero. “La formazione e l’accompagnamento garantiti dal progetto Draft the Future! Towards a Diaspora Forum sono stati essenziali” sottolinea la presidente Elisabetta Meconcelli. “Di fronte a burocrazia e ad aspetti amministrativi che possono costituire un ostacolo, fare rete è essenziale”.

Biografia
Vincenzo Giardina
Nato a Padova, laureato in storia contemporanea, è un giornalista professionista. Coordina il notiziario internazionale dell’agenzia di stampa Dire. Tra le sue collaborazioni Il Venerdì di Repubblica, Internazionale, l’Espresso e Nigrizia. Già redattore dell’agenzia di stampa missionaria Misna, si è specializzato sull’Africa e sui temi dei diritti umani e della lotta contro le disuguaglianze. Scrive su Oltremare, magazine dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, e interviene come esperto o inviato su Radio Rai, Radio Vaticana e altre emittenti. Suoi articoli e reportage sono pubblicati anche da La Stampa e Vanity Fair. Parla più lingue, tra le quali il russo.
www.vincenzogiardina.org
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