L’esperto congolese: ”Il G20 italiano ha valorizzato l’economia digitale africana”
Con Oltremare ha parlato Loti Loutanadio, fondatore del tink tank “Kongo Kafé”, magazine online dedicato ai tanti progetti che vogliono cambiare, e innovare, il continente.
Lui è un appassionato di comunicazione, geopolitica e media che ha fatto di queste passioni uno strumento indispensabile per offrire al mondo la sua visione e la sua concezione della notizia. Un passato come esponente della diaspora africana in Italia e un ex studente in un ateneo del nostro Paese, tornato in Congo dopo essersi laureato in relazioni internazionali presso l’Università di Perugia. Esperienze queste, che gli hanno permesso di creare il TinkTank “Kongo Kafé” con un team di amici africani e stranieri. Con il programma KaféIn inoltre, Loutonadio esalta le storie di uomini e donne che quotidianamente cambiano l’immagine dell’Africa in generale, e dei due Congo in particolare. Dopo il G20 in Italia, Oltremare ha incontrato Loti Loutonadio.
Il Summit del G20 l’anno scorso si è tenuto in Italia, che era anche presidente del forum: che riscontro pensa abbia avuto sui media africani?
Il G20 in Italia ha avuto una grande eco sui media africani nella misura in cui rappresentanti del continente come l’attuale presidente dell’Unione africana, il presidente della Repubblica democratica del Congo Antoine Felix Tshisekedi, hanno dovuto difendere la posizione della regione rispetto all’attuale risposta alla pandemia di COVID-19 e all’equo accesso ai vaccini. Si è parlato di riuscire a generare un impegno significativo per sostenere una ripresa economica globale a vantaggio di tutti; dei loro sforzi per implementare nuovi meccanismi per preparare il mondo alle future emergenze sanitarie; per aumentare la nostra resilienza rispetto a queste sfide. Un’altra novità di questo vertice è stato il G20 Innovation League a Sorrento. L’Italia ha voluto mettere al centro di questo vertice gli scambi sull’ecosistema tecnologico e l’economia digitale africana. Due componenti queste, che hanno facilitato anche l’adozione del testo sulla protezione dell’infanzia nell’ambiente digitale.
Perché secondo lei i media africani sono sempre meno presenti ai grandi vertici mondiali?
C’è un netto contrasto tra i media dell’Africa anglofona e quelli dell’Africa francofona. Nella stampa anglofona, grandi gruppi audiovisivi competono con giornali occidentali di alto livello. È il caso dei media in Sudafrica, Nigeria, Kenya e Ghana. Nella parte francofona del continente, i media affrontano un problema di mezzi finanziari, distribuzione e contenuto. Non bisogna ignorare che il peso della geopolitica nell’Africa francofona va di pari passo con la sfera mediatica. Da considerare c’è poi il contributo dei media della diaspora africana che oggi apportano nuove competenze. È necessario che questi media escano da una forma di ghettizzazione dell’informazione. Consentono di avvicinarsi il più possibile alla realtà africana, ma credo debbano abbandonare la visione di un continente che sarebbe sistematicamente sull’orlo del caos.
Cosa rappresenta un tale vertice per le società africane?
Al di là di una certa polemica, un simile vertice è un’opportunità per i Paesi africani per spingere la comunità internazionale a cambiare l’attuale configurazione del “multilateralismo diplomatico”. Questo Vertice sarebbe quindi necessario per l’Africa per non essere più ai margini di questioni per le quali ha delle competenze. L’Africa ha delle proposte da mettere sul tavolo dei negoziati. Credo che durante questo vertice possano nascere strategie di ripresa economica e partnership forti e si possa dare una nuova direzione nella diplomazia , a esempio, di un Paese come l’Italia verso l’Africa.
Sicuramente sarebbe necessario aumentare l’interesse degli africani verso questo appuntamento. Come si può raggiungere questo obiettivo?
Aumentare l’interesse degli africani significa dare più spazio ad alcuni Paesi del continente che stanno vivendo un’enorme crescita economica e che stanno diventando delle voci che che rilanciano le sfide che sta affrontando l’Africa. Ma anche dare più voce ai media africani che hanno una grande capacità di cambiare la narrazione dell’informazione nei confronti del continente, perché ne conoscono meglio la realtà.
Cos’è Kongo Kafè?
Kongo Kafé è un panorama di attualità nei due Congo in particolare e in Africa in generale. Questo magazine online è un punto di riferimento per le analisi, i sondaggi, i report, i ritratti e i dibattiti che caratterizzano lo scenario del continente. E’ una finestra sulle notizie in tempo reale e vuole essere un luogo di dibattito e incontro attorno a un vero e proprio “Info Café”. La nostra missione è risvegliare l’Africa: un continente nuovo, giovane, attivo e dinamico, al crocevia della globalizzazione. Il nostro leitmotiv è “Made in Africa” e il desiderio di orgoglio panafricano attraverso la cultura, le nuove tecnologie, le iniziative pubbliche e private e la leadership.
Perché una simile iniziativa?
L’Africa è un continente popolare e ambito in molti suoi aspetti. E questo continente è sempre stato presentato come il figlio non amato, la terra di guerre e carestie eterne. Sai, Kwame Krumah ha detto “Io sono africano, non perché sono nato in Africa, ma perché l’Africa è nata in me” ed è mio dovere come giovane africano essere in grado di difendere l’immagine dell’Africa attraverso la comunicazione. È attraverso i media che distruggiamo l’immagine dell’Africa che domina lo scenario odierno. Abbiamo pensato che Kongo Kafé dovesse essere parte dei media capaci di presentare un’altra immagine, più vera, di questo continente.