Prima le mamme e i bambini. Anche nel Tigray
Il "rinascimento" dell'Etiopia dopo le violenze del conflitto combattuto tra il 2020 e il 2022 passa dall'ospedale di Scirè
Prima le mamme e i bambini. Un principio che vale oggi anche nel Tigray, regione dell’Etiopia che prova a rialzarsi dopo le violenze di un conflitto armato che non ha risparmiato le strutture sanitarie. Si riparte allora dal distretto di Scirè, dall’ospedale locale e in particolare dal suo reparto di neonatologia. Il lavoro si concentrerà sulla ristrutturazione, con il rinnovo dei punti di accesso dei pazienti, gli impianti elettrico e idraulico e il sistema di smaltimento dei rifiuti. Ci sarà poi la fornitura di materiali sanitari, farmaci, reagenti di laboratorio, ecografi e altre attrezzature diagnostiche. Sul piano dei servizi, il focus sarà sull’emergenza, ostetrica e anche psicologica, presso i centri di salute e le comunità ancora sfollate a causa del conflitto, oltre che sul contrasto alla malnutrizione dei bambini e delle donne in gravidanza. C’è poi un’altra promessa da mantenere: la formazione del personale locale, un impegno distintivo dell’organizzazione padovana Medici con l’Africa Cuamm, al lavoro a Scirè insieme con i salesiani del Vis grazie al finanziamento e al supporto dell’Ambasciata d’Italia in Etiopia e della sede locale dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics).
Ma perché questa scelta? “La cooperazione italiana ancora una volta testimonia il suo impegno a favore dei gruppi più vulnerabili attraverso interventi concreti come la riabilitazione infrastrutturale e la formazione del personale,” risponde Isabella Lucaferri, titolare di Aics ad Addis Abeba. “Tutto questo per favorire l’accesso e la qualità delle cure, diritti fondamentali di ogni persona”.
Aiutano a capire alcuni numeri, diffusi dal Cuamm in occasione della presentazione dell’intervento, a Scirè, a fine agosto. Non si tratta solo delle vittime dirette del conflitto, circa 600mila, alle quali aggiungere un milione di persone sfollate. In conseguenza degli scontri e delle violenze, che tra il 2020 e il 2022 hanno contrapposto le forze del governo federale a quelle del Fronte di liberazione del popolo del Tigray (Tplf), sono state danneggiate o distrutte l’86 per cento delle strutture sanitarie. A risultare compromesso è stato l’accesso alle cure per gran parte della popolazione, in particolare le donne e i bambini. Alla fine del 2021, dopo il primo anno di conflitto, l’accesso alle cure prenatali si era ridotto dal 94 al 16 per cento. Parallelamente, la quota dei parti assistiti da personale qualificato si è abbassata da quattro su cinque ad appena uno su cinque. La conseguenza? Un aumento della mortalità materna, che nel 2022 era di 840 casi su 100mila, circa tre volte più alta rispetto alla media nazionale del 2020. L’altro nodo riguarda gli operatori sanitari: stando ai dati del Cuamm, solo la metà dei 19.324 registrati prima del conflitto ha ripreso il servizio.
Secondo don Dante Carraro, direttore dell’organizzazione, fondata dall’arcidiocesi di Padova nel 1950 e tuttora presente in nove Paesi dell’Africa, l’obiettivo del nuovo intervento è supportare due ospedali e quattro centri sanitari. La parola chiave della ricostruzione, poi, deve essere “insieme”. Un riferimento, questo di don Carraro, alla collaborazione sia con il governo italiano che con l’amministrazione del Tigray. Alla cerimonia per l’avvio del progetto c’era il presidente ad interim della regione, Getachew Reda. “Più miglioriamo e supportiamo i bisogni sanitari delle mamme e dei bambini”, ha sottolineato il dirigente etiope, “e più aiuteremo lo sviluppo del Tigray, dove la guerra ci ha messo davanti a grandi sfide da affrontare”.
Il progetto ha più dimensioni: si va dai servizi nutrizionali all’assistenza al parto, dalla distribuzione di ‘dignity kit’ per le donne in condizione di vulnerabilità alla fornitura di servizi clinici dedicati per le vittime di violenza. Prevista una componente legata all’agricoltura e alla sicurezza alimentare, curata dal Vis, che riguarderà la distribuzione di generi alimentari e la sensibilizzazione sulle “buone pratiche” da attuare.
C’è poi la cornice politica. Secondo l’ambasciatore Agostino Palese, i nuovi progetti “testimoniano la vicinanza dell’Italia alla popolazione di tutte le regioni dell’Etiopia e in particolare alle sue fasce più bisognose”. Durante l’incontro di presentazione a Scirè, al quale ha partecipato insieme con Lucaferri e con Getachew, il diplomatico ha sottolineato: “Grazie all’impegno di straordinari partner come Cuamm e Vis e al convinto sostegno delle autorità locali, puntiamo non solo ad offrire un aiuto concreto, ma anche a riportare speranza in una terra che ha molto sofferto e che merita pace, stabilità e prosperità”.
Di questi impegni si parlerà anche il 16 novembre, al Lingotto, a Torino, in occasione di un incontro annuale del Cuamm. Tra gli invitati c’è anche il dottor Amanuel Haile, a capo del dipartimento Salute nel Tigray. “Durante la guerra, ogni mattina, ho continuato ad andare nel mio ufficio, a sedermi alla mia scrivania, ad accendere il computer” ricorda il responsabile, in una testimonianza condivisa con Medici con l’Africa. “Dentro di me sentivo tutta la fatica di continuare a credere a quello che stavo facendo, perché era come un macigno che pesava sulla mia motivazione più profonda; oggi vedo e capisco che ne è valsa la pena, perché siamo qui, insieme, per ricostruire”.
Vincenzo Giardina
Nato a Padova, laureato in storia contemporanea, è un giornalista professionista. Coordina il notiziario internazionale dell’agenzia di stampa Dire. Tra le sue collaborazioni Il Venerdì di Repubblica, Internazionale, l’Espresso e Nigrizia. Già redattore dell’agenzia di stampa missionaria Misna, si è specializzato sull’Africa e sui temi dei diritti umani e della lotta contro le disuguaglianze. Scrive su Oltremare, magazine dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, e interviene come esperto o inviato su Radio Rai, Radio Vaticana e altre emittenti. Suoi articoli e reportage sono pubblicati anche da La Stampa e Vanity Fair. Parla più lingue, tra le quali il russo.
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