Colombia, i frutti della pace e il futuro dell’Amazzonia
La pace del 2016 ha aperto la strada a una trasformazione del Paese e la Cooperazione italiana sta contribuendo a sviluppare il settore rurale, vitale per le comunità segnate dal conflitto. E il prossimo passo è la protezione dell’Amazzonia
Il momento di svolta in Colombia è stata la pace raggiunta nel 2016, che ha messo fine ad anni di conflitto interno tra forze governative e guerriglieri delle Farc. Da quel momento si è potuto cominciare a parlare di ricostruzione, di riforma agraria e di sviluppo rurale, e il ruolo della cooperazione è diventato importante.
“La pace sta consentendo lo sviluppo rurale e sta creando gli spazi per la riforma agraria”, ha detto Alexandro Alvarez, rappresentante dell’Agenzia di sviluppo rurale del ministero dell’Agricoltura e dello Sviluppo rurale colombiano, intervenuto a un incontro organizzato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione Italiana (Aics) a Macfrut, la fiera dell’ortofrutta di Rimini. “Ci conoscono come esportatori di caffè, banane e fiori, ma abbiamo molto di più e stiamo attuando misure per aumentare alcune produzioni e ridurre le importazioni”. Qui interviene la Cooperazione italiana con azioni pensate per consentire ai contadini di affrontare anche nuovi mercati, come sottolinea Mario Beccia, titolare della nuova sede Aics di Bogotà.
“L’Aics – ricorda Beccia parlando con Oltremare – è presente a seguito dei processi di pace del 2016 e l’impegno dell’Italia è stato da subito quello di appoggiare il processo di pace, garantendo supporto e assistenza tecnica. Prima di tutto partecipando al fondo fiduciario dell’Unione Europea”.
Nel 2017 infatti l’Europa ha creato uno strumento concreto di sostegno al processo di pace, istituendo un fondo a cui potessero partecipare i Paesi membri dell’Unione per appoggiare la conversione della produzione agricola colombiana soprattutto nelle aree più difficili, garantendo finalmente delle produzioni sostenibili e inclusive, e aiutando a riconvertire produzioni non legali in coltivazioni della tradizione agricola colombiana come il caffè, il cacao, l’avocado, il mango, il riso.
“Questo processo e questo sostegno sono stati molto importanti – sottolinea Beccia – perché la Colombia è soprattutto un Paese agricolo. Molte delle aree agricole prima degli accordi di pace erano interessate dal conflitto interno: dare un futuro di sostenibilità, dare un supporto di conversione che fosse anche di miglioramento delle produzioni, con trasferimento di tecnologie e know-how tecnico, ha significato davvero appoggiare il processo di sviluppo del Paese”. L’Italia è partita dal fondo fiduciario e poi ha aperto nuove iniziative. Quella dei giovani rurali in movimento, per favorire la partecipazione dei giovani e in particolare delle donne, allo sviluppo agricolo; Agrocadenas, per il potenziamento di cinque catene produttive; un programma con la Fao, per garantire uno sviluppo sostenibile e un’assistenza tecnica ad esempio attraverso la redazione delle linee guida per tutti quei settori che possono accompagnare lo sviluppo produttivo.
Lo sviluppo agricolo e rurale è uno strumento dunque tanto efficace quanto necessario per il consolidamento della pace in Colombia. La Riforma rurale integrale rappresenta infatti il primo punto degli Accordi di pace firmati con le Farc. Il futuro dell’azione di cooperazione sarà inoltre strettamente legato ad iniziative di contrasto agli effetti dei cambiamenti climatici. “Un’agricoltura sostenibile – prosegue Beccia – vuol dire un’agricoltura che utilizza strumenti e modalità rispettose del territorio. In questi mesi abbiamo avviato un nuovo ambizioso programma, Amazon+, che ha proprio lo scopo di contrastare il fenomeno della deforestazione e proteggere la biodiversità”.
Quanto sia importante un programma dedicato alla salvaguardia dell’Amazzonia lo dicono innanzitutto alcuni dati di fatto. La Colombia, con una popolazione di circa 52 milioni di abitanti e una superficie di oltre un milione di chilometri quadrati, è insieme al Brasile il Paese con più biodiversità al mondo. Questa enorme diversità climatica e paesaggistica è legata alla compresenza di regioni molto diverse tra loro: quella andina, quella amazzonica, quella caraibica e infine la regione della Orinoquía, caratterizzata da enormi pianure. In Colombia sono registrate circa 63.000 specie, di cui il 14% endemiche.
“Con il progetto Amazon+ – dice ancora Beccia – vogliamo migliorare la capacità dei Paesi del bacino amazzonico di mitigare le emissioni di Co2 e adattarsi agli effetti del cambiamento climatico, ridurre significativamente la deforestazione e il degrado forestale e migliorare la protezione della loro biodiversità. E vogliamo raggiungere questi obiettivi in collaborazione con le popolazioni indigene e le comunità locali”.
Amazon+ è un programma da 18,4 milioni di euro guidato dall’Italia, pensato per tutti gli otto Paesi della regione amazzonica e condotto in collaborazione con le Cooperazioni di Spagna e Francia. “La protezione dell’Amazzonia, il più grande polmone verde della Terra, non è una questione locale – conclude Beccia – ma è una sfida globale che interessa tutti noi”.