Da G7 a Pescara al G20 africano, lungo la rotta dei partenariati europei
Bilanci della presidenza italiana del G7 nelle parole della commissaria europea Jutta Urpilainen e del viceministro sudafricano Alvin Botes. Con Pretoria già pronta per guidare il G20. Da dicembre, con tre parole chiave: nello spirito (anche) del Piano Mattei.
“Credo che la presidenza italiana del G7 sia stata un successo” sorride Jutta Urpilainen, commissaria europea per i Partenariati internazionali. Con Oltremare parla in una sala inondata di luce con vetrata sul cortile dell’Aurum, una ex distilleria trasformata in “fabbrica delle idee” tra la pineta di Gabriele D’Annunzio e il lungomare di Pescara. Lo sguardo, attraverso il prisma della riunione ministeriale del G7 Sviluppo ospitata nella città abruzzese, è ampio sull’orizzonte. Le potenze industriali d’Occidente riunite nel forum nato per superare la crisi petrolifera degli anni Settanta promettono un impegno al fianco del Sud globale. Cominciando dall’Africa, che vista da Pescara, nell’Adriatico dei primi trasferimenti di migranti giunti dalla Libia verso l’Albania, è questione geografica e non solo.
Quarantanove anni, finlandese, socialdemocratica, Urpilainen parla di forma che è sostanza. “Sono stata molto lieta”, sottolinea, “che l’Italia abbia voluto organizzare un incontro specifico dei ministri dello Sviluppo del G7 coinvolgendo anche rappresentanti di altri Paesi alleati e di organizzazioni internazionali”. E poi: “Nell’agenda della presidenza italiana c’è stato un forte focus sull’istruzione; è una scelta importante, perché se vogliamo ottenere cambiamenti veri nei Paesi partner e soprattutto in Africa dobbiamo investire di più nell’educazione dal momento che la grande maggioranza della popolazione del continente è costituita da teenager e da giovani”.
A Pescara il tema della formazione è anche al centro di un incontro con i missionari, impegnati a sud del Sahara per creare opportunità, libertà, autodeterminazioni. Il ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ospite e riferimento del G7, ascolta anche una citazione di Kwame Nkrumah, primo presidente del Ghana indipendente e figura simbolo del panafricanismo. È il 1957 e nella città tedesca di Friburgo è in corso un incontro di studenti universitari. “La persona che mi ha presentato ha detto che io sono il responsabile del ridestarsi di questo grande continente”, esordisce Nkrumah. “Credo che non sia vero: se vogliamo considerare la situazione in modo più esatto, devo dire che i responsabili della presa di coscienza della nostra dignità di africani sono stati i missionari cristiani con le loro scuole”. Parole che sono pronunciate ancora, quasi 70 anni dopo; in tempi nuovi, nei quali pure ci si interroga sui rapporti tra Nord e Sud globale, tra colonizzati e colonialisti, tra chi sfrutta e chi crea opportunità.
Nell’intervista, Urpilainen usa più volte il termine “sinergie”. Presenta il progetto europeo Global Gateway mettendolo al fianco del Piano Mattei, l’iniziativa del governo italiano che promette una cooperazione “alla pari” e “non predatoria” con i Paesi dell’Africa. “Condividono entrambi le stesse finalità” sottolinea la commissaria. “L’obiettivo è far sì che ci siano più imprese europee che investono in settori diversi, dall’energia ai trasporti e al comparto digitale, ma anche nelle persone e nello sviluppo umano, puntando su istruzione e salute”.
Nella dichiarazione adottata al G7 Sviluppo si prospetta un impegno a “mobilitare” per l’Africa fino a 600 miliardi dai settori pubblico e privato con la Partnership for Global Infrastructure and Investment (Gpii), un progetto a trazione americana nato nella cornice del forum. A contribuire dovranno essere sia il Piano Mattei sia il Global Gateway. Rispetto all’iniziativa gestita da “Team Europe”, il traguardo dell’Ue è mettere insieme 300 miliardi di euro entro il 2027. “Tra il 2021 e il 2023 ne abbiamo mobilitati 179” calcola Urpilainen. “È un risultato importante, ottenuto facendo sinergia: grazie anche all’Italia”.
La promessa è quella di “una prosperità condivisa”. Usa queste parole Alvin Botes, viceministro del Sudafrica per le Relazioni internazionali e la cooperazione, uno dei partecipanti alla sessione allargata del G7 Sviluppo. Al suo fianco ci sono rappresentanti di Kenya e Uganda, in linea con quell’attenzione alla regione subsahariana prefigurata dal Piano Mattei. Rispetto alla presidenza italiana, Botes dice di “leadership” e “visione”. “Oltre a guardare a come sostenere la propria industrializzazione”, sottolinea il viceministro, “si è impegnata a supportare meccanismi in grado di favorire l’industrializzazione dell’Africa”.
Cruciale, nel cammino verso i 17 obiettivi fissati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, sarebbe aver riconosciuto “l’interconnessione dello sviluppo a livello internazionale”. Secondo Botes, questa presa d’atto “testimonia come l’Italia vede il proprio ruolo nel mondo, sia rispetto ai Paesi più avanzati che nei confronti di quelli in via di sviluppo e verso l’Africa”.
È un punto di partenza. Da Pescara in cammino verso il Sudafrica, che a dicembre assumerà la presidenza del G20: una prima assoluta per il continente. “Prenderemo il testimone dal Brasile dopo il vertice dei capi di Stato e di governo che si terrà a Rio de Janeiro il 18 e 19 novembre” ricorda Botes. “Avremo tre direttrici chiave: solidarietà, uguaglianza e sostenibilità; tre esigenze interconnesse, compatibili con lo spirito della cooperazione allo sviluppo e del Piano Mattei”.
Vincenzo Giardina
Nato a Padova, laureato in storia contemporanea, è un giornalista professionista. Coordina il notiziario internazionale dell’agenzia di stampa Dire. Tra le sue collaborazioni Il Venerdì di Repubblica, Internazionale, l’Espresso e Nigrizia. Già redattore dell’agenzia di stampa missionaria Misna, si è specializzato sull’Africa e sui temi dei diritti umani e della lotta contro le disuguaglianze. Scrive su Oltremare, magazine dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, e interviene come esperto o inviato su Radio Rai, Radio Vaticana e altre emittenti. Suoi articoli e reportage sono pubblicati anche da La Stampa e Vanity Fair. Parla più lingue, tra le quali il russo.
www.vincenzogiardina.org