Diplomazia del diritto con lo sguardo rivolto all’Africa
A Roma corsi di formazione per giuristi provenienti da 17 Paesi del continente. A ospitarli Unidroit, l’organizzazione nata a Roma nel 1926 che oggi riunisce 65 Stati
Ricevere ma anche dare. Imparare e allo stesso tempo insegnare, o comunque contribuire a un percorso comune, che riguarda tutti. È l’appello di Makane Moise Mbengue, professore di Diritto internazionale presso la Law School dell’Università di Ginevra. Origini senegalesi e orizzonti globali, il docente interviene ai corsi di formazione a Roma rivolti a 22 giuristi provenienti da 17 Paesi dell’Africa. “Dobbiamo essere ‘rulemakers’ e non solo ‘ruletakers’” spiega Mbengue, contestando qualsiasi approccio nella cooperazione che non sia bidirezionale.
Parla, il professore, in videocollegamento da Ginevra. Ad ascoltarlo sono giudici, avvocati di Stato ed estensori di testi legislativi: dalla Tunisia o dal Sudafrica, dal Ghana o dalla Tanzania, dalla Somalia o dal Burkina Faso, partecipano tra giugno e luglio a tre settimane di approfondimenti, dialoghi e confronti organizzati da Unidroit, l’Istituto per l’unificazione del diritto privato internazionale, fondato a Roma nel 1926. Di questa realtà fanno parte oggi 65 Stati membri, solo quattro dei quali africani (Sudafrica, Nigeria, Egitto e Tunisia). Secondo Mbengue, una maggiore adesione da parte dei Paesi subsahariani potrebbe favorire la definizione di sistemi giuridici più trasparenti e affidabili, con ripercussioni positive anche sugli investimenti.
Nella sede di Unidroit in via Panisperna, presso Villa Aldobrandini, ne parla anche Marco Giungi, capo unità Strategie e processi globali multilaterali presso il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Secondo l’ambasciatore, armonizzare le infrastrutture giuridiche aiuta a “prevenire i problemi” e a “garantire condizioni di parità ed equità tra le parti”. Ai partecipanti Giungi legge un messaggio del viceministro Edmondo Cirielli, citando il “Piano Mattei” che il governo italiano intende presentare in autunno in occasione della Quarta conferenza Italia-Africa ed evidenziando che “ciò che accade nel continente ha conseguenze dirette in Europa e viceversa”.
Un punto sottolineato anche da alcuni degli ambasciatori, oltre 20, presenti alla cerimonia di apertura a Villa Aldobrandini. “L’unificazione del diritto internazionale è importante anzitutto per gli investimenti” secondo Naser Al Belooshi, rappresentante in Italia del Bahrein.
I corsi di Unidroit, parte dell’International Program for Law and Development, curato e diretto da Marco Nicoli, sono sostenuti dal ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e hanno il patrocinio dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics).
A chiarire motivazioni e orizzonti è la presidente dell’organizzazione multilaterale, Maria Chiara Malaguti, ordinario di Diritto internazionale presso l’Università cattolica Sacro Cuore. “Abbiamo selezionato l’Africa per un master non rivolto a giovani che hanno appena concluso gli studi bensì a persone che lavorano già nelle amministrazioni, che partecipano in presenza a Roma dopo un primo modulo online della durata di due settimane” spiega la docente. “Vogliamo sensibilizzare il continente rispetto alla possibilità di unificare il diritto avvicinando gli strumenti giuridici: l’obiettivo non è rendere uguale o standardizzare ma ammodernare e rendere i sistemi compatibili e comunicanti tra loro”. Malaguti si sofferma sul comparto innovazione, quello delle startup e delle nuove tecnologie, definendolo in forte crescita: “Dall’Africa arrivano spunti che valgono per tutti i Paesi del mondo e per la stessa cooperazione internazionale, che entra in gioco quando qualcuno ha un’ottima idea e deve però avere la possibilità di finanziarla e realizzarla”.
Una prospettiva, questa, che incrocia quelle dei partecipanti. Devisha Vythelingum è avvocato a Mauritius: “Purtroppo il mio Paese non è ancora membro di Unidroit ma quando ritornerò a Port Louis cercherò di condividere il più possibile questa mia esperienza per cercare di favorire l’adesione”. Mohamed Dielo è invece vicepresidente dell’Alta corte di Ouahigouya, nel nord del Burkina Faso. “Giudicare è difficile anche perché in alcuni casi la legge nazionale non è precisa” spiega il magistrato. “I principi di Unidroit possono essere però un riferimento utile”.
Spunti rilanciati da Eduard Derek Wille, giudice della Corte suprema del Sudafrica, tornato a Roma dopo aver partecipato lo scorso anno alla prima edizione del progetto. “Il nostro Paese ha una magnifica Costituzione ma, come tutti sappiamo, il problema è poi l’applicazione” dice il magistrato. “Le sezioni 232 e 233 della Carta fondamentale permettono ai giudici, anzi chiedono loro, di applicare principi internazionali negli ambiti non regolati dalle norme domestiche o dove queste non sono sufficienti”. Gli strumenti di Unidroit sono a disposizione di tutti. Secondo Wille, “anche altri Paesi dell’Africa, come il Kenya, che ha una Costituzione molto avanzata, prevedono possibilità simili nelle loro rispettive Carte fondamentali”. Infine un appello: “Il mio messaggio a magistrati, avvocati, giudici ed estensori di testi legislativi che hanno difficoltà nel loro lavoro è che esistono delle soluzioni; c’è un ponte che permette di superare acque perigliose, perché si possono applicare i principi di Unidroit”.
Seguono le traduzioni dell’articolo in inglese e portoghese.
Legal Diplomacy vis-à-vis Africa
A training course was held in Rome for lawyers from 17 countries on the African continent. Hosted by Unidroit – International Institute for the Unification of Private Law, an organization founded in 1926, which currently brings together 65 countries
Receive but also give, learn and at the same time teach, and in any case contribute to a common path that concerns everybody – this is the appeal of Makane Moise Mbengue, professor of international law at the University of Geneva. Professor Mbengue, who has Senegalese origins and a global vision, provided the keynote speech for the opening of the second edition of the International Programme for Law and Development (IPLD), a specialised training course which saw the participation of 22 jurists from 17 African countries this year. “We have to be ‘rulemakers’ and not only ‘ruletakers’”, Professor Mbengue declared via videocall from Geneva, disagreeing with any cooperation approach that is not reciprocal.
The participants attended the international programme during the months of June and July; for three weeks, they covered various topics through dialogue and exchanges organised by Unidroit, which counts only four African countries among its current 65 Member States. According to Professor Mbengue, a greater number of Member States from among the sub-Saharan countries could lead to the development of more transparent and reliable legal systems, with positive impact on investments.
According to Marco Giungi, Head of the Unit for Global Multilateral Strategy for Development Cooperation of the Italian Ministry of Foreign Affairs and of International Cooperation, harmonising the legal framework helps “prevent problems” and “guarantees equity conditions and equality among the parties”. Ambassador Giungi also read a message from Vice-Minister Edmondo Cirielli, mentioning the “Mattei Plan” that the Italian Government intends to present during the fourth Italy-Africa Conference this autumn, and highlighting that whatever happens on the African continent has direct consequences in Europe and vice versa.
Another aspect underlined by several ambassadors among the 20 that were present at the Ipld opening ceremony was that of the impact of unified law on investment; indeed, “unification of international law is important especially for investments”, stated H.E. Naser Al Belooshi, Ambassador of the Kingdom of Bahrain in Italy. The courses of the International Programme for Law and Development are organised and coordinated by Marco Nicoli, supported by the Italian Ministry of Foreign Affairs and International Cooperation, and sponsored by the Italian Agency for Cooperation and Development (Aics).
Maria Chiara Malaguti, Professor of International Law at the Università Cattolica Sacro Cuore and President of Unidroit, clarified the Ipld’s objectives by saying, “we have selected Africa for a ‘master’ programme addressed not to young people that have just ended their studies, but to people that already perform in government administrations”. The participants first attended a two-week online session before coming to the seat of Unidroit for the three-week in-person module. President Malaguti continued: “We want to raise awareness on the African continent about the possibility to unify law by bringing legal instruments closer: the goal is not to make them all the same nor standardise them, but to modernise laws and make them more compatible and connected”. President Malaguti also touched upon innovation, startups, new technologies and rapid growth, emphasising that great inspiration was originating from Africa and international cooperation needed to provide possibilities for financing and implementation.
Indeed, this is something that the participants agreed on. Devisha Vythelingum, a lawyer in Mauritius, noted: “Unfortunately my country is not yet a Unidroit Member State, but when I return to Port Louis I will try to share as much as possible of this experience to favour my country’s membership”. Mohamed Dielo, Vice-President of the High Court of Ouahigouya (Burkina Faso), added: “It is difficult to practice law because in some cases, national law is not precise”, but the Unidroit Principles, for example, “can be a useful point of perilous waters reference”.
Justice Eduard Derek Wille, Permanent Judge of the High Court of South Africa, returned to Rome after having participated in last year’s first edition of the programme: “Our country has a magnificent constitution but, as we all know, the problem is the enforcement of it. Sections 232 and 233 of the Constitution allow, or rather require, judges to apply international principles in those areas that are not regulated by domestic legislation or where domestic legislation is insufficient”. In this way, Unidroit instruments are available to all. According to Wille, “other African countries, like Kenya, provide for this same possibility in their constitution”.
To sum up, Justice Wille stated the following: “My message to magistrates, lawyers, judges and drafters of legislative texts that have a hard time in their jobs, is that there are solutions: there is a bridge that allows you to overcome perilous waters, because the Unidroit Principles can be applied”.
Diplomacia jurídica com olhos voltados à África
Realizado em Roma um curso de formação para juristas provenientes de 17 países do continente africano. Recepcionados pelo Unidroit – International Institute for the Unification of Private Law, uma organização fundada em 1926, a qual reúne 65 países atualmente
Receber, bem como dar, aprender e ao mesmo tempo ensinar, e em todo o caso contribuir para um caminho comum que diz respeito a todos – é este o apelo de Makane Moise Mbengue, professor de Direito Internacional na Faculdade de Direito da Universidade de Genebra. O Professor Mbengue que é de origem senegalesa e possui uma visão global proferiu o discurso de abertura da segunda edição do International Programme for Law and Development (Ipld), um curso de formação especializada que contou este ano com a participação de 22 juristas de 17 países africanos. “Temos que ser ‘rulemakers’ e não apenas ‘ruletakers’”, declarou o Professor Mbengue de Genebra, via videocall, discordando de qualquer abordagem de cooperação que não seja recíproca.
Os participantes estiveram presentes no Programa Internacional durante os meses de junho e julho, pelo período de três semanas, onde foram abordados diversos temas, por meio de apresentações e questionamentos, organizados pelo Unidroit, havendo apenas quatro países africanos entre os seus atuais 65 (sessenta e cinco) Estados Membros. De acordo com o Professor Mbengue, a participação de um maior número de Estados-Membros, dentre os países subsarianos poderia levar ao desenvolvimento de sistemas jurídicos mais transparentes e confiáveis, com um impacto positivo nos investimentos.
De acordo com Marco Giungi, Chefe da Unidade de Estratégia Multilateral Global de Cooperação para o Desenvolvimento do Ministério dos Negócios Estrangeiros e da Cooperação Internacional da Itália, a harmonização do quadro jurídico ajuda a “prevenir problemas” e “garante condições de equidade e igualdade entre as partes”. O Embaixador Giungi também proferiu o teor da mensagem do Vice-Ministro Edmondo Cirielli, mencionando o “Plano Mattei” que o Governo italiano pretende apresentar durante a quarta Conferência Itália-África, no outono, ressaltando que tudo o que acontece no continente africano tem consequências diretas na Europa e vice-versa.
Outro aspecto enfatizado por diversos embaixadores, dentre os 20 (vinte) presentes na cerimônia de abertura do Ipld foi o impacto do direito unificado sobre os investimentos: De fato, “a unificação do direito internacional é importante especialmente para os investimentos”, afirmou S.E. Naser Al Belooshi, Embaixador do Reino do Bahrein na Itália. Os cursos do Programa Internacional de Direito e Desenvolvimento são organizados e coordenados por Marco Nicoli, com o apoio do Ministério dos Negócios Estrangeiros e da Cooperação Internacional da Itália, patrocinados pela Agência Italiana de Cooperação e Desenvolvimento (Aics).
Maria Chiara Malaguti, Professora de Direito Internacional na Universidade Católica Sacro Cuore e Presidente do Unidroit, esclareceu os objetivos do Ipld dizendo: “selecionamos a África para um programa de ‘mestrado’ dirigido não a jovens que acabaram de terminar os seus estudos, mas a pessoas que já trabalham na administração pública”. Os participantes deram início via online a um módulo de duas semanas, antes de se deslocarem à sede do Unidroit para o módulo presencial de três semanas. A Presidente Malaguti continuou: “Queremos sensibilizar o continente africano sobre a possibilidade da uniformização do direito, com instrumentos jurídicos semelhantes: o objetivo não é torná-los todos iguais nem padronizados, mas modernizar as leis e torná-las mais compatíveis e interligadas”. A Presidente Malaguti abordou também inovação, startups, novas tecnologias e o rápido crescimento, salientando que a grande inspiração provém da África e que é necessária uma cooperação internacional para proporcionar possibilidades de financiamento e implementação.
De fato, os participantes concordaram com este aspecto. Devisha Vythelingum, advogada em Mauritius, observou: “Infelizmente, o meu país ainda não é membro do Unidroit, mas quando regressar a Port Louis buscarei dividir esta experiência, na medida do possível, para fomentar a adesão do meu país”. Mohamed Dielo, Vice-Presidente do Tribunal Superior de Ouahigouya (Burkina Faso), acrescentou: “É difícil exercer a advocacia porque, em alguns casos, a legislação nacional não é clara”, mas os Princípios do Unidroit, por exemplo, “podem ser um ponto de referência útil”.
O juiz Eduard Derek Wille, juiz permanente do Supremo Tribunal da África do Sul, regressou a Roma depois de ter participado na primeira edição do programa, no ano passado: “O nosso país tem uma Constituição magnífica mas, como todos sabemos, o problema é a sua aplicação. Os artigos 232 e 233 da referida Constituição permitem, ou melhor, exigem que os juízes apliquem os princípios internacionais em áreas não reguladas pela legislação nacional ou nas quais esta legislação nacional seja insuficiente”. Desta forma, os instrumentos do Unidroit estão disponíveis para todos. Segundo Wille, “outros países africanos, como o Quenia, prevêem esta mesma possibilidade na sua Constituição”.
Em suma, o juiz Wille declarou o seguinte: “A minha mensagem aos magistrados, advogados, juízes e redatores de textos legislativos que têm dificuldades no seu trabalho é que há soluções: há uma ponte que lhes permite ultrapassar águas perigosas, porque os Princípios Unidroit podem ser aplicados”.
Translation kindly provided by Maria Cristina Cristofoletti Nitaques
Traduçấo gentilmente cedida por Maria Cristina Cristofoletti Nitaques
Biografia
Vincenzo Giardina
Nato a Padova, laureato in storia contemporanea, è un giornalista professionista. Coordina il notiziario internazionale dell’agenzia di stampa Dire. Tra le sue collaborazioni Il Venerdì di Repubblica, Internazionale, l’Espresso e Nigrizia. Già redattore dell’agenzia di stampa missionaria Misna, si è specializzato sull’Africa e sui temi dei diritti umani e della lotta contro le disuguaglianze. Scrive su Oltremare, magazine dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, e interviene come esperto o inviato su Radio Rai, Radio Vaticana e altre emittenti. Suoi articoli e reportage sono pubblicati anche da La Stampa e Vanity Fair. Parla più lingue, tra le quali il russo.
www.vincenzogiardina.org