Ultimi articoli

  /  Articoli   /  Partnership   /  Migrazioni e migranti: una nuova narrativa per allargare gli orizzonti

Migrazioni e migranti: una nuova narrativa per allargare gli orizzonti

Un progetto Aics e Farnesina implementato da Unesco porta avanti percorsi di formazione di giornalisti e artisti di otto Paesi africani con lo scopo di promuovere un racconto a 360 gradi dei fenomeni migratori, lontano da stereotipi ed eurocentrismi.

Fino a qualche anno fa, nella regione di Zinder, erano gli uomini ad animare circuiti di migrazione stagionale, dopo la raccolta del miglio, dirigendosi verso le vicine città della Nigeria. Più di recente, da questa area centro-orientale del Niger, sono le donne a muoversi, questa volta verso l’Algeria, spesso portandosi dietro figli piccoli, seguendo itinerari rischiosi e andando a mendicare per le strade del Paese nordafricano. È l’analisi di un fenomeno nuovo comparsa sulle pagine di “L’Éclosion”, un settimanale nigerino i cui giornalisti hanno potuto usufruire di un progetto implementato dall’Unesco su appoggio finanziario dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) attraverso il Fondo Africa del Ministero degli affari Esteri italiano. Nell’articolo di “L’Éclosion”, firmato da Albert Chaibou e Seydou Assanee, si forniscono informazioni oggettive e dati, si raccontano i rischi del viaggio, ma si parla anche delle problematiche economiche che affliggono località come Agadez che dai flussi migratori hanno ricevuto benefici. Perché il problema è complesso e le prospettive possono essere diverse.

“È per questo motivo che serve anche un’informazione attenta e di qualità” racconta ad Oltremare da Dakar Joshua Massarenti, coordinatore del progetto “Autonomiser les jeunes en Afrique à travers les médias et la communication” ovvero “Rendere autonomi i giovani africani attraverso i media e la comunicazione”. “Lo scopo ultimo del progetto – prosegue Massarenti, che dal 2018 sta seguendo questa iniziativa – è duplice: da una parte vogliamo rafforzare le competenze dei professionisti dei media e degli animatori radiofonici per migliorare la qualità dell’informazione su un tema delicato e importante come quello delle migrazioni. Dall’altra parte, vogliamo far parlare del tema migrazione a 360 gradi: non soltanto cioè delle migrazioni irregolari, ma anche di fenomeni consistenti numericamente come i flussi migratori intraregionali, di migrazioni economiche, dell’impatto del Covid-19 sulle rimesse, della migrazione femminile”.

Courtesy Unesco

Il progetto riguarda otto Paesi dell’Africa occidentale e centrale, Paesi che presentano caratteristiche simili ma anche grandi differenze: si va dalla Nigeria, prima economia continentale, a Camerun, Mali e Niger passando per Guinea, Ghana, Costa d’Avorio, Senegal. “Man mano che andavamo implementando il progetto, ci siamo accorti di quanto fosse importante focalizzarsi non tanto sul risultato finale e cioè quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi migratori, quanto nell’assicurare una formazione adeguata a chi è chiamato per la sua professione a raccontare e narrare il fenomeno migratorio” prosegue Massarenti sottolineando poi che si è deciso di puntare non sulla quantità ma su una informazione di qualità.

Accanto ai media cartacei e radiofonici, ci si è addentrati in forme e prodotti editoriali che potessero circolare anche sui social, strumento molto utilizzato, soprattutto dai più giovani. “Il lavoro svolto ha tenuto conto della sicurezza dei giornalisti, ha previsto azioni di più ampio raggio, di sensibilizzazione dei media manager e di cura di tecniche di racconto che potessero avere ampia eco anche oltre i giovani, cercando di arrivare a chi all’interno delle famiglie e dei villaggi ha potere decisionale o influenza le scelte dei più giovani”. Insieme alla stampa scritta e online, sono stati realizzati 16 reportage video nei Paesi di riferimento e sono stati fatti lavori sull’impatto delle diaspore in patria ma anche sull’impatto della pandemia sulle rimesse.

Il programma sta entrando adesso nella sua seconda fase, che già vede la creazione di desk migrazione con lo scopo di spingere a una fruizione regolare di contenuti sul tema. La linea mediana che è stata cercata ha corrisposto a due grandi priorità trasversali dell’Unesco: l’Africa e la parità di genere. Di fatto ogni azione ha tenuto conto della presenza di giornaliste e artiste.

Poi c’è anche stato un adeguamento a quelle che sono le peculiarità di ogni singola nazione coinvolta nel progetto: in Niger, per esempio, una grande attenzione è stata rivolta alle radio comunitarie, con la creazione di programmi radiofonici pensati per raccontare fenomeni nuovi come quello di Zinder e la realizzazione di reportage complessi che prevedevano viaggi nell’area di Agadez, storico crocevia di commerci e traffici. Proprio sulla definizione dei trafficanti c’è stato un sensibile momento di confronto, perché almeno fino a poco tempo fa chi trasportava migranti verso il confine settentrionale del Niger era considerato un semplice trasportatore, quindi un fornitore di servizi. Solo più di recente il racconto sta cambiando e anche grazie al lavoro di questi giornalisti si sta imponendo una narrativa più oggettiva. Giornalisti e non solo. Il 10% dei beneficiari sono artisti, spesso molto attivi sui social network e più vicini ai gusti e all’attenzione dei giovani e anche alla lingua, con la predilezione degli idiomi locali più che del francese o dell’inglese. In Nigeria il progetto ha usufruito di una direttrice importante, le radio universitarie, che lì chiamano Radio Campus. Le università sono forti centri di aggregazione di giovani, molti dei quali poi partono alla volta dell’Europa.

“La difficoltà più grande – che poi era anche il nostro obiettivo – è stata quella di allargare l’orizzonte dei giornalisti sulla migrazione” aggiunge Massarenti che conclude spiegando come “paradossalmente, la narrativa europea ha molto impattato la narrativa africana dei processi migratori. Questo impatto si è tradotto spesso in un invito a non emigrare tout court: ma quello che abbiamo capito è che non ci si può limitare a dire alla gente di non partire, occorre dare delle alternative”. E formare dei giornalisti significa aiutare a formare una sensibilità diversa e raccontare delle realtà nella loro pienezza: “Volete andare in Europa? Ecco i rischi in cui potete incorrere. Ci sono altri percorsi? Ecco le opportunità, ecco i protocolli da seguire”.

 

Biografia
Gianfranco Belgrano
Nato a Palermo nel 1973, Gianfranco Belgrano è un giornalista e si occupa soprattutto di esteri con una predilezione per l’Africa e il Medio Oriente. È direttore editoriale del mensile Africa e Affari e dell’agenzia di stampa InfoAfrica, per i quali si sposta spesso nel continente africano. Ha studiato Storia e Lingua dei Paesi arabi e vissuto per alcuni anni tra Tunisia, Siria e Inghilterra prima di trasferirsi a Roma. Ha lavorato o collaborato con varie testate (tra cui L’Ora ed EPolis) e si è avvicinato all’Africa con l’agenzia di stampa Misna, lasciata nel 2013 per fondare con alcuni amici e colleghi il gruppo editoriale Internationalia.
You don't have permission to register