Non solo estero, la partnership delle Osc anche in Italia nel contrasto alle nuove povertà
È questo uno degli aspetti più significativi che emerge dai dati recentemente pubblicati da Open Cooperazione, piattaforma di dati aperti che raccoglie i dati di trasparenza e accountability di oltre 200 tra le più importanti Organizzazioni della Società Civile italiane attive nella cooperazione allo sviluppo e nell’aiuto umanitario
Una geografia in evoluzione quella della cooperazione allo sviluppo messa in campo dalle Osc italiane, un dato inedito rilevato da Open Cooperazione mette in luce che il fronte di intervento più rilevante è divenuto quello di casa nostra: è l’Italia il Paese dove viene messo in campo il numero più alto di progetti. Sono 917 quelli realizzati nel 2021 da 70 organizzazioni. Sul fronte estero, dove le Osc sono l’attore più radicato del sistema della Cooperazione italiana, si conferma il primato dei paesi africani: Mozambico, Etiopia, Uganda, Kenya, R.D. Congo, Burkina Faso e Senegal restano i paesi dove realizzano più progetti. Unici paesi non africani nella top 10 sono Libano e Siria. Educazione e istruzione restano i temi predominanti dei progetti realizzati, seguono l’emergenza, l’aiuto umanitario, la salute e l’agricoltura.
L’incremento dell’attività delle Osc nei territori del nostro Paese è una tendenza ormai consolidata e sicuramente in crescita dopo la pandemia. Sempre più organizzazioni si sono attivate sul fronte delle nuove povertà che il Covid ha accentuato: povertà educativa, alimentare e ultimamente anche energetica sono fenomeni molto diffusi e non riguardano più solo determinate categorie svantaggiate. Questa visione globale dall’attività delle Osc corrisponde anche agli obiettivi dell’Agenda 2030 che si focalizzano sui target da raggiungere in tutti i paesi del mondo, mentre in precedenza si guardava solo sui cosiddetti paesi in via di sviluppo.
I dati, inseriti volontariamente dalle organizzazioni e aggregati da Open Cooperazione mostrano un trend in costante crescita ormai da diversi anni. Anche nel 2021 le Osc italiane hanno messo a segno una crescita economica di 10 punti percentuali, il loro valore economico raggiunge quota 1.167.617.111 euro. Una crescita spinta in particolare dalle grandi organizzazioni che registrano rilevanti incrementi delle entrate. È il caso di Save The Children che si conferma la prima organizzazione con un bilancio di oltre 133 milioni (+7% rispetto al 2020), di Avsi che balza al secondo posto con un incremento di oltre 26% (da 68 a oltre 92 milioni), di Emergency che cresce del 37% passando da 48 a 77 milioni e di WeWorld che supera i 44 milioni con una crescita del 15%. Faticano invece le organizzazioni medio-piccole, da un’analisi dei bilanci delle entrate delle prime 50 Osc italiane sugli ultimi 3 anni emerge che le organizzazioni in perdita sono quasi tutte di dimensione media, ovvero collocate nella fascia tra 3 e 10 milioni di euro di entrate. Le Osc che registrano i rialzi più evidenti sono nella fascia alta, sopra i 30 milioni e per lo più si tratta di organizzazioni fortemente impegnate nell’aiuto umanitario.
Resta stabile rispetto agli anni precedenti la composizione delle entrate, per le Osc il rapporto tra fra fondi pubblici e fondi privati si attesta rispettivamente a quota 60% e 40%. I fondi pubblici arrivano dai cosiddetti finanziatori istituzionali, il 35% dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) e dal ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale (Maeci), un altro 35% dall’Unione Europea (Ue+Echo), poco più del 17% dagli enti territoriali attraverso la cooperazione decentrata e il restante 12% da agenzie delle Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali. I fondi privati, oltre a quelli derivanti dalle donazioni liberali individuali, arrivano attraverso il canale fiscale del 5×1000 (31,9%), da donazioni o partnership con le aziende (32,1%), dalla filantropia delle Fondazioni (26,8%) e dalle chiese (9,2%).
A crescere non è soltanto il valore economico delle Osc, aumentano le risorse umane impiegate nel settore in Italia e all’estero sfiorando quota 26 mila (4% in più del 2020) il 55% sono uomini e il 45% donne. Sono 4.120 gli operatori impiegati in Italia (37% uomini e 63% donne) e 21.753 quelli all’estero (58% uomini e 42% donne), di cui 2274 italiani espatriati, i cosiddetti cooperanti. A questa community si aggiunge poi il preziosissimo contributo del lavoro volontario. I volontari attivi e volontari in Servizio civile che hanno operato per le Osc nel 2021 raggiungono quota 44.784, in crescita di oltre 9000 unità rispetto all’anno precedente.
Dai dati emergono anche le caratteristiche delle organizzazioni di cooperazione e aiuto umanitario all’interno del più ampio mondo del Terzo Settore in evoluzione a seguito della riforma. Quelle che siamo abituati a chiamare Onlus sono oggi in realtà Enti del Terzo Settore (Ets), nello specifico la forma giuridica più diffusa è quella di Associazione (67%), seguono le Organizzazioni di Volontariato – OdV (12%) e le Fondazioni (10%). In crescita l’adesione delle organizzazioni alle reti di rappresentanza del settore, il 35% delle Osc fa parte di una rete e/o federazione, al primo posto in termini di adesioni c’è Aoi, L’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale, recentemente diventata Rete associativa nazionale previsto come proprio dal testo della riforma. La maggior parte delle Osc italiane (62,21%) sono inoltre iscritte all’elenco dei soggetti senza finalità di lucro, gestito dall’Aics, ai sensi dell’articolo 26, commi 2 e 3, della legge n. 125/2014.
Si conferma inoltre l’impegno delle organizzazioni in materia di accountability e trasparenza, otto anni dopo l’avvio dell’esperienza di Open Cooperazione infatti continua ad aumentare la propensione delle organizzazioni alla cosiddetta disclosure dei dati anche grazie alle recenti Linee guida per la redazione del bilancio sociale degli enti del Terzo settore adottate dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali alle quali Open cooperazione si è recentemente allineato.
Negli ultimi cinque anni è cresciuto di un ulteriore 8% il numero di organizzazioni che sottopongono il loro bilancio economico ad una certificazione esterna operata da auditor di revisione indipendente. Oggi il 92% delle Osc con entrate superiori a 1 milione di euro ha un bilancio certificato.
Le classifiche e i valori sopra citati si riferiscono ai dati inseriti nel database di Open Cooperazione relativamente all’anno 2021. I dati si aggiornano in tempo reale sulla base di quanto viene progressivamente inserito e pubblicato dalle organizzazioni in maniera autonoma e volontaria. I dati relativi alle tendenze pluriennali si riferiscono a un campione omogeneo di organizzazioni che hanno inserito i dati negli ultimi 3 anni (2019-2020-2021). Tutti i dati citati in questo comunicato si riferiscono ai valori presenti sul portale Open Cooperazione in data 11 gennaio 2023. Scopri i dati aggregati 2021.