Quel patrimonio collettivo che oggi con le imprese è ancora più prezioso
La Cooperazione italiana nella prospettiva di Codeway Expo, fiera di relazioni con il business nell’“era” del Piano Mattei
“La cooperazione è stata, fin dall’inizio, patrimonio collettivo della nostra comunità nazionale”. È il 23 giugno 2022 e a parlare è il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Lo sguardo è rivolto al passato ma anche al futuro: “Fu significativa la vocazione del nostro Paese a mettere a disposizione dei popoli che andavano affrancandosi dal colonialismo il nostro sostegno e i frutti della nostra esperienza”. A Roma, di fronte alla platea di Coopera, la seconda conferenza nazionale della cooperazione allo sviluppo, Mattarella evidenzia che l’attenzione dell’Italia per il mondo ha storicamente accomunato “esponenti con sensibilità politiche e ideali diversi”. Di “patrimonio collettivo” si torna ora a discutere a Codeway Expo, una manifestazione organizzata da Fiera Roma insieme con Internationalia. Dal 15 a 17 maggio, tre giorni di dibattiti, proposte e incontri “B2B”, durante i quali il riferimento alla fine del colonialismo storico è affiancato e anzi superato dallo slancio verso il futuro. Con l’Africa in primo piano.
Accade così che Amilcar Cabral, il leader originario della Guinea Bissau che si batté per l’indipendenza del suo Paese e di quelli che ancora all’inizio degli anni Settanta erano domini portoghesi, stia accanto a Enrico Mattei. Il prossimo 12 settembre si celebreranno i cento anni della nascita di Cabral, che fu a Roma e a Milano, in dialogo con italiani come Giovanni Pirelli o Joyce Salvadori Lussu, l’ex partigiano primogenito di famiglia di imprenditori e la poetessa e traduttrice anticolonialista. Poi c’è Mattei, un protagonista di quegli anni, da cui si cerca ispirazione anche oggi. Ex partigiano, deputato della Democrazia cristiana e fondatore dell’Ente nazionale idrocarburi (Eni), allargava lo sguardo oltre il Mediterraneo. Come il 25 aprile 1961, a Firenze, quando invitava a “ribellarsi contro l’ingiustizia, la prepotenza e la sopraffazione e per la sacrosanta difesa dei diritti umani”. Il suo obiettivo dichiarato era rompere l’oligopolio delle “sette sorelle” del petrolio (Exxon, Shell, British Petroleum, Mobil, Chevron, Gulf e Texaco), affermando il principio per il quale i Paesi che custodiscono le riserve devono ricevere i tre quarti dei profitti derivanti dai giacimenti. Oggi si parla del Piano Mattei, l’iniziativa presentata dal governo guidato da Giorgia Meloni che promette un’alleanza con l’Africa basata su un approccio “paritario” e “non predatorio”.
Codeway è l’occasione per chiarire e capire, suggerire e approfondire, si tratti di responsabilità pubbliche o di opportunità per i privati, di interesse nazionale o visione globale. A richiamare le parole di Mattarella è Marco Riccardo Rusconi, direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics). Ad ascoltarlo, insieme con rappresentanti istituzionali ed esponenti di organizzazioni della società civile, ci sono manager e imprenditori. “Dieci anni fa le parole business e cooperazione sarebbero sembrate un ossimoro pazzesco”, sottolinea Rusconi. “Dieci anni fa i nobilissimi attori della cooperazione allo sviluppo e i nobilissimi attori del settore privato si sarebbero guardati in cagnesco”. Il presupposto, e allo stesso tempo l’ambizione, è che attraverso questo suo “patrimonio collettivo” l’Italia sappia dare un contributo ancora più importante nel mondo. Pace, diritti umani, crescita sociale: il percorso, cominciando dall’Africa del Piano Mattei, deve essere quello verso i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile indicati nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. E all’Onu, ai suoi simboli e ai suoi mille colori, richiama “Uncompleted Flag”, opera su tela in mostra a Codeway: è realizzata con materiali di scarto riciclati grazie a un laboratorio artistico coordinato dal maestro Mario Arlati.
“C’è un patrimonio della cooperazione che è pubblico”, riprende Rusconi, menzionando Aics, la Farnesina oppure Cassa depositi e prestiti (Cdp), una realtà finanziaria di riferimento. “C’è però un asset dei quali resta il bisogno: l’innovazione e la creatività, qualcosa che le aziende possono portare, offrendo un contributo decisivo che diventa fattore di sviluppo”. A disposizione ci sono più strumenti. “Penso ai bandi rivolti agli enti territoriali, che non escludono le imprese ma chiamano al partenariato, perché ognuno faccia ciò che sa fare”, sottolinea Rusconi. “Esiste poi un bando profit, pensato per il mondo delle imprese private: il meccanismo prevede che se presenti un progetto di business che ha una logica di cooperazione perché include un trasferimento di competenze, riconosce la dignità del lavoro e ha altri prerequisiti, per ogni euro che metti noi ne mettiamo un altro”. Una formula, questa, che potrebbe essere replicata e diffusa. Lo conferma la notizia che entro un anno in Africa dovrebbero essere inaugurate due nuove sedi di Aics. “Stiamo aprendo in Costa d’Avorio, dove ha base la Banca africana di sviluppo”, annuncia il direttore, “e presto saremo anche a Kampala, in Uganda”.
La cornice è ancora il Piano Mattei. In apertura di Codeway lo evidenzia Edmondo Cirielli, viceministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. È convinto che il Piano abbia bisogno delle imprese italiane perché l’Africa diventi a tutti gli effetti “una grande opportunità”. La premessa è che gli incontri nei padiglioni della Fiera di Roma costituiscono un dialogo tra istituzioni pubbliche e aziende private in una prospettiva di sostenibilità a livello globale. Secondo Cirielli, “il mondo economico e delle imprese italiano può essere esportato come un modello virtuoso per far crescere l’Africa”. Poi, ancora, su prospettive e interessi nazionali: “Certamente c’è una volontà di fare del bene ma è chiaro che, dato che siamo il Paese europeo che confina con l’Africa, se abbiamo a che fare con un continente che è ricco e che è un grande mercato si crea una grande opportunità, mentre se abbiamo a che fare con un continente che è povero la nostra economia ne risente”.
Su modi e compagni di viaggio, in missione a sud del Mediterraneo, interviene anche Stefano Gatti, alla guida in Farnesina della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo (Dgcs). Il suo punto di partenza è la legge 125 del 2014, che ha riformato il settore. “Chiarisce anche che è cooperazione qualsiasi soggetto che agisce in questo ambito”, sottolinea il direttore, “dunque dalla società civile alle aziende private, dalle università a ogni singolo italiano”. Gatti si sofferma su delegazioni e missioni internazionali: “Portiamo con noi il sistema privato, ad esempio promuovendo una collaborazione tra i nostri produttori del caffè in Africa orientale, finanziata dalla Banca mondiale, ma anche grandi organizzazioni della società civile come Avsi, Save the Children e Cuamm”.
E Codeway è l’occasione per fare rete. “È una fiera di relazioni” che mira a creare opportunità per le piccole e le medie imprese e allo stesso tempo “servire la politica estera dell’Italia” la tesi di Wladimiro Boccali, coordinatore della manifestazione. Che spiega: “Vogliamo essere una piattaforma al servizio della politica estera italiana; oggi, a dieci anni dalla legge 125 che ha previsto la possibilità di dare un ruolo alle piccole e medie imprese italiane, c’è bisogno che siano messe davvero in condizione di operare e di costruire relazioni”.
Vincenzo Giardina
Nato a Padova, laureato in storia contemporanea, è un giornalista professionista. Coordina il notiziario internazionale dell’agenzia di stampa Dire. Tra le sue collaborazioni Il Venerdì di Repubblica, Internazionale, l’Espresso e Nigrizia. Già redattore dell’agenzia di stampa missionaria Misna, si è specializzato sull’Africa e sui temi dei diritti umani e della lotta contro le disuguaglianze. Scrive su Oltremare, magazine dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, e interviene come esperto o inviato su Radio Rai, Radio Vaticana e altre emittenti. Suoi articoli e reportage sono pubblicati anche da La Stampa e Vanity Fair. Parla più lingue, tra le quali il russo.
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