Vaccino bene pubblico globale: l’Europa si muove
Se non saremo tutti al sicuro, anche la ripartenza dell’economia mondiale si rivelerà un miraggio. Se ne parlerà a Roma, a maggio, al Global Health Summit
Guai a occuparsi solo dei “wealthy few”, dei pochi ricchi, magari tutti da questa parte di mondo. Perché nel pianeta globalizzato la salute di ciascuno è la salute di tutti. E anche la “ripartenza” dell’economia, senza che tutti siano al sicuro, rischia di rivelarsi un miraggio. Riflessioni, moniti e appelli, questi, che hanno accompagnato la firma di prestiti e donazioni europee per 500 milioni di euro. Destinati non alle campagne di vaccinazione dei Paesi membri dell’Ue ma agli Stati più fragili, dalla sponda sud del Mediterraneo ai Caraibi, dall’Africa al Pacifico. Le risorse, 400 milioni veicolati come prestito dalla Banca europea per gli investimenti (Bei) e 100 milioni donati all’alleanza per i vaccini Gavi, dovranno oliare i meccanismi di Covax. Una “facility” con il bollino dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che riunisce insieme 190 Paesi: come dire l’intero pianeta.
L’impegno è “accelerare” lo sviluppo e la produzione dei vaccini contro il Covid-19 e garantire una distribuzione equa e sostenibile a nord e a sud, a est e a ovest. “Un dovere morale” ha detto durante la cerimonia per la firma Werner Hoyer, il presidente della Bei, pochi giorni dopo l’avvio delle campagne di vaccinazione e distribuzione in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Già prima del via libera dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema), arrivato il 21 dicembre, c’era la consapevolezza che non si sarebbe partiti tutti insieme. E anche, però, che il commercio e i profitti mondiali non avrebbero potuto essere gli stessi o continuare a crescere se metà del mondo fosse stata abbandonata a se stessa.
“Guai se ci occupassimo solo dei pochi ricchi” ha detto Seth Berkley, amministratore delegato di Gavi: “Finché non saremo salvi tutti non sarà salvo nessuno”. Secondo il dirigente, l’obiettivo di due miliardi di finanziamenti prefissato dall’alleanza per fine 2020 è stato raggiunto ma quest’anno di miliardi ne serviranno almeno altri cinque. “Il vaccino deve essere un bene pubblico globale” ha insistito Koen Doens, alla guida della direzione della Commissione Ue per Sviluppo e cooperazione internazionale. Il responsabile europeo ha rilanciato quella che in tanti sperano non resti solo una promessa: “Vogliamo una globalizzazione giusta; per questo, dobbiamo fare in modo che i vaccini non siano garantiti solo in Europa ma in tutto il mondo”.
Una notizia, guardando al 2021, è arrivata il 18 dicembre. Covax ha annunciato accordi in grado di garantire la disponibilità di due miliardi di dosi di vaccini. “In questo modo i 190 Paesi membri potranno cominciare a proteggere i gruppi più vulnerabili nella prima metà del 2021” si legge in una nota. “Almeno un miliardo e 300 milioni di dosi acquistate grazie agli stanziamenti dei donatori saranno messe a disposizione di 92 Paesi, così da permettere la copertura di circa un quinto della loro popolazione entro fine anno”. Il meccanismo di prenotazione si chiama Advanced Market Commitment (Amc). L’impegno è anche dell’Italia, nell’anno della presidenza del G20.
“Daremo priorità alle questioni sanitarie, sociali ed economiche legate alle conseguenze della pandemia di Covid-19” ha assicurato la viceministra degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Emanuela Claudia Del Re. Dichiarazioni rilasciate durante un colloquio con Fekitamoeloa Utoikamanu, Alto rappresentante dell’Onu per i Paesi meno sviluppati e i piccoli Stati insulari. Parole che tutti dovranno ricordare il 21 maggio, quando a Roma i capi di Stato e di governo del G20 si riuniranno per il Global Health Summit dedicato alla lotta contro il nuovo coronavirus.