Africa, i giornalisti scientifici che fanno bene anche alla cooperazione
Nel continente africano è cresciuto negli ultimi anni un modello di stampa specializzata nel giornalismo scientifico che fa bene all’informazione e al racconto delle iniziative di aiuto allo sviluppo
Un tempo in Africa era difficile trovare uno spazio per i “senza voce” sui media mainstream con un vasto pubblico semplicemente perché certe notizie non sembravano interessanti per il pubblico e non “vendibili” per i media stessi. Allora era quasi impossibile portare avanti progetti editoriali che non fossero di stampo politico, per discutere di economia, parlare delle guerre o di sport. Questa tendenza a minimizzare l’informazione che non vende o fa vendere è ora cambiata anche in Africa grazie anche all’Associazione dei giornalisti scientifici che è riuscita a “imporsi” attraverso la sua struttura organizzativa e continua a raccogliere adesioni. L’associazione dei giornalisti scientifici africani trae le sue radici dalla World Federation of Science Journalists diventata una organizzazione senza scopo di lucro che rappresenta 67 associazioni di giornalisti scientifici: in tutto 10.000 reporter provenienti da Africa, Americhe, Asia-Pacifico, Europa e Medio Oriente. Circa 3.000 membri provengono dall’Africa e scrvono ogni giorno di agricoltura, mbiente e sanità. Notizie che ruotano attorno ai pilastri dello sviluppo sostenibile declinati negli Obiettivi di sviluppo del millennio (SDGs) e, più vicino a noi, le 5 P tanto care all’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics).
L’associazione gode di un sito informazione, sciDev.net, aggiornato con un’ammirabile frequenza da diversi redattori. Suddiviso in sezioni e regioni, permette di trovare facilmente le informazioni cercate. A ben vedere, le tematiche sviluppate e le scelte editoriali dei giornalisti scientifici africani sono strettamente legate alla cooperazione allo sviluppo e le loro fonti di informazione sono talvolta legate agli attori diretti delle attività e dei programmi di cooperazione, Osc e agenzie di cooperazione. La sezione africana dell’associazione è composta da tre regioni e Oltremare, ha potuto paralre con i tre leader regionali del Nord Africa, dell’Africa Occidentale e dell’Africa Centrale. Ecco il loro ritratto incrociato.
Nehal Lasheen, la scienza deve aiutare i decisori
Nata in Egitto, Nehal Lasheem oggi vicedirettore dell’edizione araba di SciDev.Net per la regione del Nord Africa e del Medioriente è presidente dell’Associazione dei giornalisti scientifici arabi. “La nostra missione è utilizzare il giornalismo indipendente per aiutare individui e organizzazioni ad applicare la scienza al processo decisionale per promuovere uno sviluppo equo e sostenibile e ridurre la povertà”, spiega a a colloquio con Oltremare. Laureata in farmacia all’Università del Cairo, Lasheem ha lavorato anche con il centro di formazione online di Islamonline.net. “Ho progettato e gestito un laboratorio di formazione per aiutare le persone che vivono con il diabete e occasionalmente sono stata coinvolta nell’editing di libri che Islamonline.net ha pubblicato”, racconta.
Lasheem ha ricevuto il terzo premio degli “Egyptian Environmental Journalism Awards 2008” dell’Associazione dei giornalisti scientifici arabi dopo aver superato un programma di mentoring di due. Già caporedattrice e producer della sezione Health & Science del canale televisivo satellitare Ana, aveva tra le sue principali responsabilità la supervisione degli editor e degli sceneggiatori, oltre alla pianificazione dei contenuti. La giornalista pensa che la cooperazione allo sviluppo sia “essenziale in quanto in grado di cambiare le condizioni di vita delle persone in maniera concreta”. Per esempio, in Marocco, la rete ha osservato “come la riconversione del debito abbia permesso allo Stato” di usare queste risorse nei suoi programmi di salute. Ecco l’incrocio tra il lavoro dei giornalisti scientifici e la cooperazione allo sviluppo.
Mbeng Boum e l’informazione negli ospedali del Camerun
Lo scorso febbraio, il primo ministro del Camerun, Dion Ngute, ha inviato una lettera per complimentarsi con Mbeng Boum. Il fatto era troppo raro per passare inosservato visto che i rapporti tra la stampa privata indipendente e il governo non sono sempre stati cordiali. Il motivo del riconoscimento del premier era l’attività del giornalista sul tema della salute. Boum aveva appena pubblicato la prima edizione della sua seconda testata, dedicata specialmente agli ospedali dal titolo MyHospital. “Come giornalista specializzato in salute, ambiente e sviluppo sostenibile, mi occupo quotidianamente di questioni sanitarie. Oltre a ciò, nella mia qualità di promotore ed editore del quotidiano Échos Santé e del settimanale My Hospital, pubblico notizie sulla salute in Camerun e nell’Africa sub-sahariana”, racconta a Oltremare.
Per quanto il campo sembri non essere redditizio come l’economia o la politica, Boum pensa che un prodotto ben assemblato permetta di avere un minimo di reddito ma “è importante sviluppare un buon modello di business”. Per lui le agenzie di cooperazione sono molto importanti nella raccolta dei dati e nell’accesso alle fonti per chiunque lavori in questo settore da un lato, dall’altro, le agenzie forniscono supporto tecnico e finanziario per facilitare il lavoro quotidiano dei giornalisti. Su Échos Santé e My Hospital hanno dedicato molto spazio alle attività della Cooperazione italiana. “Abbiamo coperto diverse attività della cooperazione italiana. Come il loro sostegno al Chantal Biya International Reference Center e agli studenti camerunesi, e la realizzazione di progetti di sviluppo con il governo camerunese”.
Kossi Balao: l’importanza di collaborare
Responsabile dell’Associazione nell’Africa dell’ovest, anche Kossi Balao, originario della Costa d’Avorio, è specializzato nelle questioni sanitarie. “La rete dei giornalisti scientifici nella nostra regione è uno spazio di lavoro, collaborazione, scambio e discussione sul giornalismo scientifico. La rete organizza conferenze, corsi di formazione, workshop, premi e concorsi per incoraggiare e promuovere la pratica del giornalismo scientifico nel mondo francofono. I membri sono giornalisti scientifici provenienti da tutti i paesi africani di lingua francese”, dice a Oltremare. Con una esperienza ventennale Kossi ha dedicato la sua mission alla condivisione con le nuove generazioni. “Organizzo formazioni giornalistiche su temi sanitari. Ognuna con un centinaio di partecipanti. Questo testimonia l’interesse dei media e dei giornalisti per il tema”, racconta. “Vedo sempre più giornalisti interessati a trattare l’argomento. Va da sé che questo settore attrae non per la redditività perché i media, ovunque nel mondo, stanno affrontando una crisi finanziaria senza precedenti, ma per le notizie”.
La pandemia di Covid-19 ha segnato la storia dell’associazione e da cui continuano a trarre insegnamenti. “Abbiamo visto che il pubblico ha sete di notizie sulla salute. L’unica difficoltà quando si lavora in questo settore è l’accesso agli operatori sanitari che spesso non si rendono disponibili. Per questo è importante lavorare in una rete come la nostra”. Secondo Balao “le agenzie di cooperazione allo sviluppo possono sostenere attività che promuovono il giornalismo a condizione che non cerchino di influenzare il contenuto del programma. Ma, per quanto mi riguarda, ad oggi non ho mai usufruito di alcun contributo da parte della cooperazione”, afferma. Per lui il giornalismo scientifico pur non avendone missione rappresenta oggi una migliore forma di cooperazione mediatica tra il nord e il sud del mondo. “Ci sono iniziative di networking e collaborazione che stanno emergendo e che consentono ai giornalisti, chiunque essi siano, ovunque si trovino, di cooperare tra loro. La collaborazione offre sempre vantaggi. Questa è una delle chiavi del successo per il giornalismo d’impatto”.