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Da maestra a formatrice del servizio statale per le emergenze: l’esperienza di Julia

“Mi piace ciò che faccio. L’unica cosa che conta davvero è essere utile e salvare quante più vite possibile”.  

Julia Gorlenko ha sempre saputo di voler insegnare. Da bambina, trasformava la sua cameretta in un’aula, organizzando lezioni per le sue bambole con la dedizione di una vera maestra. Crescendo, quella passione l’ha portata a laurearsi in lingue presso l’Università Pedagogica di Kharkiv “H.S. Skovoroda” e a insegnare inglese. Ma Julia non si è mai fermata davanti alle aspettative altrui. Quando nel 2009 ha avuto l’opportunità di entrare nel Servizio Statale per le Emergenze (DSNS), ha scelto di intraprendere una strada diversa, in un mondo dove le donne erano poche ma necessarie. 

Oggi, è istruttrice nel Dipartimento di Formazione sulla sicurezza delle mine presso il Centro Interregionale di Sminamento Umanitario e Risposta Rapida di Kharkiv. Lavora in un ambiente prevalentemente maschile, ma non ha mai lasciato che questo definisse il suo ruolo. Non ha bisogno di dimostrare di essere all’altezza: il suo lavoro parla per lei. Conosce alla perfezione i protocolli, guida le sessioni di formazione e prende decisioni rapide in situazioni critiche. La sicurezza di intere comunità dipende anche da lei. 

Kharkiv è una delle aree più minate dell’Ucraina. Centinaia di ordigni inesplosi trasformano il terreno in una trappola mortale. Julia, però, non si lascia intimidire. Cammina nei campi contaminati, attraversa boschi pericolosi, insegna ai civili come riconoscere e segnalare una mina. Il rischio è parte del suo quotidiano, ma anche la consapevolezza di fare la differenza. Con la guerra, il suo ruolo è diventato ancora più cruciale. “Adesso più che mai, il mio lavoro è necessario“, afferma. E lo è davvero: le persone l’ascoltano con attenzione, perché sanno che le sue parole possono salvare loro la vita. 

Il suo impegno va oltre l’aula e i corsi di formazione. Spesso entra nelle zone liberate, quelle dove l’esercito russo ha lasciato un’eredità letale di mine e trappole esplosive. È una delle prime a mettersi in gioco, a raggiungere le comunità, a offrire conoscenze fondamentali per la sopravvivenza. Ma ciò che la segna di più non è il pericolo: sono le persone che incontra, soprattutto i bambini: “Piccole voci che parlano di paura e perdita con un’innocenza disarmante”, racconta.  

Suo marito, anche lui nel DSNS da oltre trent’anni, la sostiene senza riserve. I loro figli, di otto e cinque anni, la osservano con ammirazione e, a volte, la accompagnano alle sue lezioni. “Ormai potrebbero quasi insegnare da soli“, dice ridendo. Forse seguiranno le sue orme, forse no. Ma una cosa è certa: cresceranno sapendo che una donna può fare tutto ciò che desidera, anche in un mondo che non sempre glielo rende facile. 

Julia non si è ancora fermata. Attualmente sta conseguendo una seconda laurea presso l’Università Nazionale di Protezione Civile. Non sa ancora quale sarà il prossimo passo della sua carriera, ma ha una certezza incrollabile: Mi piace ciò che faccio. L’unica cosa che conta davvero è essere utile e salvare quante più vite possibile. 

Julia lavora nell’ambito del progetto Health Care for Safety and Rehabilitation, capofilato dall’OSC Missione Calcutta APS e finanziato dall’AICS. Attraverso attività di formazione e sensibilizzazione sulla sicurezza delle mine, contribuisce a ridurre il rischio per migliaia di persone, in particolare donne, bambini e comunità vulnerabili. Il progetto fa parte dell’Iniziativa di emergenza, finanziata dalla Cooperazione Italiana, che attraverso 26 progetti e oltre 100 organizzazioni, supporta un milione di persone tra Ucraina e Moldova. 

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