Salute Mentale e Riabilitazione Psicosociale: Un Progetto di Sostenibilità e Inclusione a Betlemme
Finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e realizzato dall’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina (ASUGI), oggi, il modello di salute mentale di comunità sviluppato da Franco Basaglia, si sta realizzando in Palestina, e principalmente nell’area di Betlemme, grazie al progetto innovativo “Salute Mentale e Riabilitazione Psicosociale” che propone attività formative, supervisioni e missioni sul campo. Il progetto della durata di 36 mesi, rientra nell'iniziativa RING, che ha come obiettivo il rafforzamento del sistema sanitario palestinese, e costituisce parte integrante della programmazione della Cooperazione Italiana in Palestina.
L’Ospedale Psichiatrico di Betlemme, unica struttura di ricovero psichiatrico in Palestina, ha intrapreso dal 2022 un percorso di trasformazione ispirato al lavoro pionieristico di Franco Basaglia, psichiatra tra i principali leader del movimento italiano di deistituzionalizzazione dell’assistenza psichiatrica. Basaglia sviluppò, prima a Gorizia e poi a Trieste, un approccio di cura del disturbo mentale fondato sulla centralità della persona e dei suoi diritti umani, e finalizzato alle reintegrazione sociale delle persone internate negli ospedali psichiatrici. Le attività riabilitative di formazione e inserimento lavorativo, lo sviluppo di cooperative sociali e i laboratori artistici sono parte integrante di questo modello innovativo, assieme alle attività culturali di lotta allo stigma nella popolazione generale, che mirano a modificare la percezione dei pazienti da semplici destinatari passivi di cure a partecipanti attivi della vita sociale della comunità.
Per conoscere più a fondo questo progetto abbiamo intervistato i professionisti di ASUGI e gli operatori dell’ospedale, che ci hanno raccontato l’impatto tangibile del loro lavoro e le storie di chi sta vivendo un percorso di riabilitazione.
I professionisti di ASUGI ci illustrano i tre obiettivi principali del progetto. Primo, lo sviluppo di un progetto di presa in carico territoriale per persone con ricoveri frequenti nell’ospedale psichiatrico, attraverso visite ambulatoriali e domiciliari congiunte del personale del centro salute mentale di Betlemme e dei medici specializzandi dell’ospedale. Il secondo consiste nella definizione di percorsi riabilitativi per persone lungodegenti e il loro inserimento in gruppi di convivenza supportati. Infine, lo sviluppo di programmi di inserimento lavorativo presso una serra, un laboratorio di maglieria e una caffetteria all’interno dell’ospedale.
Questi obiettivi sono stati scelti per migliorare la qualità della vita e favorire l’integrazione dei pazienti nella comunità.
Durante la prima missione di giugno 2021, i professionisti hanno esplorato i servizi di salute mentale in Cisgiordania, incontrando operatori dell’ospedale psichiatrico di Betlemme e rappresentanti del Ministero della Salute. Dall’analisi della situazione è stata sviluppata una proposta formativa focalizzata su tre aree chiave: la diagnosi e il trattamento precoce dei disturbi mentali, l’organizzazione di servizi pro-attivi rispettosi dei diritti umani e la riabilitazione psicosociale per facilitare il reinserimento sociale e combattere lo stigma nella popolazione. I corsi, tenuti sia in presenza sia online, hanno visto il coinvolgimento attivo di operatori palestinesi, creando un ponte tra esperienze professionali e approcci multidimensionali, essenziali per una cura integrata e comunitaria.
“Grazie al supporto dei colleghi di Trieste, abbiamo rivoluzionato il nostro approccio,” afferma un operatore dell’ospedale. “Ogni membro del team si dedica alla riabilitazione psicosociale, considerando tutti gli aspetti della vita dei pazienti, permettendoci di vederli come individui con sogni e bisogni. È un viaggio di crescita reciproca di cui siamo orgogliosi.”
Tra il 2022 e il 2023, sono state realizzate quattro missioni sul campo a Betlemme e una visita a Trieste da parte di cinque operatori dell’ospedale psichiatrico. “Grazie ai contatti online abbiamo garantito continuità nelle attività formative e nella supervisione degli operatori palestinesi,” raccontano i professionisti di ASUGI. Aggiungono che “i primi risultati sono la riduzione sensibile dei ricoveri e l’attivazione di programmi di inserimento lavorativo per una decina di pazienti presso il laboratorio di maglieria e la serra dell’ospedale, accompagnati da un prezioso sussidio economico mensile.”
Si tratta di segnali incoraggianti che segnano un importante passo avanti nei percorsi di cura e di reintegrazione sociale.
Durante gli incontri con i pazienti e i loro familiari, il personale ospedaliero ha raccolto la loro soddisfazione per i programmi di inserimento lavorativo e di riabilitazione psicosociale. Si sono rinforzati sentimenti di fiducia reciproca tra pazienti e personale, fondamentali per superare assieme le sfide intrinseche ai percorsi di guarigione. Un momento speciale è stata la partecipazione ai laboratori: un’esperienza indimenticabile che ha fatto sentire i pazienti al centro dell’attenzione, con la comunità pronta a offrire supporto. Questo coinvolgimento ha notevolmente migliorato la loro auto-percezione e fiducia, accendendo il desiderio di mettersi in gioco e mostrare le proprie abilità. Gli effetti positivi sulla loro vita e sul legame con la comunità dimostrano quanto siano importanti i momenti di connessione con la comunità e di riconoscimento delle potenzialità di ogni persona.
Uno degli obiettivi più ambiziosi del progetto è l’apertura di una caffetteria in un edificio dell’ospedale, che sarà gestita da un’associazione locale e offrirà opportunità di lavoro ai pazienti. Questo spazio aperto alla cittadinanza diventerà un punto di aggregazione a Betlemme, ospitando attività per la comunità e promuovendo l’integrazione sociale dei pazienti. Parallelamente, gli appartamenti di riabilitazione offriranno ai pazienti un’opportunità concreta per acquisire le abilità necessarie a condurre una vita indipendente, facilitando il percorso di ripresa dal disturbo mentale. Grazie ai programmi personalizzati di riabilitazione psicosociale e occupazionale, l’appartamento costituirà un fondamentale passaggio per favorire il rientro a casa dopo lunghi ricoveri ospedalieri. Questi progetti, oltre a rafforzare la fiducia della comunità nelle capacità dei pazienti, possono stimolare una crescita reciproca, preparando i pazienti ad affrontare con maggiore sicurezza la vita quotidiana.
I professionisti sottolineano che uno dei risultati più importanti del progetto è il nuovo atteggiamento degli operatori dell’ospedale psichiatrico verso i degenti. Questo approccio si traduce in un ascolto più attento delle esigenze dei pazienti e delle loro famiglie, che sono coinvolti attivamente nella scelta delle proposte terapeutiche e riabilitative. Inoltre, si è instaurata una collaborazione con ONG locali, diventate partner fondamentali per lo sviluppo di programmi di reinserimento sociale e lavorativo. Questo dialogo e questa integrazione con la comunità non solo migliorano il supporto ai pazienti, ma creano anche un ambiente più inclusivo e sostenibile per il loro percorso di recupero.
Oggi, grazie al progetto “Salute Mentale e Riabilitazione Psicosociale”, i pazienti possono affrontare il futuro con maggiore fiducia e sicurezza e la comunicazione con le proprie famiglie è cambiata. Queste nuove condizioni possono migliorare la loro autostima e facilitare l’accettazione da parte della comunità. Hanno scoperto quanto il lavoro sia fondamentale nel loro percorso di guarigione, dimostrando che integrazione sociale e realizzazione personale sono alla portata di tutti. Giorno dopo giorno, questi pazienti si avvicinano al loro pieno potenziale, diventando membri attivi della società e ispirazione per chiunque.