Wathba Ahmed: “Con Aics per i diritti delle persone disabili in Sudan”
La project officer del progetto Inlab che si occupa dell'inclusione delle persone con disabilità nel mercato del lavoro nella sede Aics di Khartoum ha trovato nella cooperazione italiana uno strumento per agire contro le discriminazioni all'interno della comunità
Wathba Ahmed lavora a Khartoum con l’Agenzia Italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) da meno di un anno e insegue un sogno, quello di occuparsi delle persone più deboli della società sudanese, come quelle diversamente abili. Una sfida per la mancanza di consapevolezza, educazione, comunicazione, accessibilità, che creano un enorme gap nella comunità. “Devo aiutare il Sudan a ridurre il divario tra le persone per garantire a tutte un accesso uguale al lavoro e fare in modo che nessuno venga discriminato”. Così inizia la sua intervista con Oltremare.
Quello di Whatba è programma ambizioso viste anche le difficoltà enormi che devono fronteggiare le persone con disabilità nel Paese africano. “In Sudan, le persone con disabilità devono affrontare molti problemi per avere un lavoro. A volte anche con gli stessi titoli di studio (lauree o diplomi) non vengono prese in considerazione dal mercato del lavoro” afferma. “Le persone con disabilità sono limitate dall’incapacità di trovare un impiego e quando ce la fanno lo stipendio che ricevono è sempre molto più basso del normale”.
Ma per Wathba, il problema va affrontato in modo globale “per garantire i diritti” di tutti”, dice con il sorriso e la determinazione che la contraddistingue, poi aggiunge “a volte, alle persone con disabilità viene chiesto di arrivare in orario come tutti, di usare gli stessi ascensori senza la possibilità di poterli prendere per i vincoli ambientali”.
Di queste criticità si occupa Wathba, arrivata in Aics a febbraio 2022 dopo una lunga esperienza con Ong italiane del settore. “Come Aics siamo donatori e il mio compito non è di lavorare direttamente con le persone con disabilità, ma riunire le organizzazioni partner nazionali e locali attorno a un tavolo per pianificare insieme il modo migliore di promuovere i diritti” spiega.
La strada che porta ad Aics da Khartoum per Wathba assomiglia a quella che l’ha portata dalla sua provincia alla capitale. ”Sono cresciuta in una famiglia molto numerosa, in Sudan. I miei familiari svolgevano diverse attività lavorative. Mio nonno materno era un assistente medico, mio nonno paterno un impiegato statale che lavora in tutti i diversi stati del Sudan. Le mie nonne lavoravano come allevatrici, possedevano animali da fattoria, altri familiari svolgevano altre attività lavorative, chi faceva l’insegnate, chi l’elettricista”. Nata nel 1995 nello Stato di Al-Gazira, a tre ore di macchina da Khartoum, Wathba Ahmed si trasferisce con la famiglia nella capitale nel 2001, a sei anni.
Qui si laurea nel 2015 e inizia la sua prima esperienza lavorativa con il servizio civile presso la Casa Chisher per la riabilitazione dei bambini con disabilità. Collabora poi con Ovci, Osc italiana che si occupa di riabilitazione e inclusione delle persone con disabilità nella comunità. “È stato subito chiaro per me che lavorare con le persone con disabilità sostenendo l’inclusione e promuovendo i loro diritti era la mia passione” dice ora.
“All’inizio è stato molto emozionante poter lavorare con bambini e donne con problemi, ma ero determinata nel provare ad aiutarli e, nonostante le mie prime difficoltà, ho trovato il lavoro affascinante”, racconta ad Oltremare.
Per Wathba, non è stato difficile interpretare il suo ruolo nell’offrire “un servizio ai più deboli”, e gode della stima dei colleghi italiani a partire dal titolare di sede Michele Morana che le ripete sempre che “la cooperazione non è altro che sostenere altre persone”. Lei è molto orgogliosa di poter lavorare in Aics perché così può migliorarsi. Ogni dipendente dell’Agenzia lo sa: imparare dagli altri in questo mondo così variegato è segnale di un futuro roseo. La sua umiltà, poi, la aiuta molto nel suo campo.
E il suo legame con l’Italia per cui lavora? “Lavoro con gli italiani da molti anni trovando sempre un ambiente lavorativo accogliente, e di questo sono molto felice. Ho anche stretto amicizie, ho partecipato a tutte le attività sociali con loro, sono stata ospitata nelle loro case, e io ho fatto conoscere loro la mia famiglia”. Come dicono gli anglosassoni “learning by doing”, imparare facendo. Così si può dire della cultura “generale” italiana. “Ho avuto l’opportunità con loro di provare il caffè italiano e di provare il cibo italiano, ho anche ricevuto molti fantastici regali dall’Italia. Purtroppo, fino ad ora non ho avuto l’opportunità di visitare l’Italia, ma in futuro Inshallah, avrò qualche possibilità di poter partire per l’Italia e così anche salutare i miei amici italiani che non lavorano più in Sudan.
Per Wathba, lavorare in Aics da sudanese è un doppio privilegio: lavora nella cooperazione assistendo la propria comunità ed è anche una testimonial diretta del contributo italiano nei cambiamenti positivi del proprio Paese. “In Sudan ci sono molti bisogni e sfide, e l’Aics gestisce tanti progetti importanti per istituzioni, organizzazioni e beneficiari” spiega. “Il focus dell’iniziativa Inlab, per la quale lavoro, è il rafforzamento economico e lo sviluppo di percorsi di inclusione nei sistemi di welfare e nel mercato del lavoro delle persone con disabilità, in ottica di mainstreaming in linea con i principi della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (Crpd)”.
Per fare un esempio, continua “tra le attività del progetto troviamo l’assistenza tecnica alle istituzioni sudanesi, una policy gap analysis su base nazionale e uno studio focus sull’occupazione formale e informale delle persone con disabilità nello Stato di Khartoum”. Ma l’iniziativa “comprende l’attività di formazione per funzionari pubblici su metodologie e buone pratiche per la ricezione dei principi della Crpd nella legislazione e nelle politiche nazionali, e la promozione di sinergie e scambio di buone pratiche nella promozione e protezione dei diritti delle persone con disabilità a livello regionale tra attori istituzionali e della società civile”, racconta appassionata Wathba.