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Accordo di Parigi: arriva la tutela dei diritti umani prevista dall’Articolo 6

Continua il percorso verso la giustizia climatica nell'avvicinamento alla Cop29 di Baku

Dall’approvazione dell’Accordo di Parigi sono passati quasi nove anni ma ancora non sono operativi vari meccanismi finanziari dell’Articolo 6, quello più complesso e difficile, necessario a gestire i meccanismi finanziari di cooperazione per raggiungere gli obiettivi di adattamento e mitigazione di ogni Paese.

Questi meccanismi danno forma de facto a un carbon market perché permettono a una nazione di finanziare progetti di mitigazione altrove per ottenere crediti o di acquistare le riduzioni di emissioni “in eccesso” di un altro Stato, invece di ridurre le proprie. Sono però vari i nodi da completare entro la Cop29 clima di Baku di novembre: in particolare l’attuazione degli articoli 6.2, 6.4 e 6.8.

Il primo servirà a creare le basi per la negoziazione delle riduzioni e degli assorbimenti delle emissioni di gas serra, i risultati della mitigazione, tra i vari Paesi. L’articolo 6.4 invece creerà un mercato globale del carbonio supervisionato da un organismo di vigilanza delle Nazioni Unite, con un nuovo meccanismo per la convalida, la verifica e l’emissione di crediti di carbonio di alta qualità. Infine, il terzo meccanismo si basa sui Nmas, Non-Market Approaches, dove la cooperazione è centrale fornire e distribuire in modo equo risorse finanziarie e tecniche ai Paesi in via di sviluppo nel tentativo di creare un quadro collaborativo per migliorare le ambizioni climatiche nel contesto dell’Accordo di Parigi.

Da Bonn a Baku, sei mesi per chiudere i negoziati sull’Articolo 6

Dal 3 al 13 giugno proseguiranno i negoziati intermedi dell’Unfccc a Bonn. Secondo la società di consulenza giuridica White e Case “importante rilievo sarà dato soprattutto all’articolo 6.8, che guadagna attenzione per il suo potenziale di instaurare una significativa cooperazione climatica internazionale, mentre perdurano le divisioni su gli altri due articoli”. Si discuterà principalmente di quali Nmas saranno preferenziali e come rendicontarli.

Tra le varie soluzioni gli swap debito-clima sono emersi nelle discussioni preparatorie come Nmas ideali per aiutare i Paesi vulnerabili ad accedere a sbloccare finanziamenti per affrontare i rischi climatici e mitigarli attivamente attraverso un allineamento delle sovvenzioni pubblici con gli obiettivi climatici.

Questi swap sono concepiti per garantire che i Paesi altamente indebitati possano incanalare i fondi ottenuti da questa forma di riduzione del debito in progetti che affrontino le sfide climatiche, senza accumulare altro debito o compromettere il proprio rating creditizio. In sostanza, nell’ambito degli swap debito-clima, i Paesi negoziano nuovi accordi con partner multilaterali o bilaterali a condizioni migliori e riassegnano i risparmi derivanti da tali condizioni migliori per finanziare investimenti che affrontano direttamente le questioni climatiche a livello locale.

Non mancano esempi da imitare. Il 17 novembre 2023, il consiglio di amministrazione della Banca Mondiale ha approvato un prestito di 350 milioni di dollari per l’Uruguay, in cui il pagamento degli interessi viene ridotto se il settore zootecnico diminuirà le emissioni di metano, superando di un ulteriore 1% il target indicato nel contributo determinato a livello nazionale (Ndc) dell’Uruguay. Questo tipo di esempi possono essere replicati su amplia scala, sia per il clima ma anche per la biodiversità. A Bonn e poi a Baku si cercherà di concludere un registro di tutti gli Nmas per rendicontarlie valutarne l’impatto, cercando di meccanismi più efficiente.

Apertura per i diritti umani, si accelera su articolo 6.4

Un passo avanti importante per l’articolo 6.4 è stato compiuto il 3 maggio, quando l’organo delle Nazioni Unite responsabile della creazione di un nuovo mercato globale del carbonio (The Supervisory Body of the Paris Agreement Crediting Mechanism) ha rafforzato la tutela dei diritti umani ambientali e sociali nei progetti finanziati attraverso i meccanismi dell’Articolo 6.

“Questo è un momento decisivo”, ha dichiarato Maria al-Jishi, presidente dell’organo di vigilanza in un comunicato. “Con l’introduzione della procedura di appello e reclamo (Appeals and Grievances Procedure), stiamo creando nuove strade per dare potere alle comunità indigene e agli individui vulnerabili, assicurando che le loro voci siano ascoltate e che i loro diritti siano sostenuti”, quando progetti a beneficio del clima possono danneggiarli. Le nuove garanzie consentono alle persone colpite dalle attività previste dal meccanismo di appellarsi alle decisioni o di presentare un reclamo. Si tratta di un passo fondamentale verso lo sviluppo di un nuovo mercato internazionale del carbonio che stabilisca il punto di riferimento per i crediti di carbonio ad alta integrità.

“Provo un senso di sollievo per il fatto che, dopo anni di dibattiti sui ricorsi, siamo finalmente riusciti a creare un sistema solido, che ci ritiene responsabili delle nostre decisioni e garantisce che le attività che approviamo siano responsabili dei loro impatti”, ha aggiunto il vicepresidente del Supervisory Body Martin Hession. “In un mondo in cui lo Stato di diritto e i diritti umani sono minacciati, sono orgoglioso di aver fatto la nostra piccola parte nel sostenere questi principi fondamentali”.

La Appeals and Grievances Procedure è entrata immediatamente in vigore, segnando una tappa significativa nell’operatività del meccanismo di accreditamento dell’Accordo di Parigi. In passato era già accaduto che all’interno dei meccanismi della diplomazia climatica, in particolare con i Cdm, Clean Development Mechanism creati con il protocollo di Kyoto, si verificassero gravi violazioni dei diritti umani in progetti di compensazione e adattamento. Impact assessment condotti da vari istituti, hanno rivelato diffuse violazioni di diritti umani nell’implementazione di progetti a basse emissioni, come nel caso del Cdm per la costruzione della diga Barro Blanco a Panama e della diga Bujagali in Uganda. Anche nel settore dei carbon credit sono occorsi violazioni dei diritti umani, violenze e stupri, come nel caso dello scandalo del progetto di compensazione della CO2 Kasigau Corridor in Kenya, gestito dalla società statunitense Wildlife Works, dove varie donne coinvolte nel progetto hanno denunciato molestie sessuali e abusi da parte del management della società.

Biografia
Emanuele Bompan
Giornalista ambientale e geografo. Si occupa di economia circolare, cambiamenti climatici, green-economy, politica americana. È Direttore della rivista Materia Rinnovabile, collabora con testate come La Stampa, Nuova Ecologia e Oltremare. Ha scritto l’Atlante geopolitico dell’Acqua (2019), Water Grabbing – le guerre nascoste per l’acqua nel XXI secolo (2018), Che cosa è l’economia circolare (2017). Ha vinto per quattro volte l’European Journalism Center IDR Grant, una volta la Middlebury Environmental Journalism Fellowship, una volta la Google DNI Initiative ed è stato nominato Giornalista per la Terra nel 2015.
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