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Acque sotterranee, un tema dimenticato al centro del World Water Day

Il 25% di tutti gli acquiferi è gestito in maniera insostenibile, mentre il prelievo idrico dalle falde aumenta del 5% ogni anno. Per le Nazioni Unite trovare soluzioni per la ricarica delle falde e promuovere una gestione cooperativa nell’acqua “nascosta” è di massima importanza.

Karachi, megalopoli pachistana di 15 milioni di abitanti, ha quasi esaurito la sua falda acquifera a causa dell’eccessivo prelievo non regolamentato. Una situazione simile a tante regioni popolose del pianeta, dalla Cina settentrionale al Medio Oriente fino alla ricca Central Valley californiana. Eccessivo prelievo, ricarica ridotta e mutazione della geografia idrica a causa del cambiamento climatico, hanno alterato pesantemente le riserve sotterranee d’acqua dal punto di vista qualitativo. Pesticidi, inquinanti chimici e l’aumento del cuneo salino (la penetrazione dell’acqua salata nelle falde a causa dell’aumento dei livelli del mare o della riduzione della portata dei fiumi) ne hanno degradato la qualità. Le acque sotterranee del nostro pianeta sono sempre più a rischio.

Per questa ragione la Giornata Mondiale dell’Acqua 2022 è dedicata alle falde acquifere, al mondo ctonio del nostro oro blu. Obiettivo: dare visibilità alle acque “invisibili”. E affrontare una delle cause dell’insicurezza alimentare. “Circa il 40%di tutta l’acqua utilizzata per l’irrigazione proviene dalle falde acquifere”, spiega Marirosa Iannelli, presidente del Water Grabbing Observatory. “Soprattutto nei Paesi con scarsità d’acqua e cattiva gestione delle risorse, l’eccessivo pompaggio delle acque sotterranee per l’agricoltura irrigua può portare rapidamente all’esaurimento, danneggiando la sicurezza alimentare di una determinata zona”. Intervenire dunque sulla gestione dal punto di visto quantitativo e qualitativo è un imperativo per lo sviluppo globale di un pianeta sempre più popoloso. Secondo i dati Unesco il 25% di tutti gli acquiferi è gestito in maniera insostenibile, mentre il prelievo idrico dalle falde aumenta del 5% ogni anno, una cifra impressionante. Il risultato è uno stress idrico sempre più diffuso.


Conflitti acquiferi

Oggi esistono circa 300 falde acquifere transfrontaliere, sfruttate da due o più Stati. La gestione cooperativa di queste risorse è fondamentale per evitare fenomeni di water-grabbing o di tensioni o conflitti legati all’acqua. «” nozione degli ‘acquiferi transfrontalieri’ nasce negli anni Ottanta, così come la questione della loro gestione a livello geopolitico”, spiega Francesca Greco, ricercatrice del London Water Research Group. “Grandi acquiferi contesi includono il Stampriet tra Namibia e Sud Africa, il Mountain Acquifer in Palestina, dove però Israele non permette di pompare acqua da sotto i piedi, il Pretashkent in Uzbekistan e Kazakistan. Sono tutti transfrontalieri contesi, su cui lìInternational Groundwater Resources Assessment Center (Igrac) opera diplomazia tecnica per favorire la cooperazione sulla gestione sostenibile delle risorse idriche sotterranee in tutto il mondo”. Dal 2003 Igrac, che è parte dell’UNESCO, fornisce un contenuto indipendente e un supporto di processo, concentrandosi in particolare sulla valutazione delle falde acquifere transfrontaliere e sul monitoraggio delle acque sotterranee, sebbene il suo lavoro sia poco conosciuto.

“Di molti acquiferi contesi non si sa ancora abbastanza, a differenza dei fiumi, per quanto riguarda la capienza e i flussi interni di acqua, informazioni cruciali per una buona cooperazione”, continua Greco, che ha lavorato come ricercatrice sulla falda tra Arabia Saudita e Giordania. “Le ragioni sono molteplici. Innanzitutto l’idrologia sotterranea non è banale. Non dobbiamo immaginare le falde come delle piscine ma come complessi reticoli di vasi comunicanti, di cui spesso non si hanno sufficienti informazioni sulle quantità di acqua disponibili. Inoltre spesso le informazioni sono protette all’interno dei meccanismi di sicurezza nazionale, quindi in pochi sono disposti a condividere informazioni”. Mancando però le informazioni diviene poco gestibile la gestione, portando in alcuni casi a tensioni non sempre scientificamente motivate.

Dal punto di vista del diritto le falde sotterranee transfrontaliere hanno gli stessi principi legali dei bacini di superficie. Per un uso cooperativo si deve rispettare il principio del no-harm (nessun danno), dell’uso equo e del ripudio della nozione di sovranità territoriale assoluta sulla risorsa. “Ma per le acque sotterrane non è così automatico definire il concetto di uso equo e di danno, data proprio la complessità delle conformazioni degli acquiferi”, continua Greco. “Eppure è di massima importanza comunicare l’eventuale presenza di inquinanti (principio no-harm) o cercare accordi cooperativi, come cerca di fare Igrac, basati su mutuo rispetto e condivisione delle informazioni”.

Sulla questione della gestione cooperativa si cimenterà l’Unesco durante il summit di alto livello sulle acque sotterranee che si terrà il prossimo dicembre, nel tentativo di rafforzare la conoscenza e la gestione acque invisibili. Intanto a Dakar, il 22 marzo, durante il World Water Forum, sarà presentato uno strumento molto importante: il Catalogo aggiornato delle acque sotterranee. Uno strumento importante di disseminazione di conoscenza per favorire la gestione cooperativa e offrire uno stato dell’arte dello stato di salute degli acquiferi.

Ricaricare gli acquiferi, fermare il cambiamento climatico

Quando gli esperti parlano di “mar” non fanno un riferimento poetico agli oceani, bensì si riferiscono a Management of Acquifer Recharge, ovvero alla gestione della ricarica degli acquiferi. Non basta fermare i prelievi indiscriminati infatti. È altrettanto importare fornire soluzioni concrete per la loro ricarica. Il principio di base del riempimento intenzionale delle falde acquifere è stabilizzare lo stoccaggio dell’acqua e migliorare la qualità dell’acqua reinserita. Questo può essere fatto in una miriade di modi che rispettano altri usi dell’acqua o sfruttano l’acqua altrimenti sprecata. Dal riciclo dell’acqua dei depuratori e ri-pompaggio, al recupero delle acque grigie trattate, fino alla desalinizzazione delle falde. “I progressi nei metodi di trattamento stanno migliorando la qualità dell’acqua riciclata (circular water, nda) e riducendo i costi, creando nuove opportunità per Mar per migliorare e garantire l’approvvigionamento idrico con acqua che altrimenti verrebbe sprecata o inquinerebbe corsi d’acqua, falde acquifere ed estuari», spiega Iannelli.

Uno dei primi passi è quello di svolgere indagini sulla qualità dell’acqua da ricaricare, sulla qualità delle acque sotterranee e sulla mineralogia delle falde acquifere per determinare il livello appropriato di trattamento dell’acqua per la ricarica, che tenga conto delle reazioni biogeochimiche che si verificano nelle falde acquifere quando vengono introdotte nuove fonti d’acqua. Questo, come illustra il documento Managing aquifer recharge: a showcase for resilience and sustainability, testo seminale pubblicato da Unesco nel 2021, permette di introdurre acqua da una molteplicità di fonti, dall’acqua piovana urbana (urban stormwater) alle acque da desalinizzazione. La reintroduzione di acqua controllata è inoltre consigliata per inibire l’intrusione salina nelle falde acquifere costiere e quindi prolungare e sostenere l’approvvigionamento di acqua dolce.

Secondo il report Unesco però i piani Mar da soli non sono in grado di invertire il calo del livello delle acque sotterranee. Nell’ultimo report Ipcc, Climate Change 2022: Impacts, Adaptation and Vulnerability, rilasciato a fine febbraio dal Working Group II, si è ribadito come l’aumento dei gas serra in atmosfera andrà ad alterare significativamente la sfera idrica. In alcune regioni, confermano gli scienziati, si assisterà ad una severa riduzione della piovosità, mentre aumenteranno i fenomeni di grande intensità, con rovesci intensi in un arco di tempo ridotto, rendendo impossibile la percolazione e la ricarica di falda. Per questo sono urgenti importanti investimenti in piani di adattamento, soprattutto per l’acqua. “Dobbiamo investire la metà della finanza climatica in adattamento”, ha ribadito il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, durante la conferenza stampa di lancio del documento. Il tema fino ad oggi ha avuto attenzione solo parziale all’interno dei negoziati sul clima (ma anche sulla biodiversità). La speranza è che l’attenzione mediatica su questo tema rivitalizzi l’attenzione di esperti, policy maker ed analisti.

 

Biografia
Emanuele Bompan
Giornalista ambientale e geografo. Si occupa di economia circolare, cambiamenti climatici, green-economy, politica americana. E’ Direttore della rivista Materia Rinnovabile, collabora con testate come La Stampa, Nuova Ecologia e Oltremare. Ha scritto l’Atlante geopolitico dell’Acqua (2019),Water Grabbing – le guerre nascoste per l’acqua nel XXI secolo (2018) “Che cosa è l’economia circolare” (2017). Ha vinto per quattro volte l’European Journalism Center  IDR Grant, una volta la Middlebury Environmental Journalism Fellowship, una volta la Google DNI Initiative ed è stato nominato Giornalista per la Terra nel 2015.

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