Alla scoperta di “Cam On!”, scuola di architetti “fai da te” in Camerun
Il progetto finanziato dalla Cooperazione italiana è diventata una best practice internazionale.
Da più di 20 anni Paolo Cascone sogna di costruire un ponte culturale e, se vogliamo, “architettonico” tra Europa e Africa. Così, l’architetto italiano classe ’76 nato a Napoli e residente a Londra, è sbarcato con le sue valigie in Camerun, nella capitale economica Douala, coltivando il sogno di avviare un dialogo tra i due continenti attraverso il linguaggio dell’arte ed, in particolare, dell’architettura. Questo paese dell’Africa centrale è noto per essere una “Africa in miniatura” perché convivono nello stesso territorio tante diverse culture. In Camerun, infatti, si incontrano oltre 250 etnie che rappresentano tutta l’enorme ricchezza culturale ed etnica dell’Africa. Qui Paolo Cascone si è imbattuto in una realtà caotica, sospesa tra passato e futuro, dove nessuno ha mai progettato una città, attraverso una bozza di piano, tranne i distretti concepiti durante il periodo della colonizzazione tedesca prima e anglo-francese poi.
Proprio a Douala un attivista, André Blaise Essama, che si è dedicato alla demolizione di tutti quei monumenti inneggianti agli “eroi” stranieri per proporne la loro sostituzione con quegli “eroi” nazionali che si sono immolati per l’indipendenza del Camerun, ha incrociato il percorso dell’architetto italiano condividendone le finalità. Cascone ha lanciato, partendo proprio dal Camerun, il progetto “Cam on!” con l’intento di sostenere la nascita di una classe di giovani, come Blaise, in grado, attraverso l’architettura di dare una svolta al suo Paese e cambiare, così, il volto anche di altre città africane.
“Il mio contributo al progetto “Come on!”, racconta Cascone, “è stato duplice, sia come responsabile scientifico dell’ African Faber School (Afs) sia come architetto progettista e direttore dei lavori della Hub culturale realizzata a Douala nell’ambito dello stesso progetto“.
Cam on! ha le sue fondamenta in Codesinglab, fondato nel 2007 a Parigi: si tratta di uno studio di architettura e di design, un laboratorio di progettazione ecologica e architettura performativa che parte dalla progettazione dell’edificio per giungere alla progettazione vera e propria dell’artefatto. Il progetto AFS è il frutto di quasi 20 anni di esperienze che Cascone ha fatto in Africa sui temi dell’architettura ecosostenibile e della formazione learning by doing, che permette agli studenti di “imparare facendo”.
“Ho guidato gli studenti africani verso l’uso delle nuove tecnologie di fabbricazione digitale, alternate alle tecniche tradizionali e all’uso di materiali locali, così hanno potuto realizzare, nel tempo, progetti innovativi per l’ architettura ed il design eco-sostenibile a servizio delle comunità locali” spiega Cascone. “Il progetto è realizzato con il sostegno del Coe, la prima Ong italiana arrivata in Camerun all’inizio degli anni ’60. Sulla base di questa esperienza pregressa abbiamo partecipato e vinto il bando lanciato dall’Aics nel 2016,mettendo in moto in Camerun, nell’ambito del progetto Cam on!, un processo virtuoso basato sull’implementazione e l’autocostruzione di un laboratorio di fabbricazione digitale (stampa 3D, fresa, Cnc etc….) per design e architettura, il primo in Africa!”
Molti gli elementi che rendono davvero innovativo il progetto: la formazione di studenti ed artigiani locali su tecniche di autocostruzione con materiali locali, la realizzazione di prototipi di housing energeticamente autosufficienti, l’adozione di un processo partecipativo nel rispetto dei principi dell’ecosostenibilità e del risparmio energetico. Non a caso il progetto Afs, per il suo carattere innovativo in materia d’inclusione sociale e di realizzazioni ecosostenibili, fin dal suo esordio, ha scelto di applicare i principi e le strategie concordate a Parigi con la Coop21, a Quito con l’Agenda Habitat III e a New York con i 17 Sustainable Development Goals (SDGs) stabiliti nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Per questo, African Fabbers School è stato ritenuto una best practice in vari ambiti internazionali, dal World Urban Forum (Napoli 2012), alla più recente selezione per la Biennale di Architettura di Venezia (2021) ed, infine, al World Congress of Architects dal titolo “Sustainable Futures – Leave No One Behind”(Copenhagen 2023).
Ora con un progetto all’avanguardia e con decine di ragazzi formati, quale è l’auspicio di Paolo Cascone per il futuro? “Mi auguro – risponde- che non venga dispersa l’esperienza acquisita con questo progetto perché, visti i positivi risultati, occorrono nuove sinergie e collaborazioni con altre ONG e organismi interessati a dare continuità alle attività dell’African Fabbers School per sviluppare progetti innovativi al servizio delle comunità locali non solo in Camerun, ma anche in altre realtà di cooperazione: c’è ancora molto da fare”.