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Arriva il sistema di allerta continentale africano per i fenomeni catastrofici

L'African Multi-Hazard Early Warning and Action Sistem (Amhews) potrà salvare migliaia di vite e aiuterà a ridurre i danni legati agli estremi meteorologici e climatici.

L’Africa, a causa della povertà diffusa e delle conseguenti limitate capacità di adattamento e di gestione del rischio , è una delle regioni più vulnerabili del mondo agli impatti previsti del cambiamento climatico. Ondate di calore, inondazioni, incendi, ma anche fenomeni meteo come i tifoni sulla costa dell’Oceano indiano, sono tra i vari fenomeni che rappresentano una seria minaccia per la riduzione della povertà e lo sviluppo sostenibile nel continente. Per questo la Cooperazione italiana sta investendo grandemente per il rafforzamento dei sistemi di allarme rapido e la gestione del rischio transfrontaliero in Africa.

Nel gennaio 2020 a Mombasa, in Kenya, è stata approvata la Road Map per l’Africa in seno alla Commissione dell’Unione Africana, per migliorare la disponibilità, l’accesso e l’uso delle informazioni sui rischi di catastrofi per l’allerta precoce e l’azione tempestiva, anche nel contesto della gestione del rischio transfrontaliero.(Africa Road Map for Improving the Availability, Access and Use of Disaster Risk Information for Early Warning and Early Action, including in the Context of Transboundary Risk Management). La road map si concentra su quattro azioni chiave: conoscenza del rischio, monitoraggio e previsione degli impatti di possibili disastri, comunicazione autorevole e capacità di risposta alle allerte.

© Cima Research Foundation

Quello che pochi sanno però è che la Road Map è stata ispirata anche da una visita di studio in Italia per conoscere il Sistema di Protezione Civile italiano. Durante la visita gli esperti africani hanno toccato con mano il know-how e le tecnologie sviluppate per prevedere ed individuare rapidamente potenziali rischi e minacce meteo e prevenire o mitigare i loro impatti sulla nostra società. Gli esperti hanno approfondito inoltre il sistema Europeo di protezione civile – European Civil Protection Mechanism, per la prevenzione, gestione e risposta ai disastri dentro e fuori dall’Europa. La visita è stata organizzata da The United Nations Office for Disaster Risk Reduction (Undrr) in partnership con la fondazione Cima, Centro Internazionale in Monitoraggio Ambientale, un ente di ricerca del sistema della protezione civile che ha lo scopo di promuovere lo studio, la ricerca scientifica, lo sviluppo tecnologico e l’alta formazione nell’ingegneria e nelle scienze ambientali ai fini della tutela della salute pubblica, della protezione civile e della salvaguardia degli ecosistemi.

«Fondazione Cima ha fornito il supporto tecnico e scientifico per la definizione della Road Map», spiega a Oltremare Marco Massabò, Programme Director di Cima Research Foundation, individuandone obiettivi e tempistiche in un piano che prevede lo sviluppo delle capacità del partner africani in termini di formazione del personale, di strumenti tecnologici, di inquadramento legale ed istituzionale e di procedure e regolamenti che permettano lo scambio di dati e la messa in allerta dei diversi livelli continentale, regionale e nazionale.
L’iniziativa nasce nel dicembre 2019, quando il presidente della Commissione dell’Unione Africana (Auc), Moussa Faki, chiese all’allora primo ministro Giuseppe Conte il sostegno per l’istituzione di un sistema continentale di early warning in Africa. Da allora è stata fatta molta strada. L’Italia ha stanziato tre milioni di euro per l’attuazione della roadmap e altri due milioni sono stati allocati per il 2022, mentre si è firmato un accordo di partnership tecnologica con il sistema di Protezione Civile italiano, anche attraverso i Centri di Competenza, i centri tecnico scientifici che forniscono strumenti e servizi alle autorità di protezione civile.

Con queste risorse l’Auc, sta realizzando oggi l’African Multi-Hazard Early Warning and Action Sistem (Amhews) il primo sistema di allerta continentale per la riduzione del rischio, che potrà salvare migliaia di vite e tassello fondamentale delle politiche di adattamento e di riduzione delle perdite e danni (loss&damage) legati agli estremi meteorologici e climatici. In questo modo i partner regionali delle Regional Econmic Communities (Rec) avranno un’infrastruttura per lo scambio di dati e informazioni per per migliorare la preparazione alle catastrofi, l’accesso ai dati e lo scambio di informazioni sui rischi.

“L’Amhews permetterà la raccolta e la sintesi delle informazioni e dati sugli impatti dei disastri in corso e sulla previsione di possibili alluvioni, estremi meteorologici e climatologici”, continua Massabò. “Avrà lo scopo principale di trasformare dati ad alto contenuto tecnico e scientifico in informazioni ed allerte per chi deve prendere decisioni ed agire per prevenire gli impatti e diminuiri i danni”.
Il sistema fornirà agli organi di Auc, alle organizzazioni umanitarie internazionali, Recs e ai paesi dell’Unione Africa un’informazione tempestiva e autorevole sugli impatti e sulla possibile evoluzione di disastri nel continente. Da un alto, sarà a servizio delle azioni umanitarie e di aiuto alla risposta ai Paesi colpiti di catastrofi e dall’altro fornirà ai Paesi africani una solida base per rafforzare i sistemi di allerta nazionali.

Per la primva volta il sistema di allarme rapido avrà scala continentale. Dunque un alluvione in Mozambico attiva la protezione vigile di Paesi confinanti. Oppure un’ondata di calore in arrivo nell’aria del Sahel sarà prevenuta con sistemi di informazione adeguati, i cui dati gli stati dovranno poi diramare alle popolazione locali. I dati saranno elaborati insieme ai centri climatici della regione. Un’infrastruttura fondamentale nelle politiche di adattamento ai cambiamenti climatici che si inserisce perfettamente nel solco del mandato dell’Accordo di Parigi.

© Cima Research Foundation

Concretamente l’Amheas per la disaster risk reduction è composto da una Situation Room continentale nella sede dell’Auc ad Addis Abeba,, collegata con la Situation Room di nuova costituzione del Centro operativo per i disastri dell’Intergovernmental Authority on Development (Igad), l’autorità africana creata per mitigare gli effetti della siccità, a Nairobi, e il Centro di allerta precoce multi-pericolo dell’African Centre of Meteorological Application for Development (Acmad), il centro meteorologico continentale con sede a Niamey, in Niger. I tre centri sono attualmente in funzione grazie ad un investimento hardware di circa 500.000 dollari.

«A regime i centri ospiteranno circa 20 esperti con diversi profili e competenze, da meteorologi, idrologi, climatologi, esperti della comunicazione del rischio e delle operazioni di risposta ai disastri», aggiunge Massabò. I centri scambiano dati, preparano e disseminano i messggi di allerta attraverso la piattaforma tecnologica myDewetra, una piattaforma web, completamente open source sviluppata da Fondazione Cima per il Dipartmento di Protezione Civile Italiano e distribuita gratuitamente alle istituzioni interessate che operano nella gestione del rischio da disastri (www.infomydewetra.world), sostenuta anche dalla Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) e dagli stakeholder africani. Oggi la piattaforma integra centinaia di dati in tempo reale provenienti da diverse istituzioni internazionali e nazionali e ha lo scopo di fornire un accesso unico alle informazioni. Attualmente i tre centri sono in grado di fornire una previsione di cinque giorni sul continente per condizioni meteorologiche estreme o inondazioni in forma standardizzata, e un sistema di monitoraggio e diffusione delle informazioni di disastri in corso.

L’iniziativa, lanciata attraverso la partnership con il governo italiano, ha suscitato interesse e ulteriore sostegno da parte dell’Unione Europea, del governo della Svezia e dell’iniziativa Climate Risk and Early Warning Systems (Crews). “I tre centri sono il primo tassello fondante dell’implementazione della Road Map e del Amhews. Un altro centro regionale verrà costituito nel 2022, sempre su finanziamento italiano, in una delle regioni africane con lo scopo di costituire una rete di centri coordinata che coprirà tutto il continente, per avere informazioni più affidabili e tempestive, agire prima e meglio», conclude il Programme Director di Cima.

 

 

Biografia
Emanuele Bompan
Giornalista ambientale e geografo. Si occupa di economia circolare, cambiamenti climatici, green-economy, politica americana. E’ Direttore della rivista Materia Rinnovabile, collabora con testate come La Stampa, Nuova Ecologia e Oltremare. Ha scritto l’Atlante geopolitico dell’Acqua (2019),Water Grabbing – le guerre nascoste per l’acqua nel XXI secolo (2018) “Che cosa è l’economia circolare” (2017). Ha vinto per quattro volte l’European Journalism Center  IDR Grant, una volta la Middlebury Environmental Journalism Fellowship, una volta la Google DNI Initiative ed è stato nominato Giornalista per la Terra nel 2015.

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