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Il mondo alimentare diventa sistemico: intervista con Agnes Kalibata, Special Envoy per il Food Systems Summit 2021

Puntare ad un approccio sistemico ed integrato della produzione, lavorazione e consumo alimentare. Questo l’obiettivo delle Nazioni Unite con il prossimo Food Summit, che vedrà un importante passaggio intermedio a Roma a fine luglio.

Per settembre 2021 il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha convocato al Palazzo di Vetro di New York il primo vertice sui sistemi alimentari come parte del decennio di azione per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SGDs) entro il 2030. Il vertice lancerà nuove audaci azioni per realizzare progressi su tutti e 17 gli obiettivi di sviluppo sostenibile, ciascuno di cui si basa in una certa misura su sistemi alimentari più sani, sostenibili ed equi.

Il Summit di New Yorl, si legge nel comunicato dell’Onu, punta a dare una scossa al modo in cui il mondo produce, consuma e pensa al cibo, partendo dagli impegni dei governi. Pensato come un summit di soluzioni multilivello, dal personale alle grandi multinazionali, fino alle decisioni nazionali, vedrà i suoi lavori preparatori prendere forma durante il pre-Summit a Roma (26-28 luglio), ospitato dal governo Italiano, che lavorerà su cinque ambiti. Già ribattezzato “People’s Summit” vedrà la presenza attori chiave del mondo della scienza, della società civile, della politica, della sanità e del mondo accademico, nonché agricoltori, popolazioni indigene, organizzazioni giovanili, gruppi di consumatori, attivisti ambientali e altre parti interessate chiave. L’evento di Roma mira a fornire gli ultimi approcci scientifici e basati sull’evidenza alla trasformazione dei sistemi alimentari di tutto il mondo, lanciare una serie di nuovi impegni attraverso coalizioni d’azione e mobilitare nuovi finanziamenti e partenariati. Tutto questo sarà ottenuto promuovendo un impegno diversificato da tutte le parti per scoprire la più ampia gamma di soluzioni e avere il massimo impatto, insieme.

Oltremare ha incontrato l’Inviata Speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per il vertice sui sistemi alimentari del 2021, la scienziata ruandese Agnes Kalibata, che ha la responsabilità, la guida e la direzione strategica dei lavori che porteranno al Summit di New York. Kalibata è anche presidente dell’Alleanza per la rivoluzione verde in Africa (Agra), focalizzata sulla crescita agricola rapida e sostenibile, migliorando la produttività e mezzi di sussistenza di milioni di piccoli agricoltori del continente. Ha inoltre un passato come ministra dell’Agricoltura e delle risorse animali del Ruanda (Minagri) dal 2008 al 2014, dove ha messo al centro del suo lavoro l’approccio sistemico, coinvolgendo un numero elevato di ministeri per rendere resiliente il sistema alimentare del suo Paese. Le sue origini sono contadine, per 30 anni è stata una rifugiata e suo padre ha potuto fornirle sostentamento grazie ad un piccolo appezzamento di terra messo a disposizione dall’Unhcr. Kalibata è certo una persona che ama sporcarsi le mani.

Agnes Kalibata © Onu

Quale è l’obiettivo del Summit, dott.ssa Kalibata?

Le Nazioni Unite e il terzo settore hanno riconosciuto che si sono fatti alcuni passi indietro in numerosi SDGs, gli obiettivi di sviluppo sostenibile Onu, come ad esempio la lotta contro la fame, il cambiamento climatico la lotta per la biodiversità. Serve una spinta per accelerare simultaneamente su tutti gli obiettivi. Dunque ragionare sull’intero sistema alimentare in maniera integrata può essere una soluzione estremamente trasformativa che può toccare simultaneamente numerosi obiettivi, rendendo il sistema più resiliente e indirizzando il tema del clima e della biodiversità generando impatti positivi sulla salute, sulla sicurezza alimentare, sull’acqua, sulla povertà. Dunque l’obiettivo è quello di indirizzare questa trasformazione, fornendo esempi concreti, creando nuovi gruppi di lavoro, innalzando l’impegno di ogni nazione, ma soprattutto mettendo le persone al centro delle decisioni e del Summit, dando voce alle idee e alle richieste dei popoli.

Per le Nazioni Unite, dunque, l’approccio sistemico è la chiave per ripensare come produciamo, come consumiamo, come lavoriamo la terra?

Esattamente. Il summit di New York e il pre-summit di Roma puntano tutto su un approccio sistemico. Dall’educazione agli oceani, dall’occupazione giovanile al consumo alimentare nelle città sono tanti gli argomenti toccati. L’obiettivo è quello di vedere formulate delle coalizioni d’azione, identificare soluzioni e leader e a lanciare un appello all’azione a tutti i livelli del sistema alimentare, compresi i governi nazionali e locali, le aziende e i cittadini. Le soluzioni saranno offerte divise in cinque “solution’s cluster”, dopo che per 18 mesi sono state ricevute oltre duemila idee innovative. Questi cluster d’azione sono così suddivisi: Garantire l’accesso a cibi sicuri e nutrienti per tutti; transizione verso modelli di consumo sostenibili, aumentare le produzioni ad impatto positivo per la natura; promuovere mezzi di sussistenza equi; costruire la resilienza alle vulnerabilità, agli shock e agli stress. Complessivamente sono state presentate una cinquantina di soluzioni, come ad esempio idee e progetti per re-immaginare i programmi di alimentazione scolastica come quelli del World Food Program, che dovranno essere scalabili e avere impatti olistici, mettendo in collegamento salute dei bambini e sostenibilità ambientale. Varie soluzioni verteranno sul tema dell’agroecologia e dell’agricoltura rigenerativa. Alcune di queste soluzioni presentate al pre-summit di Roma sono estremamente tecniche e complesse altre sono estremamente semplici.

A New York invece interverrà la politica

Durante i tre giorni – che si terranno in forma mista fisico-digitale – i governi ma anche il settore privato e la società civile dovranno prendere impegni concreti in queste cinque aree. Ci aspettiamo serietà e concretezza. Oggi 680 milioni di persone sono sull’orlo della fame. Milioni sono esposte ai problemi legati al cambiamento climatico. È ora che offrano proposte realmente integrate che affrontino simultaneamente le questioni sanitarie, climatica, di educazione di sviluppo. È la prima volta che un Summit ONU affronta una questione in maniera sistemica.

Come valutare il successo di questo Summit?

Il risultato più importante sarà il messaggio del Segretario Generale, Guterres, che rivolgerà un appello molto chiaro sul tipo di cambiamento che dovremo vedere se vogliamo rimanere in pista per raggiungere gli SDGs nel 2030. Il suo invito all’azione si baserà sulle informazioni che abbiamo raccolto nei due anni, sulle richieste di cambiamento e sulla scienza. Al secondo posto ci saranno le reazioni dei Paesi e il tipo di iniziative che verranno create a livello nazionale. Al momento tante decisioni rimangono limitate nei silos dei singoli ministeri. Chi si occupa di ambiente, chi di salute, chi di agricoltura. Serve un impegno a trovare nuove soluzioni e nuovi processi operativi

Lei ha una lunga esperienza sui temi alimentari. In Ruanda è stata ministra dell’Agricoltura. Quanto è difficile per la politica agire in maniera sistemica?

Per ricostruire il paese dopo la crisi, come ministri abbiamo deciso di non lavorare in maniera verticale, in silos. Abbiamo scelto un approccio orizzontale. Uno degli ostacoli più duri era raggiungere un buon livello di nutrizione, che è obiettivo molto più complesso che incrementare la produttività agricola. Per fare ciò c’è bisogno di un numero importante di attori intorno al tavolo. Serve coinvolgere le amministrazioni locali, il ministero della sanità, ma anche il ministero dell’educazione. Individuando insieme i punti deboli che portano le persone alla malnutrizione si è potuto valutare tutte le variabili: che peso ha l’educazione dei genitori, che impatto ha spingere sull’allattamento naturale? Ecco questo approccio integrato è la riflessione di cui abbiamo bisogno.

© Agra

Al summit si parlerà molto del ruolo della scienza

È una delle coalizioni che si verranno a formare per poter offrire informazioni scientifiche sui percorsi che saranno adottati dalle Nazioni. Sarà la scienza ad offrire l’evidenza che ci spinge verso soluzioni integrate. Rendere queste informazioni disponibile a tutti sarà una delle sfide del Summit.

Sul cibo rimane la questione del costo dei prodotti alimentari, fortemente accessibile nei mercati dei Paesi industrializzati (fenomeno che porta allo spreco) e estremamente oneroso per i Paesi più fragili (tendenza che porta alla malnutrizione e alla fame). Che peso rivestirà questo tema?

Noi dobbiamo collegare il costo del cibo al costo sulla salute e al costo che si ha sull’ambiente. Non possiamo pagare poco un cibo che costa tantissimo in termini ambientali o sanitari. Quindi bisogna valutare attentamente: quali modifiche hanno impatti concreti sul costo reale del cibo? Gli esempi che saranno portati dovranno dimostrare di avere benefici sincroni, dal valore generato all’occupazione che la trasformazione del settore privato può portare. Dobbiamo capire che investire nei giovani in agricoltura non dovrebbe essere un’attività di nicchia, ma fondamentale per il futuro dell’agricoltura e dei sistemi alimentari.

Sullo spreco c’è ancora molto da fare

Sarà importante insistere sulle catene del freddo, sulla conservazione alimentare e sul consumo eccessivo. Mangiare in eccesso è un tipo di spreco che pesa per decine di miliardi di dollari sulla nostra salute. Noi potremmo investire invece questi soldi per migliorare il sistema alimentare. Inoltre l’80% della perdita di biodiversità proviene dai sistemi agricoli, che spesso producono cibo che sarà rifiuto senza essere mai consumato. Inoltre contribuiamo in maniera rilevante al cambiamento climatico. L’approccio business-as-usual non può essere più tollerato.

 

Biografia
Emanuele Bompan
Giornalista ambientale e geografo. Si occupa di economia circolare, cambiamenti climatici, green-economy, politica americana. E’ Direttore della rivista Materia Rinnovabile, collabora con testate come La Stampa, Nuova Ecologia e Oltremare. Ha scritto l’Atlante geopolitico dell’Acqua (2019),Water Grabbing – le guerre nascoste per l’acqua nel XXI secolo (2018) “Che cosa è l’economia circolare” (2017). Ha vinto per quattro volte l’European Journalism Center  IDR Grant, una volta la Middlebury Environmental Journalism Fellowship, una volta la Google DNI Initiative ed è stato nominato Giornalista per la Terra nel 2015.

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