Salute: la prevenzione comincia da piccoli
Nei Paesi meno ricchi i bambini sono i più esposti al rischio di malattie croniche non-trasmissibili
Le malattie croniche, come il cancro e le malattie cardiache, stanno crescendo rapidamente nei paesi a basso e medio reddito. A soffrirne sono popolazioni molto più giovani che nei paesi ricchi, con un conseguente maggiore impatto in termini di mortalità prematura. Il dato è emerso per la prima volta nel 2014 con un report del Council on Foreign Relations.
Ma il 1 giugno 2018 l’urgenza di affrontare questo tipo di malattie è stata ribadita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità attraverso la Commissione Indipendente di Alto Livello sulle Noncommunicable Diseases (NCDs), termine inglese per le malattie croniche non trasmissibili, facendo pressione su tutti gli stati di adottare strategie di lungo termine per contrastare l’epidemia di NCD. Secondo lo studio le malattie croniche sono aumentate di oltre il 50 per cento nei paesi a basso e medio reddito negli ultimi due decenni. L’aumento è parte della transizione epidemiologica in corso in cui le malattie infettive, come la malaria e la tubercolosi, sono diminuite sostanzialmente e non sono più la principale causa di morte nei paesi in via di sviluppo.
La gente vive di più – in Africa l’aspettativa di vita è aumentata di circa otto anni dal 2000 – ma si espone maggiormente a malattie croniche non-trasmissibili come diabete, leucemia, malattie respiratorie, autismo, tumori. Che colpiscono sempre di più bambini e giovani, influenzando sul lungo termine la durata di vita generale. Il numero dei bambini sovrappeso o obesi in Africa è raddoppiato dal 1990 al 2014 passando da 5,4 a 10,3 milioni. In Etiopia si stima che il numero di persone affette da diabete crescerà da 1,4 milioni a 2,7 milioni nel 2030, di cui molti colpiti fin da bambini. Altre malattie croniche che sono curabili nei paesi sviluppati sono spesso condanne a morte nei paesi in via di sviluppo: 90 per cento dei bambini dei 25 paesi più poveri del mondo muore di leucemia, contro solo il 10% dei paesi industrializzati. Questo tipo di malattie rischia di ridurre drasticamente l’aspettativa di vita vanificando anni di lavori per sconfiggere le malattie infettive.
Quali sono le cause dell’incremento delle malattie croniche? Innanzitutto fattori ambientali/ecologici come la crescente esposizione ad inquinamento atmosferico, che ha drammaticamente aumentato, insieme al consumo di tabacco – che inizia già verso i 9 anni – le malattie respiratorie; oppure il bio-accumulo nel sangue di sostanze tossiche come piombo, pesticidi (spesso usati indiscriminatamente), microplastiche e altri agenti chimici, che contribuiscono all’insorgere di malattie linfatiche o tumori. L’altro grande tema è quello nutrizionale: se diminuiscono i bambini esposti a fame cronica, aumentano gli impatti sulla salute legati ad un alimentazione ricca di zuccheri e grassi saturi, correlati alla diffusione di junk food a bassissimo prezzo, accessibile oggi anche da famiglie a basso reddito.
Per fronteggiare il carico di malattie croniche e i suoi effetti sulla povertà – la “tempesta perfetta, che uccide in silenzio” com’è stata definita da Tedros Ghebrejesus nel suo discorso di insediamento alla carica di Direttore Generale del World Health Organization (WHO) nel maggio 2017 – sono necessarie riforme per realizzare la copertura sanitaria universale con protezione finanziaria per le persone più vulnerabili. Queste malattie infatti hanno costi elevati per l’assistenza medica dovuti a visite, farmaci e lunghi ricoveri, che spesso ricadono sulle famiglie come spese dirette out-of-pocket, spingendole ulteriormente sotto la soglia di povertà. O addirittura non essendo in grado di coprirne i costi e quindi accelerando la mortalità.
Il 2018 dovrebbe essere l’anno spartiacque per espandere l’azione contro le malattie croniche. L’OMS con l’istituzione della Commissione Indipendente di Alto Livello sulle Malattie non Comunicabili ha formulato numerose raccomandazioni innovative per accelerare la prevenzione e il controllo delle malattie croniche riguardanti le scelte politiche, i meccanismi di finanziamento, la cooperazione internazionale, i determinanti commerciali e le modalità per integrare la salute mentale nella lotta alle malattie croniche. Vi è consenso da parte della comunità internazionale sulla necessità di favorire l’early child development (ECD), attraverso la promozione dell’allattamento esclusivo al seno, interventi per migliorare la nutrizione materna e dei bambini, politiche e programmi di nutrizione scolastica, e interventi regolatori del mercato. Secondo l’esperto AICS Enrico Materia « i primi mille giorni di vita del bambino sono il periodo in cui cominciano ad agire i determinanti delle malattie in età adulta,. Quando il bambino vive in condizioni di stress nutrizionale e/o psicosocialel a risposta metabolica comporta un rischio aumentato di sviluppare più frequentemente il diabete e le malattie cardio-vascolari in età adulta».
Per contenere la malnutrizione non legata alla insicurezza alimentare numerosi paesi hanno implementato con successo interventi fiscali per ridurre le domanda di bevande energetiche o zuccherate e di cibi ultra-processati (ricchi di sale, zuccheri, grassi saturi e grassi idrogenati/fatty-trans), e per prevenire l’obesità infantile e le malattie croniche. Le politiche fiscali si sono dimostrate efficaci nel modificare il consumo, in particolare delle bevande zuccherate. In Messico, a esempio, l’aumento del 10% del prezzo al dettaglio delle bevande zuccherate ha prodotto una riduzione del 12% delle vendite. Almeno 14 paesi a basso e medio reddito hanno finora implementato politiche fiscali sui cibi e le bevande, compresi gli Stati delle isole del Pacifico. Diversi paesi hanno anche introdotto incentivi per aumentare il consumo di cibi salutari quali frutta e verdura, soprattutto all’interno di programmi di welfare sociale. La cooperazione italiana ha in corso diverse iniziative che includono l’ECD, come in Palestina e in Burkina-Faso. Anche le ONG guardano con attenzione al tema delle malattie croniche non-trasmissibili. AVSI ad esempio nel Kurdistan iracheno presso l’Hiwa Cancer Hospital di Sulaymanyya sostiene i trapianti di midollo per sconfiggere la talassemia che in quest’area ha un’insorgenza doppia rispetto alla media del resto del mondo. Secondo Edoardo Tagliani, responsabile progetti AVSI in Medio Oriente, è importante focalizzarsi su questo tipo di malattie e non solamente sulla medicina emergenziale. «Un bambino che muore di bronchite va salvato perché ha “un bisogno primario”. Uno che muore di leucemia, no. Perché? Non fa numero. Non fa statistica. Ditelo a lui, che appartiene a una minoranza che si può dimenticare. Vanno perseguiti, in parallelo, entrambi gli obbiettivi. Inoltre la vecchia distinzione “urgenza VS sviluppo”, che purtroppo ancora ammorba in larga parte le logiche degli aiuti internazionali, è vetusta, arrugginita, da abbandonare. Operiamo in una realtà complessa, variegata e mosaicata che richiede risposte altrettanto complesse, sempre più distanti da standard obsoleti che, se forse funzionavano un ventennio fa, ora ne mostrano tutti i loro limiti» . L’allerta dall’OMS è arrivata, la cooperazione internazionale saprà rispondere.