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The Water Code, il progetto di cooperazione locale per la tutela dell’acqua

Dieci organizzazioni ed enti delle società civile si sono messe insieme per sensibilizzare con ragazzi e ragazze sull'oro blu tra lezioni di coding, hackathon, citizen journalism e laboratori di comunicazione sociale

Migliorare le acque italiane attraverso l’educazione, la formazione e la cittadinanza. Questa è la missione che si sono date dieci organizzazioni non governative ed enti con il progetto The Water Code, per migliorare la qualità dei corpi idrici, in Italia e nel mondo, favorendo la conoscenza della gestione sostenibile dell’acqua. The Water Code ha coinvolto più di 800 docenti e oltre 10mila studenti in dieci regioni per sensibilizzare sull’oro blu, tra siccità, sprechi, alluvioni, cementificazione, cambiamento climatico e cattiva gestione

“L’obiettivo di The Water Code è aumentare le conoscenze dei cittadini e cittadine sul tema acqua, in particolare dei più giovani, per ridurre l’impatto antropico attraverso percorsi di apprendimento attivo”, spiega a Oltremare Gabriella Patriziano, responsabile del progetto per la onlus Helpcode.

Tanti gli strumenti di partecipazione e apprendimento impiegati in questo progetto di cooperazione locale, finanziato dall’Aics e implementato da Helpcode – Il diritto di essere bambini, Cisv, Tamat, Marevivo, Annulliamo la Distanza, New Horizons, Step4, Cnr-Ias, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e Fondazione Acquario di Genova, ci sono coding, hackathon, citizen journalism, outdoor education, laboratori di comunicazione sociale.

“I ragazzi e le ragazze sono state convolte attraverso laboratori, percorsi formativi e azioni di sensibilizzazione che coinvolgeranno anche la cittadinanza”, spiega Patriziano. “Noi abbiamo offerto nuovi strumenti per i docenti per parlare di sostenibilità in classe e nuove esperienze per i ragazzi e ragazze per una maggiore consapevolezza sugli effetti dell’inquinamento delle acque”.

A causa dell’aumento della domanda e della sempre maggiore diffusione dell’inquinamento delle acque dolci, la scarsità idrica sta diventando un fattore endemico, che mette in difficoltà soprattutto quelle regioni in cui la risorsa risulta già carente, come nel caso del Medio Oriente e del Sahel in Africa, ma mostra le sue criticità anche nel nostro paese e diventa chiave quando si parla degli effetti del cambiamento climatico.

The Code

Uno degli elementi più originali di The Water Code è la programmazione, il coding cognitivo, ossia l’insieme di quei processi logici che mirano alla formulazione di un problema e della sua soluzione attraverso l’astrazione e la costruzione di sequenze di istruzioni replicabili. Grazie all’insegnamento del coding da parte di formatori esperti di Helpcode, ragazzi e regazze imparano a confrontarsi con problemi ambientali complessi e si promuove la capacità di risolverli in modo creativo.

“È un modo per affrontare in modo critico e analitico i problemi derivanti dall’azione umana, cercando di immaginare soluzioni e le modalità per raccoglierle, coinvolgendo tutte e tutti fin da giovanissimi”, continua Patriziano.

Il progetto include ben due Changemaker Hackathon, ossia competizioni fra gruppi di studenti per pensare a soluzioni concrete e prototipabili per ridurre l’impatto negativo delle azioni umane sui fiumi, laghi e mari del mondo. Nel primo hackaton oltre 320 studenti di sei istituti nautici in Sicilia, Puglia, Lazio, Toscana e Liguria si sono sfidati in una maratona delle idee guidati dai facilitatori dell’organizzazione Marevivo, e dai docenti, tenutasi presso la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Quaranta sono i progetti nati dalle due giornate di attività, sei le proposte più votate, tra cui droni spazzini del mare, conchiglie cattura plastica, cortometraggi per sensibilizzare il pubblico, chip di rilevamento sulle reti da pesca, una app per monitorare i consumi idrici domestici. Davanti ad un parterre di esperti e ricercatori i ragazzi hanno avuto la possibilità di raccontare la propria idea nell’ambito dell’Osservatorio sulle idee e pratiche per un futuro sostenibile e della Scuola di cittadinanza europea, entrambi promossi e ospitati dalla Fondazione.

Raccontare l’acqua, il ruolo del citizen-journalism

Tanto spazio alla comunicazione all’interno del progetto. Molti dei laboratori organizzati da The Water Code hanno visto, e vedranno per tutto il 2024, centinaia di studenti e studentesse di scuole superiori di tutta Italia, guidati da un team di esperti d’Impresa Sociale Step4, a raccontare il tema dell’impatto antropico sui fiumi, mari e laghi, attraverso una serie di articoli “dal campo”. Per chi non ha fatto parte dei laboratori ma vuole raccontare la propria storia di sviluppo sostenibile legato all’acqua, fino al 30 novembre potrà inoltre partecipare al concorso scolastico The Water Contest, rivolto a tutte le scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado d’Italia. I materiali realizzati dalle classi potranno riguardare qualsiasi materia e qualsiasi azione, dal racconto di azioni o giornate di clean-up a progetti di ricerca sulle conseguenze del marine litter. I progetti migliori potranno vincere materiali o servizi didattici, biglietti di ingresso a mostre e musei del valore di 1.000 euro.

Biografia
Emanuele Bompan
Giornalista ambientale e geografo. Si occupa di economia circolare, cambiamenti climatici, green-economy, politica americana. È Direttore della rivista Materia Rinnovabile, collabora con testate come La Stampa, Nuova Ecologia e Oltremare. Ha scritto l’Atlante geopolitico dell’Acqua (2019), Water Grabbing – le guerre nascoste per l’acqua nel XXI secolo (2018), Che cosa è l’economia circolare (2017). Ha vinto per quattro volte l’European Journalism Center IDR Grant, una volta la Middlebury Environmental Journalism Fellowship, una volta la Google DNI Initiative ed è stato nominato Giornalista per la Terra nel 2015.
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