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Vietnam, tra transizione e adattamento

L’Italia sostiene il processo di riforma del Paese, anche grazie al lavoro dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) che per il solo Vietnam gestisce progetti per un valore complessivo di 70 milioni di euro, essenzialmente concentrati nella gestione delle risorse idriche, igiene, la sanità, la statistica e gli effetti del cambiamento climatico.

Vietnam is the most improved place to do business”, titolava il 10 ottobre 2024 The Economist, citando la sua EIU Business Environment Rankings. Indubbiamente i dati economici preliminari del 2024 mostrano come la Repubblica Socialista del Vietnam continua ad essere uno dei paesi del Sud-est asiatico con le migliori prospettive di crescita economico-sociali. Dal 1986, quando fu lanciato dal Governo il processo di riforme a favore del mercato e del settore privato, conosciuto come Đổi Mới (cambiamento), il Vietnam ha fatto grandi passi avanti nel suo percorso di sviluppo ed è riuscito a far avanzare 40 milioni di persone sopra la soglia di povertà e a raggiungere nel 2010 lo status di Paese a reddito medio-basso.

Sebbene vicino a Pechino, con cui intrattiene numerose relazioni commerciali, in particolare su manifattura e clean tech, Hanoi guarda con attenzione anche agli Stati Uniti ed Europa. Il sostegno della Comunità Internazionale degli ultimi venti anni, non solo ha fornito risorse finanziare per la realizzazione di progetti specifici, ma ha anche favorito l’apertura complessiva del Paese e lo sviluppo di un eco-sistema nazionale favorevole agli investimenti.

Secondo Prianthi Roy, Country Forecast Manager and Europe Analyst di EIU “nei prossimi cinque anni, il contesto imprenditoriale del Vietnam supererà quello di altri paesi regionali come l’Indonesia e la Tailandia, grazie alla partecipazione a numerosi accordi di libero scambio, al basso costo del lavoro e alle ampie opportunità di mercato”. Molti produttori di tecnologie elettroniche e green, come Samsung e Apple, hanno aperto stabilimenti in Vietnam, a discapito della Cina, a causa delle crescenti tariffe e le tensioni geopolitiche tra Occidente e Pechino, ma anche legato al fatto che il costo del lavoro in Cina è in grande crescita e sempre meno giovani cinesi vogliono lavorare in fabbrica. Consolidando così i rapporti commerciali tra mondo occidentale e il Sud-est asiatico e Vietnam in particolare.

The Road to Green

Nel 2022 è iniziato un vero e proprio boom di investimenti green nel paese, sorpassando Indonesia, Filippine e Tailandia, sostiene la banca CLSA, un istituto finanziario di Hong Kong. Hanoi ha lanciato il Power Development Plan 8 (PDP8) il piano per guidare lo sviluppo del settore energetico del paese fino al 2030, con l’obiettivo di aumentare la quota di energie rinnovabili, migliorare l’efficienza energetica e garantire la sicurezza energetica nazionale. PDP8 ha una strategia climatica ambiziosa: mira a ridurre le emissioni del 43,5% entro il 2030, grazie anche ad una produzione di energia da rinnovabili che nel 2023 ha superato il 26%, sostiene la Friedrich Naumann Foundation in un report. Tuttavia, le crescenti pressioni esercitate dalle rigide normative ambientali dei Paesi Occidentali spingono il governo e le imprese vietnamite a impegnarsi più rapidamente e con più forza nella transizione energetica verso un’economia più verde. “Gli sforzi di decarbonizzazione del Vietnam hanno guadagnato slancio, ma il Paese è ancora agli inizi dell’accelerazione del suo percorso di crescita verde”, spiega Abhinav Goyal, Direttore, Progetti di capitale e infrastrutture, PwC Vietnam.

Cooperazione energetica

Nell’ultimo Power Development Plan 8 (PDP8) il governo guidato da To Lam si è dato come obiettivo il phase-out del carbone al 2050 e la produzione di energia da fonti rinnovabili per almeno il 40% al 2030, potenziando la debolissima rete elettrica, oggi assolutamente insufficiente per gestire la transizione a solare ed eolico e alla domanda esplosiva derivante dai mezzi elettrici. Gli investimenti sono immani: secondo il piano serviranno almeno 134,7 miliardi di dollari al 2030 e ben 523 miliardi al 2050.

Il tempismo è fondamentale. Secondo Chris Humphrey, executive director del EU-ASEAN Business Council, se il governo non si muoverà più velocemente nella transizione energetica, le aziende cercheranno altrove per i loro investimenti. E il mondo corporate è inquieto. Secondo indiscrezioni Enel si starebbe preparando a cestinare i suoi progetti di impianti rinnovabili nel paese. L’azienda, che ha preferito non commentare l’indiscrezione, avrebbe dovuto installare impianti per circa 6 GW. La società statale norvegese Equinor e la più grande azienda energetica danese, Orsted, invece, si sono già ritirate dal settore eolico offshore del Vietnam. Equinor ha cancellato i piani di investimento nell’eolico offshore a settembre, mentre Orsted ha messo in pausa i suoi progetti lo scorso anno, citando l’incertezza normativa e lo stato della rete.

Pertanto, è fondamentale dare priorità agli investimenti infrastrutturali e sistemici per mantenere l’attrattività del settore energetico. Se il mondo delle banche asiatiche ha creato un’ambiente favorevole per gli investimenti in Vietnam, per il governo non bastano. Per questo a COP28 lo scorso anno è stata approvata la Just Energy Transition Partnership (JETP). Il JETP, concordato tra il Vietnam e un gruppo di partner internazionali comprende Paesi come l’Italia, il Regno Unito e gli Stati Uniti. Durante il vertice UE-ASEAN nel dicembre 2022 è stato lanciato JEPT Vietnam che impegna 15,8 miliardi di dollari in finanziamenti (500 milioni di euro dall’Italia, di cui 250 messi a disposizione dall’Italia con risorse del Fondo Clima e 250 da Cassa Depositi e Prestiti). Il Vietnam sarà così sostenuto nel percorso per il raggiungimento degli obiettivi climatici, se rispetterà il suo Resource Mobilization Plan, che richiede di limitare la produzione di energia da carbone a 30,2 GW entro sei anni.  Una mossa che potrebbe convincere le aziende straniere a investire nello sviluppo energetico del paese.

Clima e Acqua

La transizione energetica si rende ancora più urgente di fronte agli impatti crescenti del cambiamento climatico. Eventi metereologici estremi come i tifoni Yagi e Trami, che hanno colpito rispettivamente le province settentrionali del Vietnam a inizio settembre e quelle centrali a fine ottobre, hanno causato decine di migliaia di sfollati, 321 morti solo nelle province del nord del Paese e danni economici rilevanti, in particolare nel settore agricolo e in quello delle infrastrutture. Scorrendo i dati dell’ultimo State of the Climate in Asia 2023 report  del World Meteorological Organization-WMO, nella regione piovosità e intensità delle tempeste sono in aumento. Nonostante i monsoni siano una delle principali fonti di acqua dolce, il Vietnam è soggetto a stress idrico a causa della crescente domanda di acqua da parte della popolazione in rapido aumento, dell’agricoltura e dell’industria, e della scarsa infrastruttura del servizio idrico integrato. Non solo: l’innalzamento dei livelli del mare, in particolare nel Delta del Mekong, fa crescere il cuneo salino dovuto al congiunto effetto di innalzamento dei livelli marini e subsidenza dovuta al sovrasfruttamento della falda, che va a contaminare i reservoir di acqua dolce del paese, sempre più sotto pressione.

Per il paese la gestione dell’acqua rimane dunque centrale. La nuova legge sulle risorse idriche, approvata a novembre 2023, rappresenta un passo significativo nella gestione, protezione e utilizzo sostenibile dell’acqua. Con l’obiettivo di affrontare problemi come la scarsità, l’inquinamento e la distribuzione ineguale dell’acqua, la legge introduce principi di base coerenti con la pianificazione delle risorse idriche e la circolarità, tra cui la protezione, l’assicurazione del flusso minimo e la limitazione degli sprechi e dell’estrazione delle acque sotterranee. “La norma enfatizza la regolazione e distribuzione delle risorse idriche come strumenti chiave per una gestione efficace, includendo disposizioni specifiche per un relativo sviluppo di scenari, di una pianificazione dell’estrazione e dell’uso, di implementazione di piani per la regolazione e distribuzione. È previsto anche un ammodernamento, professionalizzazione e digitalizzazione della gestione delle risorse idriche, utilizzando sistemi di supporto alle decisioni e basi di dati nazionali”, spiega Marco Gaspari, Coordinatore del settore Ambiente della Sede AICS di Hanoi, il quale ricorda anche il contributo dell’Agenzia alla stesura della legge fornendo input tecnici al Ministero dell’Ambiente vietnamita al fine di garantirne l’allineamento alle buone pratiche internazionali. AICS continua a sostenere le autorità vietnamite in una gestione responsabile e sostenibile delle risorse idriche, valorizzando le eccellenze del Sistema Italia, in materia di protezione civile con la Fondazione CIMA, e di modelli gestionali di grandi bacini idroelettrici con l’Università di Brescia.

Parallelamente, il Vietnam ha aggiornato gli standard di qualità ambientale per l’acqua, l’aria e il suolo nel 2023, introducendo nuovi Regolamenti Tecnici Nazionali (QCVN) che definiscono i limiti ammissibili per vari parametri nelle acque sotterranee, marine e di superficie.  Questi sviluppi legislativi e regolamentari evidenziano l’impegno del Paese nel rafforzare la gestione e la protezione delle sue risorse idriche, promuovendo al contempo l’uso sostenibile dell’acqua in risposta alle sfide poste da stress idrico, inquinamento e necessità di sviluppo sostenibile. Contribuisce alla ricarica delle falde anche l’importante inversione nella copertura forestale del paese che è tornata a crescere. Dal 2011 oltre un milione di ettari sono stati riforestati. Anche se c’è ancora molto da fare, dato che secondo la Banca Mondialedue terzi delle foreste naturali del Vietnam sono considerate in cattive condizioni o in fase di rigenerazione, e solo il 5% rimane una ricca foresta a chioma chiusa“, e perdura il pericolo delle monoculture di acacia ed eucalipto. Infine, a livello di nature-based solution serve rafforzare la protezione costiera data dalle mangrovie, decimate negli ultimi anni dal turismo e dagli allevamenti di gamberetti. Un baluardo importante contro gli effetti dei tifoni sempre più forti che interesseranno le coste vietnamite.

Biografia
Emanuele Bompan
Giornalista ambientale e geografo. Si occupa di economia circolare, cambiamenti climatici, green-economy, politica americana. È Direttore della rivista Materia Rinnovabile, collabora con testate come La Stampa, Nuova Ecologia e Oltremare. Ha scritto l’Atlante geopolitico dell’Acqua (2019), Water Grabbing – le guerre nascoste per l’acqua nel XXI secolo (2018), Che cosa è l’economia circolare (2017). Ha vinto per quattro volte l’European Journalism Center IDR Grant, una volta la Middlebury Environmental Journalism Fellowship, una volta la Google DNI Initiative ed è stato nominato Giornalista per la Terra nel 2015.
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