Vincere la sfida ambientale in Africa
Lo sviluppo del continente africano sarà green. Aumentano le iniziative nelle rinnovabili, in economia circolare e in innovazione green. Dall'agenda Africa 2063 alle imprese innovative, dai progetti di energie sostenibili alla lotta alla desertificazione. Un nuovo sviluppo economico sostenibile Made in Africa
Il futuro dei paesi del continente africano passa per uno corretto sviluppo ambientale. Sebbene la responsabilità storica del cambiamento climatico e dello sfruttamento delle risorse naturali ricada primariamente sulle nazioni più industrializzate, oggi l’Africa può anelare a diventare un continente moderno. Raggiungendo molti degli SDGs e fondando il suo sviluppo su un’economia circolare e a basse emissioni. Infatti la culla dell’umanità ospita circa il 30% delle riserve minerarie mondiali, l’8% del gas naturale mondiale, il 12% delle riserve petrolifere mondiali; il continente ha il 40% dell’oro del mondo e fino al 90% del suo cromo e platino. Le maggiori riserve di cobalto, diamanti, platino e uranio nel mondo si trovano in Africa. Per non parlare del suolo: il continente detiene il 65% della terra arabile del mondo, e il 10% delle fonti di acqua dolce. Risorse che vanno gestite in maniera intelligente per garantire uno sviluppo condiviso.
AFRICA 2063
Al cuore del rilancio green africano la visione della strategia Africa 2063, un piano strategico per la trasformazione socio-economica del continente basato su NEPAD (partenariato sviluppo Africa), i trattati nigeriani di Lagos e Abuja dell’ECOWAS e dell’AEC, e sui fondamenti dell’Unione Africana, che hanno fornito le aspirazioni generali per “un ‘Africa integrata, prospera e pacifica, guidata dai suoi stessi cittadini e che rappresenta una forza dinamica nell’arena internazionale”.
Mentre l’Africa al momento contribuisce con meno del 5% delle emissioni globali di carbonio, sopporta l’impatto maggiore legato al cambiamento climatico. Ma gli africani hanno deciso che non dovranno aspettare i paesi industrializzati (che però sono tenuti a trovare la quadra alla COP25 in Spagna sulla finanza climatica che beneficerebbe grandemente la green economy “nera”) per diventare un continente il cui sviluppo si basa su un’economia pulita. Si legge infatti nel documento Africa 2063: «L’Africa parteciperà agli sforzi globali per mitigare i cambiamenti climatici che supportano e ampliano lo spazio politico per lo sviluppo sostenibile nel continente. L’Africa continuerà a parlare con una sola voce e unità di intenti nel promuovere la sua posizione e gli interessi sui cambiamenti climatici».
Energie rinnovabili ed economia circolare
Secondo un report dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), Africa Energy Outlook, nei prossimi 26 anni, l’Africa sub-sahariana inizierà a sbloccare le sue “vaste risorse energetiche rinnovabili” con il solare gin testa. Aumenterà l’idroelettrico (basta vedere il ciclopico progetto della Reinassance Dam in Etiopia), dato che attualmente viene sfruttato solo il 10% del potenziale idroelettrico del sub-sahariano. I paesi costieri, dal Senegal al Mozambico hanno grande potenziale per l’energia eolica. Infine, si legge, la geotermia sarà la seconda più grande fonte di alimentazione in Africa orientale, principalmente in Kenya ed Etiopia. Abbondano già oggi i primi progetti mini-grid e off-grid che secondo la IEA decolleranno nelle aree rurali nel 2040, alimentati da fotovoltaico solare low-cost o mini eolico. IRENA, l’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili, guidata oggi dall’italiano Francesco La Camera, segue numerosi progetti in tutto il continente. Come l’iniziativa regionale ꞌAfrica Clean Energy Corridorꞌ per accelerare lo sviluppo del potenziale di energia rinnovabile ed il commercio transfrontaliero di energia rinnovabile all’interno del Power Pool dell’Africa orientale (EAPP) e del Power Pool dell’Africa meridionale (SAPP). Oppure il progetto Renewables Readiness Assessment (RRA), che valuta l’idoneità delle condizioni in diversi paesi per lo sviluppo e la diffusione di energia rinnovabile, insieme alle azioni necessarie per migliorare tali condizioni.
Imprese green
Proliferano anche le iniziative dal basso. Il ristorante Shitaye, Tigist and Friends, di Addis Abeba è il primo ristorante ecologico etiope. Funziona completamente con biogas prodotto da deiezioni umane. Gli scarti sono raccolti dai bagni pubblici accanto al ristorante e tramite il processo di digestione anaerobica si produce gas per luci e fornelli, mentre il liquame viene portato nelle fattorie vicine e utilizzato come fertilizzante per le colture. Il gas prodotto in surplus è immagazzinato e venduto. Insieme alla ONG africana Emmanuel Development Association, oggi forniscono consulenza alle grandi aziende e agli hotel di Addis Abeba su come adottare pratiche rispettose dell’ambiente.
Nelplast Ghana Limited invece ha creato un business di successo riciclando plastica e trasformandola in pavimentazione. La società utilizza anche rifiuti di plastica scartati per creare tegole. L’iniziativa ha stimolato numerose nuove imprese nell’edilizia circolare. Sylvere Mwizerwa usa i rifiuti di banana per creare assorbenti a prezzi accessibili per le comunità in Ruanda. Mwizerwa. Oltre 600 coltivatori di banane, principalmente donne e ragazze di comunità disagiate impiegano rifiuti agricoli, per produrre un oggetto di consumo compostabile, accessibile anche a tante ragazze e donne che non possono permettersi prodotti sanitari sintetici.