Africa-Italia: transizione energetica, accesso alla finanza e pmi
La transizione verde è chiave per l’Africa e per il suo sviluppo. E può essere campo di collaborazione tra il continente e l’Italia come sottolineato alla Conferenza ministeriale Italia-Africa, per la terza volta organizzata dalla Farnesina.
Transizione energetica, decarbonizzazione, tutela delle risorse naturali e del territorio, salute di oceani e foreste, sicurezza alimentare. La transizione verde è chiave per l’Africa e questi sono un ventaglio di strumenti, azioni e obiettivi che lo scorso 8 ottobre 2021 a Roma sono stati ricordati da varie personalità intervenute alla Conferenza ministeriale Italia-Africa per la terza volta organizzata dalla Farnesina e aperta dal capo dello Stato Sergio Mattarella. Il ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale italiano, Luigi Di Maio, rivolgendosi a decine di suoi colleghi africani, ha sottolineato come l’Italia, nell’anno in cui detiene la presidenza del G20, abbia promosso un dialogo per la ricerca di soluzioni condivise e come la Dichiarazione di Matera sulla sicurezza alimentare adottata proprio dai ministri degli Esteri del G20 segni “un’ulteriore presa di coscienza internazionale e una chiamata ad agire per sconfiggere la fame, rafforzare la sostenibilità dei sistemi agro-alimentari e le loro capacità di adattamento al cambiamento climatico”.
Oltre a sicurezza alimentare e transizione verde, altre parole sintetizzano i giorni del vertice: piccole e medie imprese (pmi), finanza, agroindustria. Parole che diventano immagini e che aprono a un mondo di riflessioni. Le stesse su cui si sta disegnando il futuro dell’Africa e per molti versi il futuro del mondo che avremo da qui ai prossimi 50 anni.
A margine del vertice ministeriale di Roma, parlando con Oltremare, la segretaria esecutiva della Commissione economica per l’Africa delle Nazioni Unite (Uneca), Vera Songwe, ha ribadito quello che a suo parere l’Africa si aspetta dall’Italia. E ha citato due temi, intrinsecamente legati tra loro: l’Italia come modello vincente da seguire di un’economia ancorata a un sistema di piccole e medie imprese; e l’accesso alla finanza, che diventa cruciale per quelle pmi che vogliono scommettere sul continente.
“L’Italia è rinomata nel mondo per il suo tessuto di pmi, per un modello economico essenzialmente costruito sulle pmi” ha detto Songwe. “Questo modello può trovare spazio in Africa e serve una cornice istituzionale perché funzioni: per questo motivo penso che facilitare contatti e relazioni tra pmi italiane e pmi africane creando tale cornice, potrebbe essere un’azione a grande impatto”. Quale dovrebbe essere questa cornice istituzionale Vera Songwe lo dice subito: “Abbiamo imprese da una parte e dall’altra che cercano finanziamenti, e se abbiamo istituzioni finanziarie da una parte e dall’altra che si parlano allora avremo aperto la strada giusta. Questo è quello che hanno fatto i cinesi, gli indiani, quello che stanno facendo adesso i turchi: in poche parole loro portano avanti i rispettivi settori bancari. Le pmi italiane che oggi vogliono andare in Africa invece non hanno un concreto accesso alla finanza e questo è un grande problema che va risolto”.
Accennando alla grave crisi che ancora stiamo vivendo, Songwe ha detto in plenaria come ci sia bisogno “di forze nuove e di rinnovare il multilateralismo per creare sinergie e superare la frammentazione che ha caratterizzato la risposta globale alla pandemia”. E secondo Songwe, “non si realizza una vera sinergia senza l’Africa”. In altre parole, se si vuole una crescita sostenibile, oltre la crisi, occorre creare opportunità, e la “più grande opportunità è rappresentata dall’economia verde e da un nuovo modello di crescita basato sul principio di una catena del valore sostenibile”. Questo dunque è lo spazio di manovra possibile. Evidente il richiamo all’energia e a quelle tecnologie che possono cambiare il volto e il passo dello sviluppo africano incidendo in maniera positiva anche sul resto del mondo.
D’altra parte, come sottolineato di recente da Roberto Vigotti in un suo articolo sul mensile “Africa e Affari” la svolta allo sviluppo dell’Africa è legata all’uso di energie verdi e sostenibili. Il segretario generale di Res4Africa Foundation ha in particolare evidenziato il legame virtuoso esistente e da rafforzare tra acqua, energia e cibo, il cosiddetto Water-Energy-Food Nexus. “Il mondo delle energie rinnovabili – dice Vigotti – può e deve fornire il suo contributo al consolidamento della sicurezza alimentare in Africa, che passa necessariamente attraverso l’agricoltura”. L’elemento cruciale, secondo questa lettura, risiede in un approccio innovativo a progetti e strategie di elettrificazione ed espansione dell’accesso all’energia. Il Nexus è oggi possibile in Africa attraverso il ricorso massiccio alle rinnovabili che “possono fornire un impulso decisivo all’agricoltura di sussistenza, portandola ad affacciarsi sul mercato e producendo un effetto moltiplicatore positivo sul resto del contesto sociale ed economico”. E rinnovabili, agricoltura e pmi riportano tutte, ancora una volta all’Italia: perché sono campi di eccellenza, settori in cui è da tempo attiva anche la cooperazione, e in cui, riprendendo Vera Songwe, manca forse l’ultima spallata: quella di creare meccanismi di accesso alla finanza adeguati e pensati per le pmi italiane e africane.
Gianfranco Belgrano
Nato a Palermo nel 1973, Gianfranco Belgrano è un giornalista e si occupa soprattutto di esteri con una predilezione per l’Africa e il Medio Oriente. È direttore editoriale del mensile Africa e Affari e dell’agenzia di stampa InfoAfrica, per i quali si sposta spesso nel continente africano. Ha studiato Storia e Lingua dei Paesi arabi e vissuto per alcuni anni tra Tunisia, Siria e Inghilterra prima di trasferirsi a Roma. Ha lavorato o collaborato con varie testate (tra cui L’Ora ed EPolis) e si è avvicinato all’Africa con l’agenzia di stampa Misna, lasciata nel 2013 per fondare con alcuni amici e colleghi il gruppo editoriale Internationalia.