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Fare cooperazione in Somalia, anche con le imprese

Lo scorso maggio Unido, in collaborazione con Aics, ha organizzato a Mogadiscio il secondo Business Forum Italia-Somalia. Ha riunito imprese somale e italiane e raccontato le storie di successo che hanno riacceso la speranza lì dove sembrava ormai un lontano ricordo

La storia è fatta di date. Dovessimo sceglierne una per la Somalia potrebbe essere quella del 26 gennaio del 1991, giorno della destituzione di Siad Barre dalla presidenza del Paese. Da quel momento, per la Somalia – dove da anni si accumulavano le proteste contro la dittatura di Barre – si aprono le porte di un conflitto interno e di un “sistema” di caos e anarchia generalizzata che diventerà a sua volta humus ideale per la nascita degli Al Shabaab.

Oggi, a oltre trent’anni di distanza, quando sembrava che anche la speranza, l’ultima in genere a morire, avesse abbandonato la Somalia, le cose paiono essere a una svolta. È un barlume di fiducia nel futuro, ancora fragile, certo, ancora immerso in un contesto di piena emergenza umanitaria, ma illuminato in un percorso che sta vedendo anche la diaspora protagonista.

L’Italia sta dando il suo contributo affinché la fiammella della speranza si rafforzi a fronte di venti contrari che tuttora esistono. Di recente lo ha fatto ancora una volta tramite la cooperazione dando il suo sostegno all’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale (Unido), che a maggio ha organizzato il secondo Italia-Somalia Business and Trade Forum.

È stata un’esperienza positiva, un passo nella direzione giusta, ha detto a Oltremare Ygor Scarcia, che per Unido ha curato l’organizzazione dell’evento. “L’iniziativa – ha spiegato Scarcia – ha messo in evidenza la capacità della Somalia di fare sistema. In due giorni sono stati presenti nove ministri somali, oltre al premier. Si tratta di un segno forte che dice quanto Mogadiscio creda nel rilancio della propria economia. Un rilancio che passa, anche, attraverso la cooperazione con l’Italia”. Questo fare sistema non si era visto in precedenza. “Questa volta – ha detto ancora Scarcia – si è assistito a un vero gioco di squadra. Il segnale che è stato inviato all’estero è che in Somalia ci sono tanti interlocutori, e che questi sanno lavorare insieme”.

Il summit ha assunto per la Somalia anche un valore importante in vista della ristrutturazione del debito che dovrebbe essere concessa a Mogadiscio dalla comunità internazionale entro pochi mesi. “La Somalia – prosegue Scarcia – potrà tornare sul mercato internazionale per ottenere fondi. Si tratta di un segno importante per l’intero Paese”. Nei prossimi anni, però, Mogadiscio dovrà dimostrare di essere in grado di investire questi fondi secondo priorità precise ed evitare gli errori del passato. Dovrà dimostrare serietà e la comunità internazionale dovrà accompagnare le autorità locali passo per passo.

Anche l’ambasciata d’Italia, l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) e l’Unione europea hanno dimostrato un forte interesse all’evento e alla collaborazione con l’Italia. “È stato interessante – sottolinea Scarcia – quanto ha detto l’ambasciatore italiano Alberto Vecchi: la collaborazione politica ed economica con l’Italia, per la Somalia è una porta d’ingresso verso l’Europa, un continente con il quale non sempre è facile per un Paese africano avere rapporti. Quindi il summit ha avuto anche una prospettiva più ampia che va oltre al tradizionale e consolidato rapporto tra Roma e Mogadiscio”.

Il Business Forum Italia Somalia che si è tenuto a Mogadiscio

Il Business Forum Italia Somalia che si è tenuto a Mogadiscio

Fondamentale resterà il contributo della comunità internazionale. L’obiettivo è rendere partecipe di questi sviluppi anche il settore privato, da una parte (le imprese somale) e dall’altra (le imprese straniere). L’Italia ha già iniziato non soltanto portando imprese al Forum organizzato da Unido ma raccogliendo i frutti del precedente Forum che nel 2019 pose le basi di questa collaborazione.

Una storia di successo

Una partnership che funziona è per esempio quella avviata tra Cnh Industrial – Case New Holland (gruppo Stellantis) e il gruppo agro-cooperativo somalo Gaalooge. A mettere insieme quello che è un marchio leader globale nel settore delle macchine agricole e una dinamica cooperativa che ha sede a Baidoa, era stata proprio Unido nell’ambito di un progetto di Aics. Dal primo incontro a dicembre del 2019, pur in un contesto segnato oltre che dalle contingenze locali anche dagli effetti della pandemia e del conflitto in Ucraina, è stato creato un collegamento diretto che ha portato in Somalia i trattori del marchio Case IH e ha aperto la strada a primi spunti di agricoltura meccanizzata.

L’ultimo tassello di questa collaborazione è stata la creazione recente di una scuola di formazione tecnico-professionale che sta formando un primo gruppo di 40 allievi – 8 donne e 32 uomini – nella gestione e manutenzione di trattori che, sottolinea Valerio Domenici, Marketing Manager Africa & Middle East di Case IH, sono gli stessi che “vendiamo in Italia” o in altre zone del mondo. “In Somalia stiamo inviando il meglio della nostra produzione, il ritmo tenuto è di una trentina di mezzi all’anno, un numero modesto in altri contesti ma importantissimo qui”. Importante perché si tratta di un’avanguardia che consente enormi passi avanti e soprattutto di sostenere il possibile sviluppo che l’affermazione auspicata da tutti di pace e stabilità potrà avviare.

“Oltre ai nostri mezzi – continua Domenici – abbiamo favorito accordi con un nostro partner per la fornitura di altri supporti tecnici, come gli aratri, e abbiamo registrato con altrettanto favore accordi con l’italiana Irritec per la fornitura di strumenti moderni di irrigazione”. Gaalooge si è dimostrata un partner serio e ha avviato, in collaborazione con Case IH, una iniziativa che prevede l’invio di un trattore per ognuno degli Stati che costituiscono la federazione somala. Inoltre ha ampliato il proprio business cominciando a trattare anche la commercializzazione di fertilizzanti e semi.

“In una Somalia finalmente pacificata – aggiunge Domenici – questi numeri ora modesti si possono decuplicare rapidamente favorendo l’affermazione di un’agricoltura moderna in grado anche di contribuire alla sicurezza alimentare di una popolazione giovane”.

Decisivo in questo percorso è stato il contributo “a terra” di Unido così come la sua supervisione. “Per noi sarebbe stato molto difficile seguire l’operazione – conclude Domenici –  mentre abbiamo potuto lavorare bene proprio grazie alla squadra locale di Unido. E per quanto ci riguarda andiamo molto fieri di questa partnership pubblico-privata, una vera e propria storia di successo”.

Il ruolo di Aics

“Le imprese italiane sono riconosciute a pieno titolo come attori centrali nel ‘sistema Italia’ e giocano un ruolo sempre più importante per l’efficacia dell’intervento della Cooperazione Italiana” ha sottolineato a sua volta parlando con Africa e Affari Giovanni Grandi, direttore dell’ufficio di Nairobi dell’Aics che copre la Somalia e altri sei Paesi della regione, e che era presente all’evento di Mogadiscio.

“Cerchiamo di investire in misura crescente per la creazione di sinergie e accordi tra imprese locali e italiane in un’ottica di co-sviluppo e reciproco vantaggio, con interventi che abbiano ricadute positive sulle comunità”, ha detto Grandi, sottolineando poi come non sia un paradosso accostare le imprese alla Cooperazione anche in un contesto come quello somalo. “In realtà sono molti gli esempi di questo approccio vincente. Lo testimonia la viva partecipazione a questo secondo Business Forum Italia-Somalia, ma anche la crescente partecipazione dell’Aics alla fiera internazionale dell’ortofrutta Macfrut, grazie alla quale decine di imprese provenienti dai paesi partner della cooperazione hanno potuto incontrare le eccellenze italiane della filiera e accedere a tecnologie migliorate, mentre le imprese italiane hanno potuto creare nuovi network ed espandere le proprie opportunità di esportazione”.

Apicoltura in Somalia

Al momento le imprese italiane in Somalia sono principalmente attive con forniture di beni e servizi, con l’obiettivo di stabilire una presenza più stabile quando le condizioni di sicurezza lo permetteranno. Aics sta incoraggiando questo processo e i risultati iniziano appunto a vedersi. “La partnership tra Cnh e Gaalooge, gruppo agro-cooperativo somalo con sede a Baidoa, rappresenta il primo accordo di questo tipo nella storia recente nel settore agroindustriale somalo e si ritiene che esso rappresenti una grande opportunità per gli agricoltori somali”.

Biografia
Gianfranco Belgrano
Nato a Palermo nel 1973, Gianfranco Belgrano è un giornalista e si occupa soprattutto di esteri con una predilezione per l’Africa e il Medio Oriente. È direttore editoriale del mensile Africa e Affari e dell’agenzia di stampa InfoAfrica, per i quali si sposta spesso nel continente africano. Ha studiato Storia e Lingua dei Paesi arabi e vissuto per alcuni anni tra Tunisia, Siria e Inghilterra prima di trasferirsi a Roma. Ha lavorato o collaborato con varie testate (tra cui L’Ora ed EPolis) e si è avvicinato all’Africa con l’agenzia di stampa Misna, lasciata nel 2013 per fondare con alcuni amici e colleghi il gruppo editoriale Internationalia.
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