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Il G7 guarda all’Africa. E sostiene il Piano Mattei

Dal Global Gateway europeo all’intesa dell’Italia con la Banca di sviluppo, a Borgo Egnazia la parola chiave è sinergia. Noi abbiamo fatto una chiamata a Mogadiscio

“Il Piano Mattei ci potrebbe aiutare tanto; dobbiamo studiarlo a fondo e capire tutte le possibilità che ci sono” sottolinea l’ambasciatrice Mariam Yassin Hagi Yussuf, inviata speciale della presidenza della Somalia per le migrazioni, i rimpatri e i diritti dei bambini. Ci risponde al telefono da Mogadiscio dopo il vertice dei capi di Stato e di governo del G7, nel resort di Borgo Egnazia, in Puglia.

Durante la tre giorni, dal 13 al 15 giugno, i dirigenti delle potenze d’Occidente hanno parlato anche di Africa. Lo hanno fatto durante sessioni dedicate e firmando accordi. L’ospite del vertice, la presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni, ha sottolineato la necessità di realizzare sinergie tra la proposta italiana, il Piano Mattei appunto, l’iniziativa europea Global Gateway e la Partnership for Global Infrastructure and Investment (Pgii), un progetto nato nella cornice del G7. I tre progetti sono tutti menzionati, uno accanto all’altro, nella dichiarazione approvata al termine dei lavori.

Mariam Yassin Hagi Yussuf, inviata speciale della presidenza della Somalia per le migrazioni, i rimpatri e i diritti dei bambini

Mariam Yassin Hagi Yussuf, inviata speciale della presidenza della Somalia per le migrazioni, i rimpatri e i diritti dei bambini

Anche di questo parla Yassin, cittadina somala e italiana, una storia personale dolorosa e straordinaria. Nel 1991, allo scoppio della guerra civile in Somalia, dopo l’uccisione del padre, partì per l’Europa. Studiò poi a Torino, specializzandosi sui temi delle migrazioni. A Mogadiscio, dove vive ora, è rientrata nel 2009. Cominciando subito a occuparsi di diritti delle donne, con un’organizzazione della società civile, di persone migranti e di bambini: fino all’incarico che le affidato Hassan Sheikh Mohamud, presidente dal 2022.

Il rientro in Somalia è stato segnato dall’impegno nel sociale, ma con una cesura nel mezzo: il 21 settembre 2013. Quel giorno Yassin fu ostaggio in un centro commerciale della capitale keniana Nairobi, incinta accanto al marito colpito a morte, uno dei 62 civili assassinati dai membri di un commando jihadista di Al Shabaab. Da allora, l’organizzazione somala in lotta con il governo di Mogadiscio non ha mai deposto le armi. “Al Shabaab occupa ancora alcuni territori, nonostante l’esercito abbia liberato più zone” sottolinea Yassin. “Qui si discute del ritiro dei peacekeeper dell’Unione Africana, fissato al prossimo 31 dicembre: il loro supporto è stato importante per la Somalia, ma in prospettiva si dovrà arrivare al punto in cui il Paese sia in grado di difendersi da solo”.

Ma torniamo al Piano Mattei. L’iniziativa promette di rafforzare una cooperazione “da pari a pari” e “non predatoria” con i Paesi dell’Africa. “Dobbiamo fare in modo che l’Italia presti un’attenzione particolare alla Somalia anche per i legami del passato coloniale che ha con il Paese” l’appello di Yassin. “Guardando al mio campo specifico delle migrazioni, in particolare rispetto alla questione cruciale dei ritorni dall’Europa, sarebbe utile che il Piano promuovesse percorsi di formazione e inserimento sociale”.

L’Italia si sta muovendo. È di questi giorni la pubblicazione di un bando dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) che ha come titolo “Intervento multisettoriale in risposta alla crisi umanitaria e alle emergenze ambientali in Somalia”. “Nel 2023 il Paese è riuscito ad allontanarsi dal baratro della carestia causata dalla prolungata siccità, ma ha successivamente affrontato le peggiori inondazioni degli ultimi anni” si legge nella presentazione dell’iniziativa. “Il piano di risposta all’emergenza descrive un miglioramento della situazione del Paese, con una diminuzione del 17% delle persone che necessitano di aiuto umanitario rispetto al 2023 (6,9 milioni di persone nel 2024 a fronte di 8,3 milioni nell’anno precedente), cifra comunque in aumento rispetto alla media quinquennale”. Secondo la graduatoria Inform Global Risk Index 2024, la Somalia è il secondo Paese più vulnerabile a livello mondiale sia per l’impatto di disastri naturali, inclusi siccità e allagamenti, che per i rischi di disastro umanitario. Il bando di Aics individua una molteplicità di settori: acqua, igiene, ambiente, territorio, gestione risorse naturali, cambiamenti climatici, agricoltura e sicurezza alimentare, salute e nutrizione.

Non solo di emergenza hanno però discusso i capi di Stato e di governo del G7. Lo conferma la partecipazione al vertice di Akinwumi Adesina, presidente della Banca africana di sviluppo (Afdb), firmatario a Borgo Egnazia di un accordo con il governo italiano. “La nostra partnership produrrà effetti di grande impatto nei Paesi africani”, scandisce il manager ed ex ministro di origine nigeriana, al fianco di Meloni. La sua tesi è che l’impegno comune consentirà di “espandere le competenze e i posti di lavoro per i giovani”. Italia e Banca africana di sviluppo sono d’accordo a co-finanziare una serie di progetti. Roma mette sul piatto circa 150 milioni di dollari in prestiti a tasso di favore e a dono. E la Banca garantirà una somma almeno analoga. “L’obiettivo”, si legge in un comunicato congiunto, “è perseguire le priorità dell’Italia e del gruppo dell’Afdb così come sono definite dal Piano Mattei per l’Africa e dalla strategia italiana per la cooperazione allo sviluppo”.

Ancora Adesina: “Il nostro partenariato genererà impatti significativi in termini di sviluppo in tutti i Paesi africani, amplierà l’accesso all’energia, affronterà il cambiamento climatico, sosterrà la sicurezza alimentare, potenzierà i servizi sanitari, e migliorerà le competenze e i posti di lavoro per i giovani; tutto ciò contribuirà a creare maggiori opportunità economiche in Africa e ad arginare le spinte migratorie”. L’intesa si articola su più direttrici. Prevede per cominciare l’istituzione di un Fondo speciale multi-donatori al servizio del Piano Mattei e del cosiddetto Processo di Roma su migrazione e sviluppo. Si tratta di un salvadanaio per “investimenti ad alto impatto allineati alle problematiche climatiche in settori strategici chiave”. La speranza è che il Fondo sia in grado di attrarre altri partner internazionali in modo da “unire le forze e fare leva sui finanziamenti”.

Parte della strategia è la Piattaforma di crescita e resilienza per l’Africa (Growth and Resilience Platform for Africa/Graf), finalizzata al supporto del settore privato. L’iniziativa, è stato sottolineato, “è volta a mobilitare capitale netto destinato ai fondi regionali che finanzieranno attività imprenditoriali a sostegno della creazione di posti di lavoro in Africa”. Cassa depositi e prestiti (Cdp), l’istituzione finanziaria italiana per lo sviluppo, sarebbe pronta a catalizzare fino a circa 820 milioni di dollari distribuiti su un orizzonte quinquennale insieme con partner africani e internazionali.

Un ulteriore impegno ha una dimensione ambientale. Riguarda l’Alleanza per le infrastrutture verdi in Africa (Agia), un’iniziativa supportata dall’Afdb per la quale l’Italia si è impegnata a garantire 45 milioni di dollari. In attesa di poter misurare l’impatto del progetto, è possibile una prima previsione: nelle prossime settimane ci saranno delegazioni in volo tra Roma e Abidjan, la capitale economica della Costa d’Avorio. La città è sede della Afdb e presto ospiterà anche una nuova sede di Aics. Ad annunciare l’apertura il direttore Marco Riccardo Rusconi; sottolineando, manco a dirlo, l’importanza delle sinergie.

Biografia
Vincenzo Giardina
Nato a Padova, laureato in storia contemporanea, è un giornalista professionista. Coordina il notiziario internazionale dell’agenzia di stampa Dire. Tra le sue collaborazioni Il Venerdì di Repubblica, Internazionale, l’Espresso e Nigrizia. Già redattore dell’agenzia di stampa missionaria Misna, si è specializzato sull’Africa e sui temi dei diritti umani e della lotta contro le disuguaglianze. Scrive su Oltremare, magazine dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, e interviene come esperto o inviato su Radio Rai, Radio Vaticana e altre emittenti. Suoi articoli e reportage sono pubblicati anche da La Stampa e Vanity Fair. Parla più lingue, tra le quali il russo.
www.vincenzogiardina.org
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