Modelli africani per una nuova Africa, partendo da Ouaga
A Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, per confrontarsi e parlare di modelli di sviluppo pensati per il continente africano. Guardando anche agli spunti della green economy e ai vantaggi che questa può dare per uno sviluppo davvero sostenibile.
Rimodellare l’Africa o, meglio, individuare i modelli su cui impostare la marcia di sviluppo del continente reinterpretando le esperienze esterne attraverso una chiave di lettura davvero africana. Tale chiave di lettura può essere trovata nella cosiddetta green economy, un’economia attenta alla crescita nel rispetto dell’ambiente. Questo è stato il tema affrontato a Ouagadougou, in Burkina Faso, il 5 e il 6 ottobre scorsi, durante la quinta edizione del Rebranding Africa Forum.
Manifestazione per la prima volta ospitata in terra africana dopo quattro anni europei, a Bruxelles, Rebranding Africa è stata un’occasione per riunire alcune influenti personalità africane, ricercatori, studiosi, decisori politici, e avviare in questo modo, attraverso un’ottica africana, una riflessione costruttiva e concreta sui possibili percorsi di sviluppo del continente.
Affrontare per esempio la questione dell’imponente crescita demografica – si prevede il raddoppio della propria popolazione entro il 2050 – secondo il punto di vista africano, è utile per capire come le visioni a sud del Sahara siano molto diverse da quelle a nord del Mediterraneo. “Uno dei problemi è guardare alle questioni demografiche come a un fatto che possa influire negativamente sulla crescita. Invece, l’aumento della popolazione è un asset”: ha spiegato ad Africa e Affari Juliette Biao Koudenoukpo, direttore regionale dell’ufficio africano del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep). “È vero che la popolazione sta crescendo – ha aggiunto – ma è altrettanto vero che è una popolazione giovane. Con il potenziale rappresentato da questi giovani, con la loro creatività e con la loro passione, penso che dovremmo guardare alla crescita demografica come un asset. E chi se non i giovani possono davvero investire in green economy?”.
Dal punto di vista della responsabile dell’Unep, “la green economy offre un ampio spettro di opportunità” e i Paesi africani hanno compreso che le innovazioni tecnologiche unite al rispetto dell’ambiente non costituiscono un freno al necessario sviluppo economico ma possono anzi rappresentare un acceleratore.
“È tempo per l’Africa di guardare ai suoi popoli. Dobbiamo essere padroni del nostro futuro per una nuova Africa” ha a sua volta detto il presidente ghanese Nana Addo Dankwa Akufo-Addo, che a Ouagadougou è stato anche premiato per le sue politiche economiche.
“Non si può dipendere dall’export di materie prime grezze – ha aggiunto Akufo-Addo parlando davanti al padrone di casa, il presidente burkinabé Roch Marc Christian Kaboré, e al primo ministro del Niger Brigi Rafini – è arrivato il tempo di trasformare le nostre economie, di rapportarci in maniera diversa con il resto del mondo, di rafforzare l’istruzione dei nostri giovani, le competenze, di lavorare all’eguaglianza sociale preservando al tempo stesso la natura dei nostri meravigliosi Paesi”.
Il punto emerso nella capitale burkinabé, è che proprio uno sviluppo attento alle dinamiche ambientali può garantire sostenibilità, posti di lavoro e può dare risposte alle grandi sfide che l’Africa sta affrontando e che affronterà nei prossimi anni. Sfide che riguardano tutti e che portano con loro una “esigenza di inclusività” ha a sua volta aggiunto Kaboré: “Perché le questioni ambientali rischiano di minare il processo di sviluppo in corso e perché l’economia verde è legata al tema dell’inclusività e a quello della sostenibilità e l’Africa deve porsi al centro dell’innovazione in questo particolare campo”.
E che sostenibilità ambientale e sicurezza vadano a braccetto lo ha sostenuto l’ex presidente della Banca africana di sviluppo, Donald Kaberuka, secondo cui “l’economia verde non è un’opzione ma una strada obbligata”.
E l’Italia? Questa Italia così vicina all’Africa ma forse non del tutto consapevole di cosa stia avvenendo a sud del Sahara? “Dovrebbe trovare il tempo per apprezzare quello che già ha, ovvero generazioni di giovani italiani che hanno un’origine africana” ha detto Paule Renée Etogo, delegata generale del Forum con una storia personale molto legata all’Italia, dove ha studiato e vissuto prima di trasferirsi a Bruxelles. “È vero che l’Italia non ha avuto una significativa storia di presenza in Africa, ma è una scusa che non vale più. Dobbiamo smettere di inventarci delle scuse, siamo una generazione che ha internet, che può informarsi, che può essere curiosa e scoprire l’altro senza aspettare che ciò avvenga tramite altri”.