Satubo: La Forza delle Donne che Trasforma Conflitti in Pace e Moda Sostenibile
Un'iniziativa che punta a rafforzare gruppi di artigiani, piccoli produttori e imprenditori, con particolare attenzione a donne e giovani, attraverso sistemi di progettazione e produzione circolari. Il progetto "Designing the Future, a Green and Inclusive Fashion Ecosystem" si rivolge a 2.500 persone provenienti da comunità svantaggiate in tutto il Kenya, che beneficeranno di formazioni specializzate nell’ottica di garantire migliori condizioni di lavoro e maggiore accesso al mercato e ad aziende di moda di calibro internazionale.
Il cielo è terso quando arriviamo a Nanyuki, nella Contea di Laikipia. Minaccia pioggia, e l’aria è carica di quella particolare fragranza che preannuncia l’arrivo delle prime gocce. Nonostante l’atmosfera tesa, si respira un’allegria palpabile e una curiosità diffusa: stiamo per conoscere una comunità di donne straordinarie, coinvolte in un progetto sostenuto dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e realizzato dall’International Trade Centre, nell’ambito dell’Ethical Fashion Initiative.
Ma facciamo un passo indietro. Nanyuki, nella contea di Laikipia, sorge alle pendici del Monte Kenya ed è una delle 23 contee a rischio siccità secondo la National Drought Management Authority (NDMA) del Kenya. Le Aree Aride e Semi Aride (ASAL, Arid and Semi Arid Land) rappresentano oltre l’80% del territorio nazionale e ospitano più di 2 milioni di persone, costantemente esposte all’insicurezza alimentare a causa dell’alternanza tra periodi di siccità e alluvioni. Questa situazione è ulteriormente aggravata dagli effetti del cambiamento climatico, che si manifestano con maggiore intensità in queste aree già soggette a climi estremi.
A Laikipia, come in altre contee del nord del Paese, la vita è sempre stata scandita dall’alternarsi di siccità e piogge, di secchezza e rigogliosità dei pascoli. Le comunità di questa regione, tradizionalmente semi-nomadi, si sono adattate a questa ciclica variabilità. Parliamo di tre tribù, presenti nell’area: i Samburu, i Turkana e i Borana, popoli che per secoli hanno vissuto di pastorizia e agricoltura stagionale, condividendo lo stesso territorio e sopravvivendo all’equilibrio precario tra siccità e alluvioni.
In queste zone, i conflitti per l’accesso a pascoli, acqua e bestiame non sono mai mancati tra le diverse tribù. Tuttavia, ad un certo punto, sono state le donne a prendere l’iniziativa per cambiare il corso degli eventi.
“Noi donne ci siamo riunite e ci siamo chieste come avremmo potuto portare la pace nelle nostre comunità. Così abbiamo deciso che le tre tribù dovevano diventare una sola. Abbiamo preso ‘Sa’ da Samburu, ‘Tu’ da Turkana e ‘Bo’ da Borana, ed è così che è nata Satubo“, racconta Jane, una delle donne della comunità. Satubo è un nome carico di significato: incarna il passato travagliato di tre comunità segnate dalla guerra e, allo stesso tempo, simboleggia un futuro di pace, una pace voluta e costruita dalle donne. Sono loro che, unite dalle stesse difficoltà, hanno detto “basta”, insegnando ai mariti che la pace è possibile e che i figli possono crescere insieme, condividendo ciò che hanno.
“Tradizionalmente, le donne qui non possiedono né terre né bestiame,” continua Jane. “L’unica cosa che ci appartiene sono le nostre perline. Così abbiamo deciso di scambiare non solo le nostre collane, ma anche le nostre idee. Lavorare insieme le perline, sotto quell’albero, ci ha permesso non solo di sostenere le nostre famiglie, ma anche di acquistare un piccolo appezzamento di terra, dove far crescere Satubo.”
Nel 2009, la storia di Satubo si è intrecciata con quella dell’Ethical Fashion Initiative (EFI), un programma dell’International Trade Centre delle Nazioni Unite, nato proprio in Kenya nello stesso anno. EFI crea e sostiene imprese sociali nei Paesi emergenti, mettendo in contatto marchi internazionali di moda con designer, artigiani e micro-produttori locali, con l’obiettivo di promuovere uno sviluppo sostenibile e inclusivo attraverso l’aumento del commercio e dell’occupazione nei settori della moda e dei tessuti.
Da allora, EFI e Satubo hanno collaborato più volte. Grazie agli ordini ricevuti dall’agenzia delle Nazioni Unite, la comunità è riuscita a crescere e a connettersi ai mercati internazionali. Oggi, oltre 60 donne fanno parte di Satubo e lavorano insieme.
Nel 2024 è partita un’iniziativa finanziata dall’AICS incentrata sulla moda sostenibile, che mi ha permesso di scoprire questa storia. Basato sull’eccellenza italiana nel settore della moda, il progetto “Progettare il futuro, un ecosistema di moda verde e inclusivo” mira a promuovere la produzione di moda sostenibile e la creazione di posti di lavoro in Kenya. L’iniziativa sostiene l’empowerment di gruppi di auto-aiuto formati da artigiani, micro-produttori e designer, promuovendo il design e la produzione circolari, coinvolgendo oltre 2.500 persone provenienti da comunità emarginate in tutto il Paese. Tra questi gruppi, c’è anche Satubo.
Durante la nostra visita, l’eccitazione è palpabile: un grande ordine di accessori per un noto marchio italiano, reso possibile dal progetto finanziato da AICS, è appena arrivato. Le donne sono raccolte fuori dalla casa-ufficio, tutte concentrate a creare, con le loro mani, pezzi unici di artigianato che racchiudono speranze, emozioni, fatica e sogni.
A Satubo, le perline non sono solo sgargianti: parlano di donne, di futuro e hanno i colori della pace.