Una Casa comune per pensare lo sviluppo
Non è facile tirare le fila di questo secondo anno di vita della Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, un anno in cui al processo di consolidamento e rafforzamento delle strutture interne, si è affiancato un importante lavoro di identificazione delle priorità strategiche, di elaborazione di modalità di intervento più in linea con l’agenda 2030 e lo spirito di riforma della legge 125, e di proiezione internazionale.
Abbiamo insomma iniziato a gettare le fondamenta per una cooperazione più moderna nei contenuti, più partecipativa nel lavoro con numerosi attori esterni, e più incisiva nel presentare temi e soluzioni a livello internazionale.
Tanti potrebbero essere gli esempi, ma ne citerò solo alcuni che personalmente ritengo tra i più significativi. Il primo è sul nodo migrazioni e sviluppo. L’Agenzia ha ritenuto importante approfondire gli elementi di analisi a disposizione al fine di favorire un dialogo basato sui fatti e non su percezioni, relativamente a un tema così importante per la nostra società. E lo abbiamo fatto lavorando in collaborazione con una delle più prestigiose Università italiane, per garantire alle nostre posizione tutto il rigore e la serietà necessarie. Abbiamo poi tradotto questo lavoro in metodologie di intervento che hanno ispirato la definizione dei bandi aperti alle organizzazioni della società civile, agli enti della cooperazione territoriale, al settore privato. Ed abbiamo presentato queste nostre idee su numerose piattaforme internazionali, dal Parlamento Europeo, alle Nazioni Unite, alla Banca mondiale, perché riteniamo importante che il ruolo di leadership che il nostro Paese ha assunto su questo tema sia ampiamente riconosciuto anche all’interno della comunità che si occupa di sviluppo globale.
Un altro esempio importante è stata l’attenzione agli attori che operano nel campo della cooperazione internazionale e lo sforzo di “mettere a Sistema” un universo che proprio per la sua ricchezza e diversità, tende a volte a disperdersi in direzioni diverse. Molti gli sforzi in tal senso, dall’ampliamento dei criteri di iscrizione all’albo per le organizzazioni della società civile, alla organizzazione del summit delle diaspore che per la prima volta ha prodotto una mappatura di tutte le organizzazioni presenti sul nostro territorio, al lavoro di consultazione con il settore privato in preparazione del lancio del bando, alla continua coordinazione con gli enti territoriali al fine di ottenere una maggiore sinergia nelle attività finanziate sul territorio.
Infine la proiezione internazionale, alla quale e giustamente tanta attenzione è stata dedicata, e che è culminata nell’organizzazione a Firenze del primo G7 delle Agenzie di cooperazione che ha posto, credo per la prima volta nella nostra storia, la cooperazione italiana al centro della comunità internazionale di sviluppo globale.
Nel 2018 ci proponiamo di continuare questo lavoro, un lavoro di raccolta delle tante importanti esperienze messe in atto dagli attori italiani, e di proiezione di queste in contesti internazionali. Vogliamo continuare a portare le tante storie che formano la trama del contributo del nostro Paese ai grandi temi dello sviluppo al centro dei tavoli internazionali, perché siamo convinti che l’Italia al di là della generosità e della solidarietà da sempre riconosciutegli, abbia un ruolo cruciale da svolgere nella messa a fuoco del quadro analitico e delle soluzioni tecniche che da esso derivano. E’ un lavoro importante al quale questa nostra Agenzia vuole offrire una casa, comune, per tutti così come ci sembra la legge 125 l’aveva pensata.