Bolivia – Amaranto: piccoli semi, grandi opportunità
Juan Castillo, contadino di una piccola comunità rurale di Tarija, Sud della Bolivia, è uno dei 200 membri della locale associazione di produttori di amaranto. Insieme alla moglie si dedica alla produzione di amaranto, uno pseudo cereale simile alla quinoa dall’altissimo potenziale nutritivo e medicinale, ricco di proteine e minerali.
“Abbiamo imparato a preparare il concime naturale (compost organico), adesso usiamo solo quello. È molto meglio di prima, la terra sembrava stanca, ora è tornata a vivere.
Sto provando a coltivare l’amaranto associato ad altri cereali… Il mais, per esempio, protegge l’amaranto dal vento…e anche dal bicho moro, piki piki, dal lorito verde, gli insetti che attaccano la pianta.”
I figli di Juan frequentano la scuola locale, dove, ogni giorno, viene servita una colazione a base di amaranto, proprio quell’amaranto coltivato dall’associazione dei produttori di cui fanno parte i loro genitori.
A scuola i bambini lavorano anche in un piccolo orto e ne consumano i prodotti – racconta Humberto Navarra, Direttore dell’Unità Educativa Comunità di Jarcas – così imparano sin da piccoli l’importanza dell’agricoltura organica e dell’alimentazione sana.
“L’orto scolastico ci ha aiutato molto. Prima dovevamo comprare la verdura, adesso ce l’abbiamo in casa. Con quello che risparmiamo possiamo comprare latte e frutta..la dieta dei bambini è più ricca.
L’orto scolastico ci aiuta a diversificare la dieta dei bambini, ma anche a diffondere una cultura di produzione organica. I bambini portano l’esperienza dell’orto nelle proprie case e divengono promotori dell’agricoltura naturale tra le famiglie della zona.”
Nell’agosto 2016 è stato aperto anche un centro di trasformazione dell’amaranto che raccoglie e processa l’amaranto della zona, per la successiva distribuzione commerciale. L’apertura del centro è di fondamentale importanza per i produttori e gli operatori locali, poiché permette di spezzare la catena degli intermediari che operano per conto della Grande Distribuzione Organizzata. L’impatto positivo sul territorio si è tradotto con la creazione di nuovi posti lavoro, un maggior controllo sul prodotto finale e garanzia di prezzi più competitivi per il consumatore.
“Facciamo fatica, a volte. Tutti i contadini della nostra associazione producono amaranto in modo naturale, ma ci vuole tanto lavoro. Siamo ancora indietro nella parte commerciale. La nostra associazione ha bisogno di aiuto per i certificati, i permessi, per arrivare ai mercati della città, per vendere di più. Ci stiamo organizzando per partecipare alle fiere alimentari, stiamo parlando con le Autorità locali per portare l’amaranto nelle mense delle scuole, vogliamo migliorare per il bene dei nostri figli, ma ci vuole un po’ tempo, siamo come un bambino appena nato, stiamo imparando a camminare.” Però siamo fiduciosi.
L’amaranto è uno pseudo cereale simile al grano saraceno, dall’altissimo potenziale nutritivo e medicinale, ricco di proteine e minerali. Dal XIV secolo alcune colture andine, come il lupino e l’amaranto, sono state poco a poco sostituite da colture non autoctone, come grano e riso. La mancanza di una politica alimentare efficace si è tradotta nella diminuzione del consumo di alimenti tradizionali come il mais, la quinoa, l’orzo e, appunto, l’amaranto. Le colture autoctone con alto valore nutritivo e alta adattabilità agro-geologica sono state quindi sostituite da altre importate, con minore valore nutritivo. Per il consumo l’Amaranto viene processato in vari modi : macinato in farina, tostato o soffiato. In Tarija con l’amaranto si producono torroni e barrette energetiche, Chirriadas (dolci tradizionali simili a pancakes) e anche bevande tradizionali.
IL PROGETTO DELLA COOPERAZIONE ITALIANA
Denominazione del progetto: Amaranto: piccoli semi, grandi opportunità
Località: Dipartimento di Tarija
Importo: € 595.492 (Totale) di cui € 416.844 (Finanziamento Cooperazione Italiana)
Tipologia e gestione: Dono – Gestione ASPEm Periodo 2014-2017
La valle centrale di Tarija aveva abbandonato la coltivazione di colture autoctone e faceva uso frequente di prodotti chimici dannosi per il terreno e per la salute.
Con il contributo della Cooperazione Italiana si sta sviluppando, oggi, un interessante esperienza di recupero della coltivazione di amaranto, uno dei principali prodotti della tradizione agricola regionale. L’iniziativa si concentra sulla produzione, trasformazione e commercializzazione di questo cereale antico, incoraggiandone, al contempo, un maggior consumo. Ed è proprio sul fronte dell’aumento dei consumi che, a due anni dal suo inizio, il progetto ha mostrato i risultati più importanti. La riscoperta dell’amaranto quale espressione della cultura alimentare locale ed il suo graduale inserimento nella dieta alimentare, hanno infatti avuto un impatto altamente positivo, contribuendo alla riduzione degli indici di denutrizione, favorendo l’incremento delle entrate e la diversificazione delle fonti di reddito a beneficio dell’intera comunità. Il progetto, che coinvolge 12 comunità rurali, si articola in 3 fasi:
- Formazione su produzione ecologica e sostenibile dell’amaranto.
- Creazione di un’organizzazione di produttori di amaranto, nella zona di intervento.
- Promozione della trasformazione e commercializzazione, a livello locale, nazionale e internazionale, dell’amaranto e dei suoi derivati.
Oltre a rafforzare le fasi di produzione e trasformazione, l’intervento è diretto alla valorizzazione in chiave economica dell’amaranto, che diventa un importante strumento di sviluppo, un fattore centrale per la generazione di opportunità commerciali e la creazione di posti di lavoro, con effetti positivi sul tessuto economico e produttivo locale, sulla coesione sociale e sul miglioramento della qualità di vita dei piccoli produttori rurali.