‘Guerre nere’: l’ultima frontiera della globalizzazione spiegata da Mario Giro
L'autore, già viceministro degli Affari esteri, ha presentato il volume con l'attuale viceministra Emanuela Del Re, Cespi e Csa.
“Non solo l’Africa non è in ritardo, ma è anzi in anticipo, in una fase della globalizzazione molto più avanzata di quella che stiamo vivendo in Europa e in Occidente. Il continente si trova nel pieno della tempesta e tutto sta cambiando, sia a livello sociale che economico”. A parlare è l’ex viceministro degli Affari esteri e professore di relazioni internazionali, Mario Giro, autore del libro ‘Guerre nere‘. Il volume, edito da Guerini e associati, una panoramica su situazioni di conflitto africane, è stato presentato durante un incontro online organizzato dal Centro studi di politica internazionale (Cespi) e dal Centro piemontese di studi africani (Csa).
Giro, dirigente della Comunità di Sant’Egidio, un’organizzazione con anni di esperienza di mediazione nelle guerre del continente, ha detto che il suo volume mira anche a “superare l’occhio pigro dell’Europa” che “ancora vede i conflitti africani come qualcosa di selvaggio e impiega un criterio etnico molto basico e poco sviluppato”. Le attuali “guerre nere” che attraversano il continente, secondo l’esperto, sono invece “politiche e moderne come tutte le altre”, se non di più. Lo dimostrerebbe, questa la tesi di Giro, anche l’impatto avuto dalle dinamiche jihadiste, quintessenza della globalizzazione, anche delle ideologie. “Parliamo di un prodotto neo-religioso privato di qualsiasi contesto territoriale e storico- ha spiegato Giro- disponibile come grammatica della ribellione per molti gruppi che desiderano diventare antagonisti, come è successo per i giovani, spesso di origine cristiana, a Cabo Delgado, in Mozambico”.
Jihadismo che poi può anche “dirottare”, secondo l’autore, “ribellioni territoriali come quella dei tuareg nel Sahel”. La centralità della storia di questa regione africana è stata sottolineata anche dalla viceministra degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Emanuela Del Re. Secondo la dirigente, l’effetto “devastante delle globalizzazione” in questa zona dell’Africa è anche frutto “del fatto che per anni molti attori occidentali non hanno pianificato le loro politiche” con il risultato che “dopo dieci anni di presenza costante nell’area, sembra che siamo arrivati ieri”. Tra gli errori compiuti dall’Occidente, ha evidenziato ancora Del Re, “la mancanza di attenzione nei confronti della governance” spesso “imposta in epoca coloniale” ma rispetto alla quale “si è smesso di lavorare”. Per Del Re, onde evitare future “guerre nere”, è fondamentale “che la governance sia al centro”. Renzo Rosso invece, direttore del Csa, ha sottolineato il ruolo della mediazione degli organismi regionali africani, come l’Unione Africana. “Hanno spesso a che fare- ha detto- con conflitti non tradizionali, tra Stato e Stato, ma tra entità interne, e tensioni incistate, più complesse”.