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“La terra vista da qui”, appunti di viaggio della cooperante Paola Boncompagni

“Ho camminato su terre cui sono state inflitte indicibili violenze, dove la gente sopravvive nel più completo degrado. Son stata testimone della più scioccante miseria umana. Cose che, mi trovo spesso a pensare, tutti dovrebbero vedere almeno una volta nella vita”. A questa conclusione Paola Boncompagni è giunta dopo anni passati sul campo come cooperante, in numerosi Paesi del mondo anche con l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics). Tra un luogo e l’altro, i lunghi spostamenti in aereo sono diventati un’occasione per guardare dall’alto non solo i luoghi ma anche le esperienze. Le osservazioni scritte in volo sono diventanti un libro. “La terra vista da qui” (240 pagine, edizioni Utet) , sono infatti degli “appunti scritti a bordo di un aereo da chi vive in prima persona le emergenze umanitarie. I pensieri di una cooperante già pronta a ripartire”.

“Conosciamo tutti la sensazione che si prova osservando la terra dall’oblò di un aereo. L’aspettativa dell’arrivo, la malinconia della partenza”, recita la nota che presenta il libro di Boncompagni, italo-svedese, oltre che scrittrice anche appassionata cantante jazz . “La rassicurante serie di rituali che precedono il decollo, la vigorosa spinta dei motori, la stabilizzazione in quota e poi quelle ore sospesi, in attesa di raggiungere finalmente la propria meta. Per alcune persone, però, il viaggio non sempre significa vacanza. Esercito silenzioso, ogni anno numerosi operatori di pace percorrono il globo lungo rotte diverse da quelle del turismo di massa, raggiungendo i luoghi più poveri e devastati del pianeta. Per loro il viaggio significa anche paura di atterrare in mezzo a una guerra, nostalgia del proprio paese, sollievo di abbandonare luoghi di miseria. È tutto ciò che riempie il loro bagaglio emotivo, quello che hanno visto ed è ormai impossibile da dimenticare”.

Paola Boncompagni,  “è una di quelle cooperanti internazionali che nella vita ha scelto di viaggiare in tutto il mondo per occuparsi di progetti di sviluppo” si legge ancora.  “Seduta in aereo accanto a un finestrino, sa che quei paesaggi colorati osservati dall’alto si riveleranno, ad altezza d’uomo, enormi baraccopoli, zone devastate da carestie o intere regioni occupate dalle milizie. Luoghi visitati in prima persona: dai campi profughi in Ciad e in Kenya alle baraccopoli di Luanda. La terra vista da qui ci offre uno sguardo sui programmi di cooperazione e sulle loro implicazioni viste dal di dentro, dai ragazzi di strada di Città del Guatemala, passando per l’emarginazione giovanile nelle isole caraibiche fino al cinema educativo proiettato da una carovana itinerante nelle zone rurali remote dell’Etiopia. E ancora la salvaguardia del patrimonio storico artistico utilizzata come strumento di cooperazione nei territori occupati della Cisgiordania, in Cambogia e nelle antiche citta del deserto della Mauritania. Ogni capitolo dedicato a un viaggio di cooperazione. Decine di missioni intervallate da lunghe ore chiusa nella cabina di un aereo, diventata presto il luogo ideale per raccogliere impressioni e pensieri che ogni decollo immancabilmente si porta dietro. Il risultato è il racconto appassionato e sincero di chi ha osservato povertà e disperazione, di chi ha deciso di attraversare il pianeta visitando luoghi di dolore, senza mai perdere la speranza.

 

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