Nadia Murad “L’ultima ragazza. Storia della mia prigionia e della mia battaglia contro l’Isis”
È soprannominata la “Fenice guerriera” perché è riuscita a rinascere dal trauma distruttivo della violenza subita dai terroristi dell’Isis. Nadia Murad, premio Nobel per la Pace 2018, ha raccontato tutto in un libro “L’ultima ragazza. Storia della mia prigionia e della mia battaglia contro l’Isis” edito da Mondadori (prefazione di Amal Alamuddin Clooney).
“A un certo punto non restano altro che gli stupri. Diventano la tua normalità. Non sai chi sarà il prossimo ad aprire la porta per abusare di te, sai solo che succederà e che domani potrebbe essere peggio”, scrive Nadia. E’ la storia di un stupro come arma di guerra avvenuto nel 2014, dopo il rapimento e la prigionia che cambia la vita di questa ventenne yazida che sognava una vita normale.
Ma è anche la storia coraggiosa di chi non ne esce sconfitta perché, dice Nadia, “Il mondo deve sapere”. E chissà quanto le costa ricordare un trauma che ogni donna vorrebbe dimenticare , chissà quanto le costa rispondere alle domande dei giornalisti (qualche volta la voce si incrina ), dover rivivere quei momenti e ricordare i volti dei suoi aguzzini… Ma “Il mondo deve sapere” e Nadia con dignità e coraggio insospettabili in un esile corpo apparentemente così fragile, gira il mondo come Ambasciatrice di Buona Volontà per le Nazioni Unite e come scrittrice.
Nadia chiede giustizia perché i feroci autori del genocidio subìto dal suo popolo vengano condannati dalla Corte penale internazionale dell’Aia per crimini contro l’umanità e in questo libro dà voce anche alle tante donne che non ce l’hanno fatta, a chi non ha avuto la forza di reagire e il coraggio di parlare. “Chi era convinto di ridurla al silenzio con la crudeltà si sbagliava. Nadia Murad ha mantenuto intatto il suo spirito e non si lascerà zittire” – spiega Amal Clooney che come avvocato sta supportando il suo impegno di insancabile attivista – “Al contrario da questo libro la sua voce emerge più forte che mai”.