Accelerare il cambiamento per la sicurezza idrica: l’esempio del distretto di Adjumani in Uganda
In occasione della giornata mondiale dell’acqua del 22 marzo di quest'anno le Nazioni Unite hanno chiesto di agire in fretta per far fronte alla scarsità dell'acqua
Accelerare il cambiamento. È l’appello che le Nazioni Unite hanno lanciato in occasione della giornata mondiale dell’acqua del 22 marzo come risposta alla crisi globale delle risorse idriche. Nonostante l’impegno verso la realizzazione dell’Obiettivo di sviluppo sostenibile 6, Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie entro il 2030, sono ancora miliardi le persone che, tutt’oggi, non hanno accesso a fonti d’acqua sicure né a servizi igienici adeguati.
Il Nucleo di ricerca sulla desertificazione dell’Università degli Studi di Sassari (Nrd – Uniss) partecipa al progetto E.Wa.S. (Soluzioni per l’Ambiente e per l’Acqua), coordinato dal Comune di Nuoro, insieme all’Enas – Ente Acque della Sardegna, all’organizzazione della società civile sarda Associazione Deborah Ricciu Espandere Orizzonti (Dreo), con il co-finanziamento della Regione autonoma della Sardegna, e con il supporto delle autorità governative ugandesi. Il progetto mira ad accelerare il cambiamento, difendendo il diritto all’acqua anche oltre i propri confini territoriali: in Africa, precisamente in Uganda, nel distretto di Adjumani.
Il Paese conta 45 milioni di persone, di cui solo il 17% ha accesso a servizi idrici sicuri secondo i dati di UN Water, il meccanismo interagenzia che coordina gli sforzi delle entità delle Nazioni Unite e delle organizzazioni internazionali che lavorano su questioni relative all’acqua e ai servizi igienico-sanitari. Trentotto milioni di persone in Uganda, dunque, non hanno accesso a una fonte d’acqua affidabile e gestita in modo sicuro. Il governo ugandese, consapevole delle sfide che lo attendono, è fortemente impegnato a garantire acqua e servizi igienici adeguati ai propri cittadini. Tra i territori nazionali che fanno i conti con questa problematica c’è il distretto di Adjumani, nella regione del West Nile, un’area ricchissima di risorse idriche – basti pensare che si trova tra il Lago Vittoria e il Lago Alberto ed è attraversato dal Nilo Bianco – ma il cui controllo, tuttavia, non è garantito in maniera efficiente. Infatti, dal nord-ovest dov’è situato sino a Kampala, la capitale del Paese, i campioni di acqua destinata al consumo devono percorrere circa 500 chilometri per raggiungere il laboratorio dove vengono analizzati a cadenza trimestrale.
Inoltre, la regione oggetto del progetto E.Wa.S. si trova al confine con il Sud Sudan e ospita oltre 860.000 dei circa 2.300.000 di profughi provenienti da questo Paese. Il rischio di conflitti legati alla competizione per le risorse idriche tra la popolazione residente e i profughi ospitati nei campi gestiti dall’agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) è concreto, anche se per il momento l’Uganda ha dimostrato una straordinaria capacità di accoglienza pacifica.
Il progetto di cooperazione internazionale E.Wa.S. si propone di realizzare, in collaborazione con le autorità locali, l’allestimento di un prototipo di laboratorio di analisi delle acque in loco, e di promuovere il rafforzamento della governance dell’acqua tramite la condivisione di buone pratiche e di linee guida per l’uso sostenibile delle risorse idriche del distretto.
Durante la prima missione in Uganda, una delegazione di progetto ha potuto discutere l’importanza di lavorare all’individuazione e al superamento delle inefficienze del ciclo idrico insieme agli amministratori locali, alle autorità ugandesi e alla rappresentanza diplomatica italiana a Kampala. È stata così discussa la messa a punto delle azioni di progetto che il partenariato porterà avanti per tutto il 2022, al fine di garantire maggiore sicurezza e migliore accesso alle risorse idriche. Si tratta di un piccolo progetto, che auspicabilmente potrà gettare le basi per una più ampia e articolata collaborazione in materia di sicurezza idrica, di sicurezza alimentare, di riforestazione e di sviluppo sostenibile.
Quirico Migheli
Professore ordinario di Patologia vegetale presso l’Università di Sassari, da due anni dirige il Centro interdipartimentale Nucleo di Ricerca sulla Desertificazione – Nrd. È inoltre il coordinatore del Global Network of Dryland Research Institutes.