Accesso all’educazione e “digital divide” in tempo di pandemia
Il Covid-19 come agente rivelatore e acceleratore del gap nell’accesso alle ICTs
l triennio 2020-22 verrà forse ricordato come terza guerra mondiale al nemico invisibile, caratterizzata da bombardamenti ad obiettivi civili silenziosi ma più devastanti che nella seconda: fra questi, anche i sistemi educativi. La crisi pandemica è stata dapprima spiazzante, pure per il mondo scolastico e accademico, poi ha propiziato nuove mentalità, stili, metodi in ogni settore, ovunque nel pianeta. La cooperazione internazionale parimenti è stata vittima e beneficiaria di questo terremoto socio-economico-culturale.
Danni rilevanti subiscono non solo gli studenti ma anche i docenti: si sono trovati in nuovi processi di apprendimento, cui per lo più non erano né preparati culturalmente né attrezzati tecnicamente. Il Covid-19 in molti campi è stato agente rivelatore e acceleratore, non provocatore. Ciò vale in particolare per l’accesso a informazione/formazione e per il digital divide (Dd): povertà informativa, educativa e digitale sono tre facce dello stesso poliedro, che il virus ha solo fatto brillare. Ha fatto venire alla luce il divario nell’accesso alle ICTs: nel 2018, oltre metà della popolazione mondiale utilizzava internet; tuttavia, circa 3,7 miliardi di persone rimanevano offline, non solo nei Paesi più poveri: anche il 13% della popolazione nei Paesi a più alto reddito non accedeva a internet (Capgemini Research Institute 2020).
Il ‘dd’ è sempre esistito e continuerà ad esistere, ma ora è accentuato dal Covid-19. Si manifesta in forme molteplici, per esempio in questi ostacoli: connessione carente (assenza di accesso o scarsa qualità; censure politiche, come in Ciad nel 2019); strumenti informatici carenti (scarsa velocità, memoria, durata); utenti in sovrannumero (logistica delle postazioni; esiguità di banda web pro capite); conoscenze e abilità digitali limitate; cultura/mentalità digitale carente (es. rifiuto di incontri online). Questo fenomeno è poi di triplice natura:: tecnologica; economica (es. acquisire un computer, un cellulare, un abbonamento può essere troppo costoso); cognitiva (paura, mancanza di fiducia/abilità/esperienza nell’uso della tecnologia, mancato apprendimento dei potenziali usi).
Fra le cause del ‘dd’ merita menzionare: assenza/inadeguatezza di tecnologie (dispositivi, infrastrutture); assenza di fondi per acquistare connessione internet / allacciamenti elettrici; assenza di formazione e ambiente abilitante; obsolescenza indotta.
Gli effetti del cocktail ‘dd’/Covid-19 hanno colpito tutti gli ambiti dell’esistenza umana, da quelli produttivi, culturali, sociali a quelli inerenti la sfera più intima delle persone, ad esempio il culto. Ma uno dei più profondamente segnati è quello dell’educazione. Disagi e tensioni derivano anche da assenza e contraddittorietà di informazioni, carenza di preparazione e strumenti: fattori che a loro volta hanno accentuato le diseguaglianze tra dotati e privi di accesso alle ICTs, inducendo quest’ultimi sovente all’abbandono scolastico.
Il virus ha danneggiato gravemente anche gli attori della cooperazione internazionale:: operatori contagiati o comunque bloccati; beneficiari trascurati; finanziamenti sospesi (bandi non emessi o ritardati, istruttorie sospese…); missioni sul campo ostacolate, sospese, annullate; rappresentanze paese bloccate; dirottamento priorità di partner e sostenitori; selezione del personale ostacolata.
Ingenti i danni per la cooperazione anche in materia di educazione::sono a rischio i progressi nella tutela dei diritti umani (es. diritto all’istruzione, alla non discriminazione), molti programmi di educazione/scolarizzazione sono paralizzati, mentre le vulnerabilità in ambito scolastico e universitario sono in aumento. Quando l’accesso agli spazi fisici è limitato per diminuire i contagi, gli spazi virtuali sono l’ultimo baluardo per continuare a lavorare o studiare ma anche per tutelare le relazioni con familiari e amici. Questa funzione conservativa dovrà essere meglio considerata anche da noi attori della cooperazione.
Il Covid-19 ha acceso i riflettori sul ‘dd’, così diventando, come spesso le crisi, un’occasione di svolta anche per le agende dello sviluppo sostenibile. Non tutto il male vien per nuocere.