Aics e Politecnico di Milano insieme per la ricostruzione del Campus Gahayr a Mogadiscio, all’insegna dell’architettura sostenibile
L'Università Nazionale Somala è stata costruita tra gli anni '70 e '80 sempre con la cooperazione dell'Italia ed è rimasta gravemente danneggiata dalla guerra civile
Nell’ampio quadro operativo del Progetto Rafforzamento infrastrutturale e strategico dell’Università Nazionale Somala, promosso e finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics), si colloca il Programma UNS4, finalizzato ricostruzione del Gahayr Campus di Mogadiscio e coordinato dal Politecnico di Milano.
Il campus originario venne costruito tra gli anni ‘70 e ‘80 secondo un accordo stipulato tra il governo italiano e l’allora governo federale di transizione della Somalia, sull’adattamento di un progetto elaborato dagli architetti Lodovico Quaroni e Salvatore Dierna. Tuttavia, dopo la tragica guerra civile che ha sconvolto la nazione, ben poco rimane della struttura originale, a parte i cosiddetti Faculty Buildings, che versano attualmente in pessime condizioni. Si tratta, ad ogni modo, di edifici di innegabile pregio, esemplificativi dello stile dei progettisti, ma anche morfologicamente e tecnologicamente modulati con attenzione sul contesto, secondo un approccio bioclimatico ante litteram, che comprende orientamenti appropriati al bilanciamento di luce e calore, protezioni solari e riscontri di aperture interne per la ventilazione naturale. Evidentemente, data la scarsità di mezzi e risorse energetiche, la sostenibilità in anticipo sui tempi era a quell’epoca l’unica soluzione possibile.
Il nuovo campus studiato dal Politecnico di Milano comprenderà l’edificio del rettorato, sette facoltà (Ingegneria, Economia, Agraria, Veterinaria, Giurisprudenza, Scienze naturali e Scienze sociali), residenze per studenti e docenti, servizi e impianti sportivi, oltre a spazi aperti per attività agricole e zootecniche. La sua costruzione è prevista nel prossimo decennio, secondo una logica progressiva, fino ad arrivare a ospitare nella configurazione definitiva circa 20.000 studenti.
Il primo passo dell’operazione è consistito in uno scrupoloso studio di fattibilità per la riabilitazione e il riutilizzo funzionale proprio degli edifici superstiti. Nell’ambito del progetto di retrofit, planimetrie e distribuzioni interne non sono state modificate significativamente, tranne che per l’accorpamento di alcuni spazi per meglio rispondere alle moderne esigenze didattiche. Gli edifici, inoltre, sono stati dotati di scale e camminamenti esterni che permettono di utilizzare le terrazze superiori, sulle quali, oltre a tettoie fotovoltaiche, microgeneratori eolici e impianti di climatizzazione, troveranno luogo aule all’aperto e spazi di studio.
Il nuovo concept architettonico è stato sviluppato al fine di garantire adeguati livelli di comfort interno, minimizzando al contempo i consumi energetici, secondo i seguenti principi: massimizzare la resilienza microclimatica degli edifici, attraverso soluzioni passive volte a limitare la penetrazione del caldo dall’esterno, controllare l’afflusso di radiazione solare, favorire la ventilazione naturale, smaltire l’umidità in eccesso; adottare sistemi tecnici ad alta efficienza e sistemi avanzati di controllo, attraverso l’impiego di impianti di climatizzazione ibridi, capaci di sfruttare in maniera sinergica ventilazione naturale, climatizzazione con pompe di calore ad alta efficienza e ventilatori a soffitto; massimizzare la produzione di energia rinnovabile in loco (tramite fotovoltaico ed eolico) e l’autoconsumo, per coprire completamente o anche superare la domanda totale di energia con il minimo interscambio con la rete pubblica.
Tutto il progetto è stato sviluppato all’insegna dell’architettura sostenibile, non dichiarata o sbandierata, come spesso accade, ma effettiva, pratica, concreta e radicata nel contesto. Materiali, tecniche, tradizioni e prassi costruttive, interrelazioni con il sito ed il clima, minimizzazione degli impatti e sfruttamento consapevole delle risorse naturali sono stati considerati tutti elementi fondanti, studiati nel dettaglio e adattati alle specifiche esigenze.
Dalle valutazioni svolte, è stato calcolato che la produttività da fonti rinnovabili sarà in grado di coprire oltre il 100 per cento del consumo elettrico totale di ciascun edificio, mentre le eventuali eccedenze verranno immesse nella rete locale, a beneficio delle utenze limitrofe.
Tra gli altri elementi di eccellenza, la realizzazione di una serie di Zero Energy Buildings in un contesto africano, per di più caratterizzato da innumerevoli fragilità, può essere considerato sicuramente un traguardo di successo, raggiunto dalla nostra cooperazione.
Per una presentazione del progetto si può consultare il booklet informativo al seguente link: https://www.aics.gov.it/wp-content/uploads/2021/02/PoliMI-UNS-Booklet.pdf