Cooperazione e transizione all’agricoltura biologica
Il progetto START-UP Tunisie tra allevamento e trasformazione dei prodotti agroalimentari
La Tunisia ha conosciuto, nel 2011, una rivoluzione che ha trasformato la sua storia moderna e, attualmente, sta vivendo un momento di transizione nel quale si inseriscono numerose problematiche, di tipo sociale ed economico. Nel Nord Ovest del Paese, la Regione Kroumirie-Mogods, che comprende i Governatorati di Jendouba, Beja e Bizerte, ha un grande potenziale in termini sia di risorse naturali, sia di opportunità economiche. Nonostante questo, la popolazione locale risulta essere tra le più povere del Paese. Le precedenti politiche economiche, basate su un approccio centralizzato e su una forte sperequazione regionale, hanno causato, infatti, un forte ritardo in termini di sviluppo. Nell’insieme, la Regione presenta un’economia scarsamente diversificata, prevalentemente agro-pastorale, con un tessuto produttivo caratterizzato da attività di piccole dimensioni. La maggior parte delle famiglie vive di agricoltura di sussistenza, che consiste nella coltivazione di grano e di colture per il bestiame. Il tasso di disoccupazione, per lo più giovanile, raggiunge percentuali superiori al 20%, mentre quello femminile, in particolare nel Governatorato di Jendouba, sfiora il 40%. Oltre un terzo della popolazione è analfabeta, con punte del 42% per quanto riguarda la componente femminile (http://regions.ins.tn/).
In questo contesto, il progetto START-UP Tunisie, che ha come capofila il Comune di Fano e che è basato su un partenariato costituito da numerosi soggetti (vedi box), con caratteristiche e funzioni molto diversificate, si pone l’obiettivo di creare nuove opportunità lavorative per giovani e donne, supportando la costituzione di nuove Start Up nei campi dell’agricoltura, dell’allevamento e della trasformazione dei prodotti agroalimentari. In particolare, lo scopo è quello di creare le condizioni per l’aumento di reddito e dell’occupazione delle fasce deboli della popolazione, mirando alle opportunità offerte dalla conversione al biologico delle coltivazioni e degli allevamenti e dall’attivazione di relazioni cooperative tra produttori biologici marchigiani e tunisini. Nello specifico, per ogni impresa, oltre all’erogazione di un aiuto finanziario per l’implementazione delle attività aziendali, è stata prevista la fornitura di un supporto tecnico ed economico, mediante un’attività di formazione sia sui metodi di coltivazione e di allevamento biologico, sia su aspetti specifici della commercializzazione dei prodotti.
Il Dipartimento di Economia, Società, Politica dell’Università di Urbino Carlo Bo partecipa a questo progetto, con le proprie competenze, costruite su attività di ricerca e formazione sui temi dell’agricoltura biologica e dello sviluppo sostenibile, portate avanti anche con diversi partner istituzionali e imprenditoriali del territorio marchigiano e soprattutto della Provincia di Pesaro e Urbino.
Nella prima fase del progetto, è stata effettuata un’accurata analisi delle caratteristiche delle imprese che ha consentito di selezionarne 15, appartenenti a diversi settori: apicoltura, lattiero-caseario, allevamento avicolo, piante aromatiche, turismo sostenibile. Il sostegno a queste start up si è concretizzato sia nel finanziamento per l’acquisto di attrezzature e/o la sistemazione dei locali, sia nella fornitura di servizi di assistenza tecnica e di formazione specialistica, in base alle diverse esigenze degli imprenditori, relative ai modelli di produzione vegetale e animale di tipo biologico, alla gestione dei rischi igienico sanitari, agli aspetti grafici e agli imballaggi, alle strategie di commercializzazione. In quest’ultimo caso, il progetto ha previsto la realizzazione di uno studio di mercato e la realizzazione di un piano di marketing che rivestono un’importanza cruciale per orientare i nuovi imprenditori nella scelta delle strategie più efficaci per costruire relazioni commerciali, soprattutto nell’ambito di circuiti locali e di canali corti. Le nuove imprese saranno, quindi, affiancate, nel percorso di conversione da agricoltura industriale a biologica, con attività formative ad hoc, e monitorate per tutta la durata del progetto.
Questa impostazione sarà seguita anche per il gruppo di 50 potenziali imprenditori, tra i quali saranno scelte le 15 nuove Start up, da finanziare nella seconda fase del progetto. In questo caso, la selezione sarà effettuata sulla base del business plan che sarà elaborato alla fine del ciclo formativo e, quindi, prevista per i prossimi mesi.
I partner del Progetto Start up Tunisia
Sul fronte italiano, sono coinvolti il Comitato Europeo per la Formazione e l’Agricoltura Onlus (CEFA), la Lega delle Autonomie, l’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo (Dipartimento di Economia, Società, Politica), il Consorzio Marche Biologiche, la Fondazione Agraria Cante di Montevecchio. In Tunisia, oltre alla sezione locale del CEFA, partecipano l’Ente dello Sviluppo Agro-Silvo-Pastorale del Nord-Ovest, l’Istituto di Ricerca e Insegnamento Superiore silvo-pastorale di Tabarka, il Commissariato Regionale dello Sviluppo Agricolo (l’agenzia locale del Ministero dell’agricoltura, delle risorse idriche e della pesca), le Delegazioni (che rappresentano gli organismi amministrativi locali) di Tabarka, Ain Draham, Fernana, Sidi Bou Zitouna. |
*Professoressa associata Economia ed Estimo Rurale
Università degli Studi di Urbino Carlo Bo