Donne, sapere e sviluppo*
Le diseguaglianze di genere in campo economico e sociale e il ruolo della cooperazione allo sviluppo
Le Conferenze mondiali sulle donne convocate dalle Nazioni Unite costituiscono un punto di riferimento imprescindibile per la riflessione sul tema dell’uguaglianza di genere. A questi incontri, il primo a Città del Messico nel 1975 e l’ultimo a Milano nel 2015 passando per Copenaghen, Nairobi, Pechino e New York, si deve il merito di aver introdotto concetti importanti da cui sono scaturiti dibattiti, filoni teorici e obiettivi comuni che gradualmente sono diventati espressione di una delle lotte più importanti dell’epoca contemporanea, quella per l’uguaglianza dei diritti di uomini e donne. Il concetto di gender mainstreaming fu proposto per la prima volta proprio in occasione della terza Conferenza mondiale sulle donne tenutasi a Nairobi nel 1985, e muoveva dalla consapevolezza di un largo divario tra la condizione maschile e quella femminile, e dunque, dall’urgenza di intervenire in ogni ambito della società attraverso un approccio di genere. Dieci anni dopo a Pechino, i principi di empowerment e mainstreaming vennero introdotti come elementi principali attraverso cui combattere le discriminazioni di genere.
Nell’ambito della cooperazione allo sviluppo è soprattutto a partire dagli anni Novanta che si assiste ad un crescente interesse teorico e metodologico verso le tematiche di genere, accompagnato da una sempre più nutrita riflessione sul legame di interdipendenza tra la dimensione di genere e lo sviluppo nel suo senso più largo. Che le disuguaglianze tra uomini e donne incidano negativamente sui livelli di sviluppo umano ed economico è un dato ormai certo, ed è quello che lo slogan “No women, no growth” intende sottolineare. In questo senso gli studi di genere hanno indubbiamente fornito un contributo importante, soprattutto riguardo il concetto di costruzione culturale dell’essere donna e dell’essere uomo attraverso cui ogni società plasma gli individui attribuendo ruoli e dunque forme di potere, traducibili in accesso alle risorse materiali e immateriali. Il sistema patriarcale ha di fatto costruito società in cui essere donna comporta determinati svantaggi e privazioni, producendo stereotipi e discriminazioni che la lotta per la parità di genere vuole sradicare.
Si tratta evidentemente di un processo di lunga durata che costituisce una delle sfide più importanti anche per la cooperazione internazionale. Una sfida complessa che richiede una imprescindibile comprensione di elementi tra cui la variabilità della condizione delle donne nel mondo e la molteplicità delle lotte femminili e del loro significato storico e culturale, uscendo dalla visione del femminismo occidentale come unica lettura per arrivare così a identificare le diverse necessità che emergono appunto da specificità territoriali, sociali e culturali. Uno sforzo teorico e metodologico fondamentale che richiede una sinergia tra competenze multidisciplinari a partire dalla fase di progettazione, non solo per costruire progetti su misura rispetto ai contesti di riferimento, ma anche per utilizzare l’approccio di genere non soltanto come elemento opzionale ma come parte integrante dei progetti stessi.
Se il bilanciamento tra la condizione maschile e quella femminile si traduce in maggiori livelli di sviluppo, è evidente che in tal senso i progetti di cooperazione possono giocare un ruolo importante, non solo dal punto di vista dell’impatto sulle comunità, ma anche in prospettiva di un dialogo più incisivo con i policy maker. Tutto ciò si fa ancora più urgente, soprattutto nei contesti in cui l’agricoltura è la principale fonte di sussistenza, se pensiamo allo stretto rapporto tra donne e sicurezza alimentare e a come questo legame oggi sia sempre più a rischio a causa di uno dei fenomeni contemporanei più preoccupanti: quello dei cambiamenti climatici. In quest’ottica le collaborazioni con le università possono offrire un apporto rilevante alla cooperazione in tutte le fasi, dalla progettazione a quelle successive di ricerca-azione, monitoraggio e valutazione.
*Marta Mosca, Dottore di ricerca in Antropologia, Università degli studi di Torino, CISAO-Centro interdipartimentale di ricerca e cooperazione tecnico scientifica con l’Africa
*Egidio Dansero, Professore Ordinario, Geografia Economico Politica, Università degli Studi di Torino, Dipartimento Culture Politica Società, CISAO (Centro interdipartimentale di Ricerca e Cooperazione Tecnico-Scientifica con l’Africa)
* Queste considerazioni scaturiscono dalla collaborazione a diversi progetti di ricerca e di cooperazione allo sviluppo. In particolare si ricorda il progetto IAO-Gender (http://www.shus.unimi.it/wp-content/uploads/2013/10/iaogender-it.pdf) e il progetto Paisim, a cui abbiamo collaborato come CISAO-UniTo.