Perù: alla scoperta dei tesori nascosti
Tornano alla luce nel Nord del paese reperti di grande valore in zone fino ad oggi dimenticate: un nuovo Eldorado turistico che coniuga archeologia e sviluppo.
Dal 2006 la Cooperazione italiana, attraverso il FIP (Fondo Italo Peruviano), ha promosso due progetti PRODESIPÁN e PROPÓMAC, che in modo molto innovativo prevedono di coniugare archeologia e sviluppo.
Come è noto il FIP è un’istituzione bi-nazionale nata dalla decisione dell’Italia di condonare al Perù il debito che lo Stato latinoamericano aveva con il nostro Paese e destinare questi fondi a progetti di lotta contro la povertà.
I progetti nascono dalla convinzione che in Perù, soprattutto nelle regioni della costa settentrionale, il miglioramento delle condizioni di vita di alcune comunità poteva essere innescato da interventi di valorizzazione di siti archeologici molto importanti, totalmente ignorati dai flussi turistici tradizionali che, per il 90%, si riducevano al solito tour Cusco – Machu Picchu.
In particolare questi due progetti si sono sviluppati a Sipán e nel Santuario Histórico Bosque de Pómac (SHBP), dove, tra l’altro, sono state scoperte le tombe più importanti di tutta l’antica America, tanto per la quantità dei reperti in oro, argento e rame dorato, quanto, soprattutto, perché hanno avuto un’importanza scientifica di primissimo piano nella comprensione delle culture Moche (100 – 850 d.C.) e Lambayeque (800 – 1350 d.C.).
Pertanto, i due progetti hanno promosso campagne di scavo e di valorizzazione di questi siti archeologici con l’obiettivo di trasformare poco appetibili colline di argilla (questo è l’aspetto che in genere presentano le antiche costruzioni di mattoni cotti al sole) in mete turistiche ricche di appeal.
Parallelamente hanno puntato a dotare le comunità che vivono nella zona di infrastrutture e competenze (acqua potabile, fognature, corsi di formazione) che permettessero di accogliere i turisti.
Questi due progetti sono stati ideati e progettati dall’UNIMI (Università degli Studi di Milano), che ha anche avuto un più generale ruolo di coordinamento scientifico e operativo e si è fatta carico della pubblicazione dei libri che hanno documentato i risultati delle ricerche archeologiche e della presentazione dei risultati delle ricerche, sia a livello dei media, sia a livello delle riviste scientifiche.
Il progetto PRODESIPÁN (2006 – 2009) è stato realizzato dalla Cáritas del Perú, dal Museo Tumbas Reales de Sipán, dall’Asociación Amigos del Museo de Sipán e dall’UNIMI.
Ha interessato la zona di Sipan – Huaca Rajada (Dipartimento di Lambayeque) e, oltre alla realizzazione delle infrastrutture che hanno dotato le comunità di acqua potabile, fognature, ecc., ha migliorato l’accesso alla zona archeologica, ha portato alla costruzione del Museo de Sitio e alla scoperta di diverse tombe Moche e Lambayeque, tra cui l’importante Tomba 14, che ha restituito i resti e il corredo funerario del Personaggio D del rituale più importante della cultura Moche: la Cerimonia del Sacrificio.
In particolare la realizzazione del Museo de Sitio, inaugurato nel 2009 dal presidente del Perù, Alan García, che coi suoi 50 mila visitatori l’anno è diventato il terzo museo del Dipartimento di Lambayeque, dimostra chiaramente che nella realtà specifica del Perù i programmi di lotta contro la povertà possono partire dall’archeologia per sviluppare importanti flussi turistici.
Il progetto di sviluppo turistico, inoltre, non si è limitato a Sipán, ma ha preso in esame tutto il Dipartimento di Lambayeque e ha predisposto un piano di fruizione dei siti archeologici e dei musei che consente una full immersion di uno o due giorni nella regione attraverso un percorso circolare totalmente diverso da quello che erano costretti a seguire i turisti.
Non a caso questo modello (archeologia > turismo > sviluppo) che a Sipán è stato applicato per la prima volta e che potrebbe essere considerato uno dei tratti distintivi della Cooperazione italiana, è stato seguito da altre istituzioni bi-nazionali analoghe al FIP (in particolare dai Fondi Contra Valor di Francia e Giappone).
Il progetto PROPÓMAC è diventato operativo nel corso del 2010 ed è ancora aperto.
E’ stato realizzato dalla Cáritas del Perú, dal Museo Nacional de Sicán e dall’UNIMI.
Si è sviluppato in un’altra zona del Dipartimento di Lambayeque: il SHBP (Santuario Histórico Bosque de Pómac), un’area di particolare interesse, sia perché presenta lo scenario fascinoso delle piramidi che emergono dalla foresta e svettano verso il cielo, sia perché conserva l’unico residuo, circa 5.900 ettari, di bosco secco equatoriale, l’ecosistema che un tempo copriva vasti settori della costa desertica del Perù.
Oltre alla realizzazione di infrastrutture a carattere sociale come quelle di Sipán, ha portato alla valorizzazione dei prodotti tipici della zona (soprattutto il cotone nativo, un tipo di cotone che presenta una gamma di sfumature che vanno dal verde al viola) e alla costruzione di un impianto per la produzione di farina di loche, una zucca speciale con la quale si possono fare ottimi purè e tortelli di zucca.
Sul piano archeologico ha promosso gli scavi, ancora in corso, a Huaca Lercanlech, la più grande delle piramidi del SHBP, che a partire dai tratti funerari della cultura Lambayeque, potrebbe restituire una delle tombe più ricche del mondo, come fa pensare il ritrovamento di un accompagnante con un grande tumi in oro (il fatto di trovare un accompagnate sepolto con una offerta in oro è una cosa senza precedenti in tutta l’America precolombiana).
In particolare, è importante sottolineare che grazie alla sinergia tra l’AICS, il MAECI, il FIP e l’UNIMI si prevede di arrivare all’apertura della tomba già nei prossimi mesi.
Per saperne di più:
- L’articolo pubblicato sulla rivista del Musée Barbier-Mueller di Ginevra
- Sipán, el tesoro de las tumbas reales, a cura di A. Aimi, W. Alva, E. Perassi, Giunti, Firenze, 2008, 190 pagg. (uno degli articoli del libro del libro)
- Sipán, una ventana hacia el futuro. Éxitos arqueológicos y desarollo integral, a cura di A. Aimi, W. Alva, E. Perassi, Cáritas del Perú – Giunti, Firenze, 2008, 126 pagg.
- Herencia Muchik en el Bosque de Pómac, a cura di A. Aimi ed E. Perassi, Ledizioni, Milano, 2015, 196 pagg. (edizione Open Access del libro).
- Antonio Aimi, Arqueólogos e intelectuales italianos en el Perú, Instituto Italiano de Cultura, Lima, 2015, 66 pagg. (è importante sottolineare che la pubblicazione è stata possibile grazie al “gioco di squadra” con l’ Instituto Italiano de Cultura di Lima)
- Lambayeque nuevos horizontes de la arqueología peruana, a cura di: A. Aimi, K. Makowski e E. Perassi, Ledizioni, Milano, 2016, 294 pagg. (edizione Open Access)