Sviluppo di competenze tecnico-professionali e migrazioni: relazioni ed evidenze dal campo
Le competenze tecniche e professionali sono una componente fondamentale dello sviluppo umano e riguardano la “costruzione permanente” di abilità e competenze spendibili nell'intero arco della vita
Alcune ricerche, aventi ad oggetto le relazioni tra formazione professionale e progetti migratori dei giovani, recentemente condotte dal VIS in Mali e Nigeria, evidenziano quanto segue:
• in Mali – per il 91% degli intervistati – una formazione professionale di qualità è in grado di rispondere effettivamente ai bisogni socio – economici, può incoraggiare a non intraprendere percorsi migratori; la percentuale sale ulteriormente (96%) qualora alla formazione consegua la possibilità di un’occupazione professionale durevole e dignitosa;
• in Nigeria il 44% degli intervistati intende partire pur avendo concluso un’esperienza di formazione professionale, il 27% si dichiara disponibile a rimanere nel Paese, mentre il 29% si mostra indifferente rispetto ad un progetto migratorio. È però interessante rilevare che: il 76% degli intervistati tra quelli non inseriti in circuiti formativi sarebbe assai interessato ad accedervi; il 53% dell’intero campione rimarrebbe invece in Nigeria se, a fronte di una formazione di qualità, avesse anche l’opportunità di accedere ad un sostegno economico o ad un lavoro collegato alle competenze acquisite, mentre il 16% manterrebbe la propria decisione di migrare e il 31% è indifferente.
Le suddette ricerche, che comprendono anche rilevazioni specifiche sui percorsi formativi, ritenuti più professionalizzanti e – per questo – configurabili come disincentivanti rispetto alle decisioni migratorie giovanili, danno prova della necessità di adottare un approccio integrato: occorre cioè implementare non solo un modello di sviluppo di competenze tecniche e professionali (SCTP), caratterizzato da una formazione professionale permanente e di qualità, ma anche rendere contestualmente disponibili ed accessibili (in forme e con strumenti diversi) risorse finanziare utili per l’occupabilità e l’imprenditorialità giovanile (soprattutto dei gruppi più vulnerabili), favorire ed accrescere le opportunità di accesso al mercato del lavoro (per un’occupazione autonoma o salariata) e, pertanto, condurre politiche attive del lavoro in grado di coinvolgere anche l’economia informale e di sostenere l’iniziativa d’impresa. In altri termini, occorre creare le condizioni (educative, formative, economiche e sociali) utili per configurare un “ambiente abilitante” per lo sviluppo locale.
Se si combinano le risultanze delle ricerche summenzionate con una visione del fenomeno migratorio e, più in generale, della mobilità umana fondata sui diritti umani, lo sviluppo e l’implementazione nei Paesi in Via di Sviluppo (PVS) di sistemi educativi e di formazione professionale di qualità, possono costituire non solo efficaci fattori di attrazione per il proprio Paese ma, combinati alla predisposizione di misure utili a garantire flussi migratori regolari e all’ottimizzazione all’arrivo delle competenze già acquisite in partenza, possono altresì contribuire al “governo” di una migrazione “sicura e sostenibile” e all’inserimento e integrazione socio-professionale del migrante. Infine, possono rappresentare – in ottica win-win – un valore aggiunto per la crescita economica sia dei Paesi di destinazione (per il contributo professionale, economico, fiscale e interculturale reso dal migrante), sia di quelli di origine (per le rimesse economiche, il trasferimento di expertise e lo scambio interculturale).
Lo sviluppo di competenze tecniche e professionali e le sue ricadute sull’inserimento socio-professionale e sullo sviluppo economico rappresentano una componente fondamentale dello sviluppo umano e sostenibile: riguardano la “costruzione permanente” di abilità e competenze spendibili nell’intero arco del ciclo di vita (lifelong-learning). In particolare, l’educazione olistica (perché considera tutte le caratteristiche del destinatario dell’azione educativa, ma anche tutti i soggetti con potenzialità educative come attori) in ottica lifelong e lo sviluppo di competenze e abilità tecnico professionali costituiscono fattori fondamentali e trasversali per gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG’s) 4 e 8 e relativi target.
SDG 4. Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti
I sistemi di SCTP giocano un ruolo centrale nello sviluppo umano, in particolare dei gruppi sociali più vulnerabili. Essi creano, infatti, in ogni ambito socio-professionale il quadro di riferimento, i meccanismi, gli strumenti e gli spazi nei quali ognuno è chiamato, in ogni momento della sua vita, a sviluppare non solo abilità tecniche e lavorative, ma anche “capabilities” (secondo la dizione cara ad Amartya Sen) che mettano in grado la persona di giocare un ruolo attivo nell’esercizio della cittadinanza locale, nazionale e globale, in una condizione di effettiva titolarità di diritti e doveri all’interno della propria comunità.
Il concetto di ”istruzione e formazione professionale”, dalla limitata concezione di “insegnamento di un mestiere per giovani svantaggiati”, si estende e si arricchisce nell’accezione di “Skills for work and life in the post-2015 agenda”, visione che comprende ogni aspetto rilevante dei processi di apprendimento permanente, il riconoscimento e la valorizzazione delle competenze, la qualità e dignità del lavoro, nonché la valenza “trasformativa” del TVET (Technical & Vocational Education & Training) quando permeato da innovazione e valore aggiunto per le società e le economie locali. Un tale modello di SCTP sviluppa meccanismi e strumenti per identificare ed anticipare le competenze richieste dal mercato, promuove il coinvolgimento di tutti gli stakeholders rilevanti nella formulazione, governance e valutazione dei sistemi di formazione, aumenta l’accesso a opportunità formative professionalizzanti e a un lavoro dignitoso per i giovani lavoratori dell’economia informale. Nonostante, infatti, la maggioranza assoluta dei giovani nei PVS acquisisca le proprie competenze direttamente sul posto di lavoro, solo una quota, del tutto residuale di loro, riesce ad accedere e a trovare risposte adeguate ai propri bisogni formativi attraverso i sistemi formali di istruzione e formazione e il giusto riconoscimento (in termini di qualifica professionale e di remunerazione) delle proprie competenze. In questo quadro, invece, lo sviluppo di politiche e programmi in chiave SCTP possono contribuire alla promozione ed emersione degli attori economici del settore informale, alla loro crescita economica ed al dispiegamento del loro valore aggiunto.
SDG 8. Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti.
I processi di sviluppo umano e sostenibile non possono che passare per un’economia che generi – tra l’altro – opportunità di lavoro dignitoso. In questo senso, l’approccio SCTP costituisce un paradigma in grado di coniugare istruzione, formazione e mercato del lavoro, di investire sullo sviluppo di competenze in ottica lifelong e considerare la promozione del lavoro dignitoso come fattore di crescita inclusiva attraverso l’istituzione e il funzionamento di piattaforme multi-attore (cioè costituite da partner pubblici e privati, profit e no-profit).
* Membro del CTS (Comitato tecnico scientifico) del Master Cooperation and Development Università di Pavia.
Direttore programmi – VIS www.volint.it
Le ricerche sono state compiute nel 2019 nell’ambito di due programmi pluriennali di sviluppo locale, realizzati dal Volontariato Internazionale per lo Sviluppo (VIS) nel quadro della campagna “Liberi di partire, liberi di restare” sostenuta dalla Conferenza Episcopale Italiana. I campioni di giovani intervistati hanno compreso 480 persone in Nigeria (Lagos, Oyo, Ogun, Anambra, Ondo ed Edo State) e 401 in Mali (Kayes, Touba, Sikasso e Bamako).
VIS et al., Mobilità umana e sviluppo: una risposta salesiana, Position Paper, 2018.
Sul punto cfr. CINI, Una prospettiva diversa sul nesso migrazione & sviluppo: il ruolo della cooperazione internazionale nel sostenere e ampliare vie di ingresso regolari e sicure verso l’Italia, Discussion Paper, 2019.
VIS, Il VIS e lo Sviluppo di Competenze Tecniche e Professionali, Position Paper, 2014.
Cfr. Assemblea Generale Nazioni Unite, Risoluzione del 25/09/2015, Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, 21/10/2015, traduzione in italiano del documento Transforming our world: the 2030 Agenda for Sustainable Development.
Sul punto cfr. Joint Declarations European Parliament, Council, European Commission, The New European Consensus on Development “Our World, Our Dignity, Our Future” – 2017, ET 2020, Comunicato di Bruges sulla cooperazione europea nell’istruzione e formazione professionale 2011-2020, UNESCO – Position Paper on Education post-2015.
R. Walther, Building Skills in the Informal Sector, in Karen Langer (ed.), Technical and Vocational Skills Development in the Informal Sector, 2013.
Cfr. Assemblea Generale Nazioni Unite, ibidem.
Cfr. The ILO’s Decent Work Agenda. Tale è l’occupazione che sia produttiva e offra un reddito equo, sicurezza sul posto di lavoro e protezione sociale per le famiglie, migliori prospettive di sviluppo personale e integrazione sociale, libertà di esprimere le proprie preoccupazioni e rivendicazioni, di organizzare e partecipare alle decisioni che incidono sulle proprie vite e uguaglianza di opportunità e trattamenti per tutte le donne e gli uomini.