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Transizione urbana in Africa: Una sfida per l’inclusione tra sviluppo urbano non pianificato e crescita disarmonica

La portata e l’intensità raggiunta della crescita delle aree urbane in Africa non trova precedenti. Per questo la sfida incombente per il continente è la definizione di processi di pianificazione urbana che possano bilanciare sviluppo economico, inclusione, stabilità sociale e tutela ambientale.

La crescita delle aree urbane è un fenomeno prevalente sia nei paesi industrializzati che in quelli a basso e medio reddito. Tuttavia, la portata e l’intensità raggiunta da tale processo in Africa non trova precedenti. Secondo le più recenti proiezioni, il continente africano continuerà ad avere il tasso di urbanizzazione più elevato al mondo nei prossimi anni: si stima infatti che la popolazione del continente duplicherà entro il 2050 e due terzi di tale crescita (ovvero circa 950 milioni di persone in più) verranno assorbiti dalle aree urbane (Oecd, Africa’s Urbanisation Dynamics 2020).

Simona Beretta

A parità di stadio di avanzamento, l’urbanizzazione in Africa sta avvenendo a livelli di reddito più bassi e con molti meno investimenti in infrastrutture rispetto ad altre regioni del mondo quali l’Asia orientale e meridionale. Ciò contribuisce a uno sviluppo urbano non pianificato e disconnesso a livello spaziale che alimenta una crescita urbana scarsamente produttiva, caratterizzata da degrado ambientale e crescente disuguaglianza. La mancanza di investimenti adeguati in strutture fisiche e capitale umano rende difficoltoso, infatti, raccogliere i benefici economici previsti da un processo di agglomerazione urbana, dove la vicinanza e concentrazione di attività economiche ed input produttivi potrebbe facilitare l’aumento dell’efficienza produttiva.

L’aumento della popolazione urbana in Africa è essenzialmente funzione di due fattori interconnessi: la crescita demografica e la migrazione rurale-urbana. Riguardo quest’ultimo punto è bene sottolineare che il legame tra migrazione e urbanizzazione è un fenomeno ben noto e non certo circoscritto solo all’esperienza africana. In generale, la migrazione rurale-urbana si realizza se le aspettative sui benefici economici derivanti dalle opportunità esistenti in aree con elevata concentrazione di attività economiche (come quelle urbane, dove le opportunità di lavoro – sia formale che informale – sono maggiori e i salari sono, in media, superiori alle aree rurali) delineano la possibilità di miglioramento delle condizioni di vita o si configurano in ambienti più sicuri rispetto a quello di origine.

Sara Balestri

All’interno di un paese, i migranti tendono infatti a trasferirsi in città per diversificare il reddito familiare; rispondere a shock ambientali; allontanarsi da aree caratterizzate da disordini sociali e politici; o come risposta alla riduzione delle opportunità di sostentamento a causa del cambiamento climatico e della perdita di accesso a input produttivi di base, quali la terra (Iom, Africa Migration Report, 2020). La crescita disarmonica di molte città ha evidenziato la sfida maggiore della transizione urbana in Africa: l’urbanizzazione, pur essendo in via di principio un motore trainante per la crescita economica, l’occupazione e l’innovazione, può invece comprimere processi di sviluppo a causa di bassi livelli di produttività, inefficienze del mercato del lavoro, mancanza di infrastrutture e l’adozione di politiche scarsamente coordinate. In tale scenario, l’integrazione occupazionale di migranti rurali-urbani risulta spesso fallimentare, alimentando il settore informale delle economie e creando circoli viziosi di povertà e vulnerabilità. Il risultato è l’aumento del degrado ambientale e dell’insicurezza nelle aree urbane, il proliferare di insediamenti umani precari (baraccopoli) e la concentrazione dei servizi infrastrutturali di base a beneficio della popolazione a reddito più elevato, esacerbando così le disuguaglianze.

La sfida incombente per l’Africa (e non solo) è la definizione di processi di pianificazione urbana che possano bilanciare sviluppo economico, inclusione, stabilità sociale e tutela ambientale. La transizione urbana in Africa è già una realtà, ed è pertanto imperativo orientare il dibattito su come gestire un processo così complesso ed eterogeneo in una prospettiva basata sui diritti della persona e in grado di promuovere il potenziale trasformativo delle comunità. Nel caso africano, convertire le città in motori di sviluppo inclusivo e sociale per tutti comporta necessariamente l’integrazione di politiche di governance delle migrazioni nella sfida dell’urbanizzazione.

 

 

 

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