
Conclusi a Roma presso la FAO i lavori della Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Biodiversità
La COP16 ha visto la partecipazione di una delegazione italiana, guidata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (MASE), e che ha compreso rappresentanti dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo sviluppo (AICS), dell’ISPRA e di altri enti pubblici italiani, che hanno partecipato attivamente sia alle riunioni preparatorie che ai negoziati a Roma, evidenziando l’importanza della tutela della biodiversità e l’impegno del nostro Paese in ambito internazionale.
Dopo giorni di trattative serrate e momenti di stallo, i delegati della COP16 della Convenzione sulla Diversità Biologica, riuniti a Roma presso la sede della FAO per una sessione aggiuntiva della Conferenza svoltasi lo scorso ottobre a Cali in Colombia, hanno finalmente raggiunto un accordo sul finanziamento degli sforzi per la conservazione della biodiversità, segnando, in un contesto geopolitico tutt’altro che semplice, un punto di svolta nei negoziati internazionali in questo settore.
La sensazione iniziale tra molti delegati era che un accordo sui finanziamenti alla COP16 bis di Roma fosse ancora molto lontano, forse irraggiungibile. E invece nel cuore della notte è arrivata l’intesa, raggiunta sotto la guida della Presidente colombiana della Conferenza Susana Muhamad, e accolta con un lungo applauso dopo il mancato accordo dello scorso ottobre. La decisione adottata dalla COP16 pone le basi per reperire i fondi necessari, stimati in diversi miliardi di dollari, necessari per proteggere specie a rischio ed ecosistemi da cui dipendiamo, e in particolare per assicurare l’attuazione del Kumming Montreal Global Biodiversity Framework (GBF), l’ambizioso piano per l’attuazione della Convenzione adottato con lo storico accordo raggiunto nella precedente COP15 del 2022.
I nodi principali del dibattito ruotavano attorno alla strategia per reperire le risorse necessarie ad attuare il Global Biodiversity Framework, e alle modalità con cui distribuirle. Nel 2022, con l’adozione del GBF, i Paesi più industrializzati si sono impegnati a mobilitare almeno 30 miliardi di dollari all’anno per i Paesi più poveri, nell’ambito di un piano più ampio che mira ad arrivare entro il 2030 a dedicare annualmente alla conservazione della biodiversità risorse finanziarie per 200 miliardi di dollari, che dovranno provenire sia dai bilanci nazionali di tutti i Paesi firmatari della Convenzione, sia da fondi privati, sia dalla progressiva riduzione di incentivi economici sfavorevoli alla biodiversità. Le cifre sono quindi ambiziose, anche se un segnale incoraggiante è il fatto che nel 2022 i fondi destinati alla biodiversità nell’ambito degli aiuti allo sviluppo da parte dei Paesi più industrializzati erano già stimati a circa 15 miliardi di dollari.
Nel corso della COP di Roma un testo di compromesso su questi aspetti, proposto inizialmente dal blocco BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) e su cui sono potute convergere le proposte di mediazione di altri Paesi, compresi quelli dell’Unione Europea, è stato determinante per sbloccare la situazione. Grazie al superamento dello stallo la COP16 ha poi potuto adottare alcune altre importanti decisioni prima rimaste in sospeso, quali quella riguardante il quadro di monitoraggio, che consentirà di controllare i progressi compiuti nel tempo nell’attuazione del Global Biodiversity Framework.
Tali investimenti sono ritenuti essenziali per rendere gli ecosistemi e le comunità più resilienti, assicurare la sostenibilità delle produzioni agricole, e anche per contribuire ad assorbire il carbonio e mitigare la crisi climatica, che alimenta le condizioni meteorologiche estreme costringendo gruppi di persone ad abbandonare il proprio territorio.
Nonostante l’assenza al tavolo dei negoziati degli Stati Uniti, che non hanno ratificato la Convenzione sulla Biodiversità, le dichiarazioni di alcuni dei delegati hanno sottolineato il fatto che la positiva conclusione della COP16 rappresenta un segnale positivo sulle possibilità e sul futuro del multilateralismo.