Davos: sostenibilità, clima ed economia circolare al tavolo dei ricchi del mondo
Green economy, sviluppo sostenibile, circular economy: sempre più ambiente e sviluppo sostenibile al centro dei tavoli del World Economic Forum. Greta: “agite ora!”
Al summit del World Economic Forum (WEF) di Davos, mai come quest’anno, si è parlato di green economy, finanza sostenibile, ruolo delle imprese nella sfida climatica mondiale, circular economy. Poco importa che il presidente americano ha cercato di ridimensionare tutto, accusando i profeti di sventura (ovvero la giovane paladina dell’ambiente Greta Thumberg) di voler arrestare l’economia. Persino una parte di Wall Street non lo ascolta più.
Alle buone intenzioni però debbono seguire i fatti. «L’obiettivo deve essere interrompere immediatamente tutti gli investimenti nell’industria dei combustibili fossili, non farlo sarebbe un tradimento della vita stessa» ha dichiarato Greta Thumber. «Il business-as-usual sta trasformandosi in un crimine contro l’umanità. Chiediamo ai leader di fare la loro parte nel porre fine a questa follia». Parole come sempre forti, ben studiate. Ma che quest’anno hanno raccolto numerosi consensi. Certo vale sempre la traduzione dall’ecologia al mondo degli affari. Parola d’ordine: sustainable business. E la sfida del cambiamento climatico viene vista sempre meno come un problema insormontabile ma come un’opportunità. Secondo Bob Moritz, presidente di PwC International, i CEO di tutto il mondo vedono la sfida di decabonizzare le proprie imprese come un’opportunità di differenziazione. «Se, infatti, possiamo integrare iniziative legate al clima nella supply-chain, nella customer-experience, nella produzione dei nostri beni e servizi, ciò crea opportunità e vantaggi rispetto ad altri business», ha dichiarato Moritz.
Segnali interessanti sono arrivati dal mondo finanziario. Le principali agenzie di revisione ed alcune delle più grandi banche del mondo hanno aderito al primo grande tentativo globale di misurare l’impatto sociale e ambientale delle imprese. Questo nuovo framework, lanciato al WEF di Davos il 22 gennaio, consentirà loro di avere metriche aziendali su temi come gli standard occupazionali, UN SDGs, emissioni e altre metriche sempre più comuni negli ESG (l’acronimo ESG sta per Environmental, Social, Governance si utilizza in ambito economico/finanziario per indicare tutte quelle attività legate all’investimento responsabile che perseguono gli obiettivi tipici della gestione finanziaria tenendo in considerazione aspetti di natura ambientale, sociale e di governance, nda). Secondo il CEO di Bank of America, Brian Moynihan, questa nuova metrica del WEF sarà già diffusa nel 2021, visto il boom d’interesse in investimenti con criteri ESG. «C’è grande attesa», ha dichiarato Moynihan al network CNBC.
La domanda però rimane: i “signori dell’universo”, accorsi a Davos con i loro jet privati, sono davvero pronti alla sfida climatica? Jean-Pascal Tricoire, presidente e CEO di Schneider Electric, ha dichiarato che la sua società si è impegnata a raggiungere emissioni nette zero per la compagnia entro il 2030 e per tutta la sua catena di approvvigionamento entro il 2050. Secondo Mark Carney, il governatore uscente della Bank of England «le aziende che lavorano per azzerare le proprie emissioni saranno riccamente premiate. Quelle che non riescono ad adattarsi cesseranno di esistere». Vedremo cosa succederà. Sicuramente oggi, più che mai, servono esperti e giornalisti per fare da guardia su quella che si prospetta essere la più grande trasformazione industriale dai tempi dell’arrivo dell’informatica. Non sarà facile riequilibrare le diseguaglianze. Secondo l’ultimo report di OXFAM, 2.153 super ricchi (e tanti erano a Davos) possiedono quanto 4,6 miliardi di persone meno abbienti. Mentre il 50% più povero ha meno dell’1% della ricchezza totale. CEO e finanzieri sono consapevoli di questo. Forse sono disposti a rinunciare al Jet privato e viaggiare sugli aerei di linea o a decarbonizzare le proprie attività. Più facile vedere un cammello passare per la proverbiale cruna dell’ago.