“Nessuno deve rimanere indietro”
Gli effetti moltiplicatori del progetto “Bridging the gap” co-finanziato da Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo con interventi in Etiopia, Burkina Faso, Sudan, Ecuador e Paraguay per l’inclusione delle persone con disabilità
Il 14 novembre 2019 si è svolto a Roma l’evento annuale di “Bridging the gap” (BTG), progetto finanziato dalla Commissione Europea e co-finanziato da Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo che, in questa fase, realizza interventi in Etiopia, Burkina Faso, Sudan, Ecuador e Paraguay. Quest’anno l’evento, che riunisce i partner europei coordinati da FIIAPP (Spagna), assieme ai rappresentanti dei cinque paesi ed esperti nazionali ed internazionali, si è incentrato in particolare sulle azioni per una maggiore inclusione di donne e ragazze con disabilità.
Il convegno di livello internazionale, ha rappresentato anche un’occasione di formazione, informazione e di scambio di esperienze e buone prassi, a partire dagli standard internazionali ed europei di inclusione delle persone con disabilità (tra cui la recente UN Disability Inclusion Strategy), nel superamento di modelli assistenziali o di “medicalizzazione”, verso un’ottica di mainstreaming della disabilità in tutti gli interventi volti allo sviluppo dei paesi a basso e medio reddito.
“Il fatto che l’Italia sia da sempre un Paese all’avanguardia nell’applicazione della legislazione sulla disabilità ha rafforzato l’impegno di AICS in questo settore attraverso un approccio partecipativo e inclusivo”, ha detto il Direttore dell’Agenzia Luca Maestripieri. “Abbiamo aggiornato agli standard internazionali le Linee guida per la disabilità e l’inclusione sociale negli interventi di cooperazione (2018) … siamo stati precursori del marker adottato dall’OCSE per identificare i progetti di sviluppo con una componente sulla disabilità”. Per fornire indicazioni concrete ma anche per individuare criticità e difficoltà nell’applicazione di un approccio mainstreaming che assicuri un’ottica di trasversalità” – ha aggiunto Maestripieri – “abbiamo realizzato una ricerca sulle iniziative finanziate nel 2016-2017”, i cui risultati saranno pubblicati il prossimo 3 dicembre in occasione della Giornata Mondiale della Disabilità” e successivamente oggetto di uno specifico evento.
Tra gli altri interventi, Giampiero Griffo della Rete Italiana Disabilità e Sviluppo, nel sottolineare l’importanza dell’empowerment delle persone con disabilità e delle loro organizzazioni (“niente su di noi senza di noi”), ha ricordato l’impegno in prima linea dell’Italia nella redazione della Convenzione Internazionale per i diritti delle Persone con Disabilità, evidenziando lo stato avanzato degli strumenti di policy italiani, come l’educazione inclusiva; Ana Lucia Arellano, Presidente della International Disability Alliance, ha ricordato la necessità di valorizzare i ruolo delle donne con disabilità o madri di disabili, come agenti di cambiamento; Toyin Janet Aderemi-Ige, incaricata ONU per la protezione dei rifugiati palestinesi e vincitrice del premio internazionale “Her Abilities” ha testimoniato la situazione drammatica a Gaza; Federico Martire, coordinatore del progetto BTG, ha sottolineato la necessità di capitalizzare i risultati raggiunti al di là dello sforzo finanziario. In questa prospettiva, la diversità dei contesti e degli attori è stata considerata una ricchezza dai partecipanti.
Il progetto Bridging the gap vuole dare voce e mezzi alle persone con disabilità per un maggior protagonismo nella revisione delle politiche pubbliche, nel superamento delle barriere all’accesso (es. alla salute, all’istruzione, all’impiego), nella disseminazione di buone prassi, rafforzando le capacità e il protagonismo delle associazioni locali, con particolare attenzione alle donne e alle ragazze, per affrontare una condizione che, secondo il rapporto congiunto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e della Banca Mondiale, coinvolge il 15% della popolazione mondiale, di cui l’82% si trova in Paesi in via di sviluppo.
Il progetto è anche una delle prime iniziative realizzate dall’AICS nell’ottica della Joint Implementation – ha aggiunto Maestripieri – ovvero dell’attuazione congiunta di progetti di sviluppo tra agenzie di sviluppo europee, e che prevede forme di collaborazione, sia sul piano finanziario che di contenuto tra individuate nel documento di orientamento Working better together”.
A dar voce alla fondamentale esperienza sul campo sono stati i rappresentati dei cinque paesi tra cui la rappresentante etiopica Shitaye Asrawes che ha denunciato l’“invisibilità” delle donne disabili nelle società patriarcali e il segretario generale del Consiglio delle persone con Disabilità del Sudan, Badredeen Ahmed Hassan Mohamed. A sua volta il titolare della Sede Aics a Khartoum, Vincenzo Racalbuto ha illustrato il lavoro in quel paese volto principalmente alla promozione dell’equo accesso all’istruzione, alla formazione professionale e al mercato del lavoro delle persone con disabilità, che richiede un maggiore investimento nel coinvolgimento del settore privato. “Rispondendo alle Linee Guida AICS e alla Strategia Europea 2010–2020, la nostra Sede di Khartoum adotta un duplice strategia di approccio – ha spiegato Racalbuto – che considera la disabilità sia come tema centrale, sia come tema trasversale a più iniziative”, volano di democrazia e maggiore rispetto dei diritti.
“Nessuno deve rimanere indietro”, è stato più volte ripetuto durante l’evento e la modalità di intervento è importante: la strada giusta è quella che prevede il coinvolgimento delle persone con disabilità dalla fase di analisi e raccolta delle informazioni, sia in quella dell’attuazione delle decisioni.