A Roma le tre Agenzie del Polo agroalimentare delle Nazioni Unite: ospitalità italiana proattiva e strategica, nel segno dell’Agenda 2030
A colloquio con l’Ambasciatore Pierfrancesco Sacco, da marzo 2015 capo della Rappresentanza Permanente d’Italia presso le Agenzie delle Nazioni Unite con sede a Roma, la struttura che, nel palazzo della Farnesina, lavora per rafforzare le relazioni diplomatiche dell’Italia con FAO, IFAD e WFP.
Le tre agenzie del Polo agroalimentare romano dell’ONU sono accomunate, con differente mandato e modalità, dalla mission focalizzata sul tema della sicurezza alimentare e dall’obiettivo di migliorare le condizioni alimentari delle popolazioni a livello mondiale. La Rappresentanza Permanente d’Italia presso le Agenzie Onu è punto di riferimento e coordinamento dei vari ministeri italiani impegnati, a diverso titolo, nella realizzazione degli obiettivi dell’Agenda 2030 : lotta alla fame e ai cambiamenti climatici, sicurezza alimentare, sviluppo urbano e rurale. Come si realizza questo coordinamento?
Come Rappresentanza permanente abbiamo due linee strategiche:
La prima è rendere l’Italia non solo il Paese ospite del terzo polo mondiale delle Nazione Unite (il più importante dopo New York e Ginevra) ma anche il paese proattivamente ospite in grado di offrire una collaborazione orientata strategicamente a perseguire obiettivi cruciali anche per l’Italia: la sicurezza alimentare, la nutrizione adeguata dal punto di vista qualitativo e quantitativo, lotta all’insicurezza alimentare cronica, alla fame in una prospettiva di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Più in generale cerchiamo di perseguire gran parte degli obiettivi di sviluppo sostenibile della Agenda 2030 che sono appunto nel mandato delle Nazioni Unite, attraverso il Polo agroalimentare di FAO, IFAD, WFP.La seconda linea strategica è quella di far interagire sempre di più, tutto il Sistema l’Italia nel suo complesso con il Polo delle Nazioni Unite. Con Sistema Italia intendo tutte le espressioni rilevanti del nostro paese, dal sistema dell’Università e della ricerca al settore privato, da quello della società civile a quello dello Stato, Enti, e delle Amministrazioni .
Il 14 settembre scorso si è tenuta a Roma la seconda riunione annuale informale degli Stati membri con i vertici delle tre Agenzie : quali prospettive future sono emerse, anche riguardo all’ impegno congiunto nella regione del Sahel ?
La collaborazione fra le tre agenzie sta crescendo su spinta della membership con un ruolo molto qualificante del nostro Paese, perché sfruttando le complementarietà esistenti fra le tre Agenzie si possono raggiungere meglio gli obiettivi finali. Complementarietà significa che l’ IFAD è una agenzia di sviluppo, ma soprattutto un fondo finanziario, (è una banca di sviluppo), WFP è la più grande agenzia umanitaria del sistema delle Nazione Unite quindi interviene per la sicurezza alimentare soprattutto nelle situazione di crisi naturali o provocate dalla uomo; la FAO è una organizzazione che fissa criteri, standard, parametri in tutti i settori (compreso quello dell’ alimentazione) e al tempo stesso opera come organizzazione di supporto ai paesi nel disegnare e attuare politiche agricole, agroalimentari e di sviluppo rurale efficaci. La frontiera della collaborazione tra le tre agenzie del Polo romano è una frontiera in costante dinamismo in cui l’Italia ha un ruolo qualificante anche per quanto riguardo il Sahel che è un’ area per noi prioritaria e rispetto alla quale abbiamo ottenuto nella riunione del 14 settembre appunto, l’impegno a elaborare un piano di azione congiunto tra le tre Agenzie.
Complessivamente quale è l’ordine di grandezza dei finanziamenti delle tre Agenzie?
A grandi linee il budget annuale delle tre agenzie ammonta a circa dieci miliardi di dollari, con circa 30.000 addetti, presenti in oltre 150 paesi nel mondo, attraverso la rete dei loro uffici periferici. E’ evidente che per interagire come Sistema Italia, pubblico e privato, con questo straordinario insieme di organizzazioni internazionali, occorre mobilitare anche altre amministrazioni.
Noi, come Rappresentanza siamo molto attivi, in stretta collaborazione con il Maeci, per coordinare Amministrazioni ed Enti italiani (anche di ricerca e sviluppo) che sono fondamentali nel rapporto con le tre Agenzie: quindi ministero dell’Ambiente, dell’Agricoltura, della Salute, dell’Economia e delle finanze.
Da due anni l’Italia partecipa attivamente alla Plenaria del Comitato sulla Sicurezza Alimentare Mondiale (CFS): in che cosa consiste e quali impegni sono stati assunti nell’incontro dell’ottobre scorso?
Il CFS è un comitato, anzi molto più di un comitato, perché vi partecipano rappresentanze del settore privato, delle imprese, della società civile, delle organizzazioni non governative e delle istituzioni finanziarie internazionali, dell’università e della ricerca. L’ Italia è membro del Bureau del CFS con la qualifica di vice presidente. Siamo vice chair del CFS per il periodo che va dall’ ottobre 2017 all’ottobre 2019.
La fame nel mondo torna a crescere: secondo la FAO, oltre 815 milioni di persone hanno sofferto di malnutrizione cronica nel 2016, si tratta di 38 milioni in più rispetto all’anno precedente. Ogni anno la “Giornata Mondiale dell’Alimentazione” a ottobre fa il punto della situazione e indica percorsi e soluzioni a questo grande tema: cosa è emerso in quest’ultima edizione?
Essenzialmente è emerso un messaggio di urgenza. È emerso infatti che deve urgentemente essere alzato il profilo di questa priorità: più priorità al tema della lotta alla fame, alla sotto-nutrizione, alla nutrizione sbagliata. Come Italia siamo partecipi di questo senso di urgenza perché proponiamo un modello come quello della dieta mediterranea molto apprezzato nel contesto internazionale in un quadro di diete locali e sostenibili che devono aiutare a trasformare i sistemi alimentari e agricoli.
C’è grande consapevolezza, in ambito Fao in particolare, riguardo l’insostenibilità degli attuali sistemi agricoli e agro-alimentari. Quindi come Italia siamo impegnati a contribuire ad alzare la priorità della lotta alla fame e poi siamo pronti con il ministero della Salute (nell’ambito della “Decade della nutrizione” attualmente in corso) per favorire sistemi agro-alimentari sostenibili, a filiera corta e con grande attenzione al diritto al cibo come diritto primario dell’essere umano.
L’ Italia infatti promuove, attraverso il modello della dieta mediterranea, un modello di dieta salutare adattabile a contesti locali cioè attraverso produzioni endogene, locali, normalmente realizzate da agricoltori con proprietà di dimensione piccola o medio piccola con un assetto proprietario familiare.
E infatti un altro impegno che ci vede impegnati come membri del Comitato di pilotaggio sarà la “Decade dell’agricoltura familiare” proclamata dalla Nazioni Unite, che inizierà nel gennaio 2019.
Attualmente qual è il dossier più importante sul quale sta lavorando e quale il suo prossimo impegno in agenda?
Il dossier più importante sul quale sto lavorando è un dossier ‘immateriale’, cioè far crescere la consapevolezza da parte del nostro sistema anche politico, governativo, e istituzionale sullo straordinario valore costituito dal patrimonio delle tre Agenzie internazionali che l’Italia e Roma pro-attivamente ospitano. Questa consapevolezza c’è, ma va resa più acuta nell’impostazione e nella visione di politica estera. E’ uno sforzo che stiamo facendo per accrescere la conoscenza, da parte dell’opinione pubblica, a cominciare dai cittadini di Roma, dello straordinario pregio delle Agenzie internazionali che ospitiamo a Roma.