Mozambico: prosegue la lotta contro il Covid-19, ma diabete e ipertensione restano
Attraverso l’iniziativa “Prevenzione e controllo delle malattie non trasmissibili”, l’Aics interviene dal 2018 a fianco del Ministero della Sanità e attraverso Medici con l’Africa Cuamm per ridurre la morbilità e mortalità delle principali malattie non trasmissibili (Dnt) e in particolare ipertensione, diabete e cancro cervicale attraverso la riorganizzazione e riqualificazione delle strutture sanitarie, la formazione del personale e con attività di sensibilizzazione e prevenzione.
In Mozambico il Ministero della Salute stima che il 39% della popolazione soffra di ipertensione, ma fino a pochi anni fa nessuno sapeva come trovare queste persone, per curarle. Ipertensione e diabete sono argomenti completamente nuovi per i mozambicani: sia per i medici, che per i pazienti. Quindi non è facile fare screening, sensibilizzazione, assicurare terapie continuative. Medici con l’Africa Cuamm, grazie al finanziamento dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics), ha iniziato nel 2019 un progetto dedicato a questi temi, che coinvolge le province di Maputo, Sofala e Zambesia in Mozambico.
Una delle innovazioni più interessanti introdotte dal progetto riguarda proprio il modo di raggiungere i pazienti. Interveniamo in 14 unità sanitarie, sparse tra realtà urbane, periferiche e rurali. In ciascuna di queste, in accordo con le autorità sanitarie, abbiamo introdotto i cantinhos de mediçâo: degli angoli attraverso cui tutti i pazienti che accedono alle strutture devono passare. Lì possono farsi misurare la pressione e quindi essere intercettati, se ipertesi. Quasi 63.000 persone sono state sottoposte a screening in questo modo. In una condizione normale, i pazienti ipertesi dovrebbero essere informati sui rischi che corrono, sugli stili di vita sani e sulle possibili terapie.
Trasmettere tutte queste informazioni e soprattutto assicurarsi che i pazienti non abbandonassero la terapia era già complesso prima del Covid-19, ma nell’ultimo anno è stato necessario uno sforzo di immaginazione e perseveranza ulteriore. Anche in questo caso siamo riusciti ad introdurre delle piccole innovazioni. Intorno a maggio 2020 abbiamo messo in piedi un servizio di chiamate telefoniche per ricontattare i pazienti che abbandonavano la terapia. Vista la pandemia, i nostri operatori non potevano più andare a cercarli casa per casa, ma a turno hanno iniziato a chiamare i pazienti per invitarli a ritirare al centro i farmaci, che consegniamo loro per una terapia di almeno tre mesi. La cosa che più ci ha sorpreso è che molto spesso, dopo essere passati al centro di salute, i pazienti richiamano il numero da cui sono stati contattati, per ringraziare gli operatori che li hanno seguiti: è un bel segnale.
Anche con il diabete abbiamo dovuto diradare gli incontri per diminuire i contatti, rendere autonomi i pazienti, ma non farli sentire abbandonati. Forse non ci si pensa, ma le malattie croniche possono avere un impatto molto importante sulla vita sociale delle persone, portando anche a forme di stigma. Olga Tovela ha 66 anni e vive a Maputo. Da alcuni anni sa di essere diabetica e per questo il marito l’ha lasciata, quindi vive da sola e molto spesso fatica a far quadrare i conti, con ripercussioni anche sulla sua malattia.
«Un giorno – racconta Olga – è venuta a bussarmi una signora che aveva saputo che ero diabetica. Voleva dirmi che un buon rimedio contro il diabete era l’acquavite fatta in casa. Io le ho detto: “No!”. Io uso l’insulina e prendo le pastiglie, ma a volte all’ospedale i farmaci mancano, oppure io non posso pagarli. Sono stata anche quattro mesi senza prendere medicine, perché non potevo permettermele, ma grazie a Dio negli ultimi due mesi ci sono riuscita. Mi dispiace perché avrei la forza di lavorare, per comprarmi i farmaci. Alla mia età molte donne hanno male ai piedi, fanno fatica. Io no, io adesso sto bene anche grazie alla terapia: metto persino i tacchi!».
I pazienti come Olga sono molti, spesso ancora ignari della loro condizione. In queste settimane il nostro staff nei centri di salute si sta ammalando per il Covid-19, ma le persone diabetiche e ipertese, considerata anche la nuova minaccia, continuano ad avere bisogno di assistenza.
Scheda progetto
“Prevenzione e controllo delle malattie non trasmissibili (NCDs) in Mozambico attraverso un approccio integrato e di sistema” è il titolo del progetto finanziato da Aics, che Medici con l’Africa Cuamm sta portando avanti da gennaio 2019 nella provincia di Maputo e nelle provincie di Sofala e Zambesia. Ipertensione, diabete e cancro al collo dell’utero sono le malattie croniche che il progetto vuole contribuire a comprendere meglio e combattere in Mozambico. Lo fa affiancando il sistema sanitario mozambicano a tutti i livelli: da quello ministeriale, collaborando alla creazione di linee guida e di materiali di formazione per il personale sanitario, a quello comunitario, con attività di sensibilizzazione, screening e trattamento delle persone malate. Per quanto riguarda diabete e ipertensione, sono stati attrezzati per lo screening 5 centri nella provincia di Sofala, 5 in quella di Zambesia e 4 in quella di Maputo. Oltre 200 operatori sanitari sono stati formati su questi temi, quasi 63.000 pazienti sottoposti a screening per l’ipertensione e 6.100 per il diabete. Gli stessi centri di salute sono stati attrezzati per lo screening del cancro al collo dell’utero e entro la fine del progetto potranno anche trattare sul posto le lesioni meno gravi. Più di 30.500 donne sono state visitate e 841 di queste sono state indirizzate verso esami e trattamenti più approfonditi.
I numeri:
3 regioni coinvolte in Mozambico
14 strutture sanitarie
206 operatori sanitari formati su su ipertensione e diabete
62.972 screening per ipertensione
6.136 screening per diabete
30.544 screening per cancro al collo dell’utero
841 donne indirizzate in trattamento