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Kenya. La storia di Juma Wallace, dalla discarica nascono sogni

Ho incontrato Juma Wallace all’inaugurazione della sua mostra personale “Reflections” il 12 giugno a Nairobi. Sono arrivata alla mostra poco prima dell’apertura, mentre l’artista, vincitore del premio Manjano Art Competition 2018, stava ancora disponendo con minuzia le sue opere. Mettere piede nella sala dell’Alliance Francaise è stato come immergersi in un paesaggio diverso, fatto di colori e di una miriade di oggetti in disuso scelti con cura e ironia.

Juma Wallace, 30 anni, è cresciuto a Dandora, uno degli slum più estesi di Nairobi e sede della più grande discarica dell’Africa orientale. Nella sua mostra ha voluto riflettere il paesaggio intorno alla discarica che rappresenta un grave pericolo per la salute e per l’ambiente, ma allo stesso tempo per molte persone unica fonte di reddito e dunque di vita. Nei suoi collage, creati con immagini ritagliate da vecchi giornali e disposte su sfondi colorati, ci si perde nell’osservare il gran numero d’oggetti che la nostra società produce e getta.

Il tema dei rifiuti urbani è di grande rilievo ambientale, economico, politico e sociale e, attraverso le opere di Juma Wallace, la discarica diviene metafora della nostra società. Anche l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo riconosce l’importanza di questo tema e proprio qui in Kenya, l’Ufficio di Nairobi sta lavorando su una proposta di finanziamento per un credito d’aiuto di circa 20 milioni di euro per la chiusura e la bonifica di una discarica informale nei pressi della cittadina di Ngong, a circa 30 km da Nairobi, e l’apertura di un nuovo impianto integrato di rifiuti solidi urbani.

Al di là del tema e della bellezza della sue opere, perché vogliamo raccontare la storia di Juma Wallace? La sua vita si è intrecciata più volte con progetti di diverse ONG italiane che operano da molti anni a Dandora. Attraverso le loro iniziative, questo giovane artista ha avuto la possibilità di studiare e di rincorrere i propri sogni.

Da ragazzo ha, infatti, ricevuto una borsa di studio, attraverso il progetto Jikaze Utafaulu finanziato da SVI in coordinazione con il partner locale IECE, per poter frequentare il Buruburu Institute of Fine Arts. Finita la scuola, è diventato insegnante di pittura e scultura in diverse scuole attraverso il progetto di sviluppo dei talenti promosso dall’associazione No One Out. Infine, da insegnante, ha espresso il desiderio di poter accedere al nuovo programma di microcredito di No One Out. Empowerment per l’inclusione giovanile negli slum di Nairobi, progetto finanziato dall’AICS (bando OSC Paesi partner 2017). Grazie a questo supporto, Juma è riuscito finalmente ad aprire uno studio d’arte in cui lavorano diversi artisti emergenti di Nairobi.

Abbiamo parlato con Vanni De Michele, responsabile del progetto. Secondo lui, il successo di Juma Wallace rappresenta una meta importante anche per il lavoro delle ONG che da anni lavorano a Nairobi per dare un futuro ai giovani più vulnerabili. Gli ambiti d’intervento di queste organizzazioni sono molteplici (salute, educazione, inclusività, formazione professionale e sostegno alle imprese attraverso un progetto di microcredito) e, attraverso il progetto No One Out, queste iniziative si sono riunite per sostenere questi giovani in diverse fasi della propria esistenza, garentendo un approccio ancor più integrato che permette di “non lasciare indietro nessuno”.

Il fatto che Juma Wallace sia diventato famoso, ma che non si sia dimenticato della sua storia e che sia rimasto a Dandora dove continua a lavorare con le nuove generazioni nelle scuole è segno dell’importanza delle relazioni umane e del grande lavoro che il sistema della cooperazione italiana è riuscita a garantire negli ultimi anni. Una bella storia che rende tutti orgogliosi.

 

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AICS Nairobi

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