AICS PALESTINA: Ritratto di una libertà conquistata, la storia di Doaa, la fotografa dei bambini aa Nablus
di Clara Ballari
Prima dell’arresto del marito, Doaa Eshtayeh non aveva mai pensato di investire tempo nella sua creatività, né di trarre profitto da una passione in cui si identifica. Fino ad allora era rimasta tra le mura di casa a occuparsi dei due figli, di cui uno con una grave forma di autismo. Ma il bisogno, si sa, aguzza l’ingegno, e quando si è ritrovata sola, a 29 anni con la famiglia sulle spalle, come capita a molte donne palestinesi, ha preso in mano le redini della famiglia e ha cercato una sua strada per entrare nel mondo del lavoro e migliorare la propria vita. Per conciliare occupazione e famiglia, Doaa si è diretta verso un’attività indipendente capace di includere sia la realizzazione personale, che l’accesso a una fonte di guadagno. Proprio frugando tra passioni e sogni lasciati nel cassetto, Doaa ha scelto di muovere i primi passi nel mondo della fotografia e con impegno e prontezza è riuscita a trovare una via d’uscita dalla solitudine e dalla necessità economica causate dalla “detenzione amministrativa” alla quale era sottoposto il marito, che consente alle Autorità Israeliane di detenere un sospetto prima ancora che sia stata emessa una sentenza.
Doaa è la prima imprenditrice palestinese che incontriamo nel nostro viaggio. Ci riceve nella sua casa a Nablus, città incastonata come una gemma tra le colline del nord della Cisgiordania, che raggiungiamo passando attraverso ulivi secolari e antiche fabbriche di sapone. Molte case in quest’area mostrano vecchie ferite, così il volto stanco di Doaa nasconde tormenti e una velata tristezza. Anche la temperatura ci sorprende. Rispetto al confortevole tepore che si respira fuori, dentro casa è così umido da far sentire freddo.
“E’ mio figlio la sfida più importante della mia vita” esclama, accogliendoci con un sorriso dolce, mentre tenta di infilare le ciabatte al bimbo, che sfugge e scorrazza tra le stanze come se fosse in un parco giochi.
La disabilità del bambino, il primogenito, è la sua più grande pena, ma è stato anche il suo più potente motore. Grazie al progetto italiano e attraverso i corsi di formazione, è riuscita a incanalare le energie verso un’attività che le dà uno stipendio e che le piace. Doaa oggi fa la fotografa e lavora soprattutto con i bambini e alle feste di matrimonio.
“Avere un lavoro indipendente, gestito da me, con i miei orari mi permette di portare mio figlio la mattina in un centro specializzato per bambini autistici e di non stare troppo tempo lontana da lui”, ci spiega con soddisfazione.
Doaa si è laureata in chimica nel 2011 con il massimo dei voti, ma un mercato del lavoro molto competitivo non l’ha aiutata a trovare un impiego. Dopo l’arresto del marito, però, ha sentito una forte spinta ad alimentare la passione per la fotografia e sono stati i genitori a regalarle la prima macchina fotografica, a fine 2016.
“I miei genitori mi hanno sempre sostenuta e aiutata, al contrario della famiglia di mio marito, che non ha saputo gestire i problemi di autismo di mio figlio e mi ha abbandonata” racconta Doaa con tono pacato. “È stato difficile conciliare tutto: i bambini, la solitudine e il bisogno di lavorare. È stata una grande sfida e ce l’ho fatta” ripete ricostruendo le fasi dell’inizio di questa avventura cominciata due anni fa, quando la bambina aveva tre mesi e il bambino due anni e mezzo, proseguita per il meglio grazie al corso di fotografia fornito dal progetto che le ha dato gli strumenti, non solo materiali, per intraprendere la sua attività, fornendole
una stampante per fotografie, ma anche dandole nuovi stimoli: ha capito che era molto importante saper presentare il suo prodotto, ha ideato un suo packaging originale, riscuotendo un grande successo. Ci racconta che molti clienti vengono da lei proprio dopo aver visto come confeziona i suoi articoli.
“Quando sono rimasta sola ho capito che sarei dovuta ripartire da me, dal mio amore per le foto e per i bambini” spiega Doaa, che ha avuto i primi successi proprio ritraendo neonati. Ha allestito in casa piccoli set per accogliere i suoi piccoli clienti con peluche e giocattoli.
Con il passaparola e il sapiente uso di Facebook è stata contattata da sempre più persone, fino a diventare oggi un punto di riferimento anche per servizi fotografici in esterno, in cui fanno capolino i paesaggi storici della sua Nablus.
(*) Esperta progetto Decent Work