Bolivia: l’impegno della Cooperazione Italiana sulla violenza di genere
Pur avendo un quadro normativo tra i più avanzati della regione e un ambiente istituzionale decisamente favorevole all’introduzione di politiche per la prevenzione e contrasto della violenza di genere, la Bolivia rimane uno dei Paesi con i più alti tassi di violenza contro le donne di tutta l’America Latina.
Secondo l’Organizzazione Panamericana della Sanità, la Bolivia è oggi il primo Paese del Sudamerica per casi di violenza fisica contro le donne, il secondo con il più alto indice di violenza sessuale (7 donne su 10). Una situazione, quella boliviana, resa ancor più preoccupante dagli ultimi dati diffusi dal Ministero dell’Interno, che mostrano una realtà drammatica: 85 donne uccise per femminicidio e 726 casi di violenza sessuale registrati nei primi nove mesi del 2018, con un aumento del 18% dei casi di femminicidio rispetto al 2017.
Numeri che evidenziano la gravità della situazione e la vastità di un fenomeno che le Autorità boliviane, negli ultimi anni, hanno cercato di arginare attraverso un importante processo di riforma dell’impianto normativo, ispirato ai principi sanciti dalla Costituzione del 2009. Una riforma invocata dalle associazioni femministe e sostenuta a gran voce dalla società civile, che ha permesso al Paese di dotarsi di strumenti normativi e meccanismi operativi per combattere la violenza contro le donne. Alla legge n. 243 del 2012, che vieta ogni forma di discriminazione delle donne nella vita pubblica e politica, ha fatto seguito, nel 2013, la promulgazione della legge n. 348, finalizzata a garantire alle donne una vita libera dalla violenza. La legge 348 introduce una classificazione delle diverse tipologie di violenza che le donne subiscono in quanto appartenenti al genere femminile, come la violenza psicologica, che ha forti ripercussioni sulle amicizie e sulle relazioni familiari, provocando un graduale isolamento della vittima e incidendo in maniera molto negativa sulla sua autostima. Il 46,5% delle donne boliviane è vittima di violenza psicologica, mentre il 21,2% ha subito violenza sessuale, il 16,8% violenza fisica e il 12,2%, violenza economica. Nella maggior parte dei casi gli atti di violenza sono commessi dall’attuale coniuge, dal partner o dall’ex partner.
Il Decreto Supremo 2145, recante le norme di attuazione della legge 348, obbliga le autorità locali a destinare una parte consistente del loro budget all’eliminazione della violenza di genere; la legge elettorale del 2010 garantisce un’equa rappresentanza di uomini e donne in Parlamento e l’alternanza nei processi di proposta, preselezione e selezione delle candidature per incarichi pubblici. A testimonianza del forte impegno statale, va inoltre ricordato che il Governo boliviano ha istituito un nuovo Corpo di Polizia, la Fuerza Especial de Lucha Contra la Violencia (FELCV), specializzato nella gestione dei casi di violenza di genere.
A fronte di un assetto normativo rinnovato e di un clima politico-istituzionale favorevole alle misure di contrasto al fenomeno della violenza di genere, sussistono seri problemi in termini di attuazione di quanto previsto dalle disposizioni legislative di recente introduzione. Oltre ai fattori di natura strettamente economica, legati alla scarsa dotazione finanziaria e alle poche risorse assegnate al settore, le principali cause di tale situazione sono riconducibili, da una parte, alla debolezza strutturale del sistema giudiziario e, dall’altra, alla cronica difficoltà di coordinamento tra i diversi organi dell’amministrazione pubblica responsabili, a vario titolo, di dare esecuzione agli indirizzi previsti dalla legge.
È questo il contesto in cui la Cooperazione Italiana, negli ultimi anni, ha promosso alcune importanti esperienze per l’eliminazione della violenza contro le donne e l’empowerment femminile. Il programma “Miglioramento della qualità di vita ed empowerment delle donne della regione amazzonica del nord”, realizzato da UN Women, si concentra sull’incremento del potere socio-economico delle donne – in particolare delle donne giovani, delle donne capofamiglia e delle donne vittime di violenza – impegnate in attività di trasformazione e commercializzazione di prodotti forestali non legnosi, promuovendo inoltre la partecipazione effettiva delle donne in spazi decisionali a livello locale.
Chiuso a giugno del 2017, il programma “Rafforzamento dell’esercizio dei diritti di salute sessuale e riproduttiva negli adolescenti nei dipartimenti di La Paz, Pando e Cochabamba”, implementato da UNFPA, ha promosso l’apertura di un servizio di salute specializzato per adolescenti a Cobija, capoluogo del Pando, oltre a rafforzare le strutture preesistenti dei Municipi di Punata e Viacha, allo scopo di renderle più funzionali e accessibili alla popolazione. A detti servizi è stato annesso un ambulatorio di assistenza psicologica specializzata, integrato nelle strutture scolastiche e che continua a essere operativo, dopo la chiusura del progetto, grazie alle risorse garantite dagli stessi Municipi.
Oltre ai progetti sviluppate in collaborazione con le agenzie del Sistema Onu, la Cooperazione Italiana partecipa al tavolo del CIAG (Comité Interagencial de Asuntos de Genero), lo spazio di coordinamento delle diverse agenzie di cooperazione presenti in Bolivia, creato allo scopo di incoraggiare una maggior collaborazione tra donatori e sostenere le politiche nazionali dirette all’eliminazione di ogni forma di violenza e discriminazione contro le donne.